FARINA, Guido
Nato a Roma il 16 ag. 1868 da Francesco e da Anna Dovizielli, si laureò in medicina e chirurgia il 6 luglio 1893 presso l'università di Roma, dissertando la tesi Setticità della pelle dopo la disinfezione, che fu poi pubblicata su Il Policlinico, sezione chirurgica, I (1894), pp. 184-190. Avviatosi alla carriera di chirurgo, prestò servizio prima come sottosostituto, successivamente come aiuto presso il Pio Istituto di S. Spirito e ospedali riuniti di Roma; fu anche assistente nell'istituto di anatomia chirurgica dell'università "La Sapienza". Partecipò ai soccorsi volontari organizzati in occasione del terremoto calabro-siculo del 28 dic. 1908. Durante la prima guerra mondiale gli fu assegnato, in qualità di maggiore medico-chirurgo, il comando di un ospedale da campo nel settore del Monte Santo, dove si guadagnò una medaglia d'argento. Concluse la sua attività di chirurgo come primario dell'ospedale civile di Albano Laziale (prov. di Roma).
Il F. è internazionalmente considerato il pioniere della cardiochirurgia. L'episodio per il quale acquisì immediata notorietà fu l'aver praticato per primo nel piccolo ospedale romano di S. Maria della Consolazione. oggi scomparso, la sutura di una ferita da punta e taglio al ventricolo destro.
L'ampia risonanza di quell'intervento risulta giustificata quando si ponga mente che fino a quella data le ferite del cuore venivano abbandonate a se stesse ovvero trattate con salasso, per ridurre l'emorragia, e somministrazione di etere e di canfora, nell'intento di ostacolare i fenomeni di collasso. L'arditezza del F. fu di esempio per altri chirurghi sia italiani sia stranieri, sicché nel breve volgere di due anni vennero segnalati dodici altri interventi del genere. Ciò ha peraltro determinato alcuni equivoci circa l'attribuzione della priorità dell'operazione, malgrado l'autorevolezza della fonte storiografica primaria rappresentata dal trattato di chirurgia di F. Durante, maestro del F., che reca con precisione meticolosa date, autori e interventi. Limitando l'elencazione ai primi cinque casi, questi sono: 1° caso, il F., 8 genn. 1896; 2° caso, L. Relin, 9 sett. 1896; 3° caso, A. Cappelen, novembre 1896; 4° e 5° caso, A. Parrozzani, 18 apr. e 3 giugno 1897. Errori in proposito, tuttavia, si rinvengono non solo in pubblicazioni straniere, nelle quali, ad esempio, il nome del F. viene a volte associato a quello del Cappelen, ma anche in pubblicazioni italiane, nelle quali la realizzazione della prima sutura del cuore viene attribuita al Parrozzani. Quindi la felice frase di C. Bailey, che a seguito della prima sutura del miocardio la "santità" chirurgica del cuore venne fermamente confutata, deve considerarsi riferita al solo intervento del Farina. La circostanza, poi, che il paziente fosse deceduto in settima giornata per polmonite e che il riscontro necroscopico rivelasse - come affermato dal Durante nel corso di un intervento all'XI congresso della Società italiana di chirurgia - l'avanzato processo di cicatrizzazione della ferita dimostrava, contrariamente ai pregiudizi fino ad allora esistenti, che anche le soluzioni di continuo del muscolo cardiaco erano suscettibili di guarigione.
Il F. ebbe occasione di praticare ancora altri due interventi sul cuore alla fine della sua carriera, quando era primario dell'ospedale civile di Albano Laziale: il primo in data 13 ott. 1929 su una donna di 32 anni che in un grave fatto di sangue aveva, tra l'altro, riportato una ferita da taglio lineare di 4 mm di lunghezza e della profondità di mezzo centimetro a livello della parete anteriore e del margine esterno del ventricolo sinistro, e che malgrado un tempestoso decorso postoperatorio, complicato da empiema pleurico sinistro e da recidiva di infestazione malarica, guarì e fu in grado in seguito di dare alla luce due figli; il secondo su un bambino di 6 anni al quale una scheggia acuminata di una bottiglia di vetro aveva provocato una ferita del solo pericardio, che per la minore gravità del trauma e la conseguente assenza di particolari complicanze pervenne rapidamente a guarigione. La considerazione dell'inadeguatezza di quelle piccole sale di pronto soccorso tutt'altro che asettiche, dell'assenza di mezzi atti a prevenire efficacemente lo shock e le complicanze infettive, non può che destare stupore in merito alle capacità dell'operatore. Sull'argomento si ricorda lo scritto del F., Contributo alla chirurgia cardiaca, in Gazz. med. di Roma, LVI (1930), pp. 102-106.
Il F. fu insignito della medaglia d'oro dall'Ordine dei medici. Morì ad Albano Laziale (di cui era cittadino onorario), il 20 apr. 1959.
Bibl.: F. Durante, in Arch. e atti d. Soc. ital. di chir., XXIX (1987), p. 12; Id., Trattato di patologia e terapia chirurgica, IV, Roma-Milano 1906, pp. 526 s.; C. Bailey, Surgery of the heart, London 1955, ad Ind.; Il quotidiano Minerva medica, 6 apr. 1959, p. 23, in Minerva medica, L (1959), n. 23; 28 maggio 1959, p. 968, ibid., n. 38.