FINZI, Guido Daniele
Nacque a Mantova il 18 ag. 1884 da Aron e da Domenica Catterina Vecchi. Iscrittosi al corso di laurea in medicina veterinaria dell'università di Parma, ebbe come maestri P. Gherardini e A. Lanfranchi. Conseguita la laurea nel 1908, si perfezionò presso prestigiosi centri di studio: alla scuola nazionale veterinaria di Alfort, sotto la guida di H. Vallée; all'Istituto Pasteur di Parigi, sotto la guida di J.J. Mecnikoff, M. Weinberg, A. Besredka; a Budapest, ove lavorò con J. Marek, F. Hutyra, R. Manninger.
Aiuto e libero docente presso l'università di Parma, nel 1913 fu incaricato dell'insegnamento di patologia speciale e clinica medica veterinaria presso l'università di Torino; vinto un concorso in tale disciplina, divenne straordinario nel 1915. Richiamato alle anni nella prima guerra mondiale, il F. prestò servizio come ufficiale medico veterinario.
Ebbe modo di studiare a fondo molti cavalli colpiti da morva. Negli stessi anni si dedicò alla preparazione di un siero antipiogeno polivalente, derivato dalle esperienze condotte con il suo maestro Lanfranchi, che veniva prodotto in un apposito laboratorio militare ed era noto come siero "Lanfranchi-Finzi" (cfr. Relazione sommaria sul funzionamento del laboratorio... nel suo primo anno di vita, Torino 1917).
Tornato a Torino dopo la guerra, nel 1919 il F. divenne ordinario di patologia speciale e clinica medica veterinaria e dal 1921 diresse per un biennio l'Istituto superiore di medicina veterinaria (prima che questo divenisse facoltà). Trasferito all'università di Milano nel 1932, quando fu istituita la facoltà di medicina veterinaria, ne divenne preside dal 1935 al 1945; conservò l'insegnamento della patologia medica veterinaria fino al 1954, quando fu collocato a riposo con il titolo di emerito.
Formatosi a un rigoroso metodo scientifico basato sulla sperimentazione e sulle ricerche di laboratorio, il F. si segnalò per le indagini condotte sull'epididimovaginalite del cavallo, sulle linfangiti, sulla cura della polmonite crupale contagiosa equina, sulle cosiddette leucemie linfoadenoidi, sulle vertigini da intossicazione neurocerebrale, sull'actinornicosi bovina, sul sarcoma primitivo del fegato, sul catarro epizootico laringo-tracheale del cavallo, sulla terapia della linfangite epizootica con i sali di mercurio, sulla cistite nel corso della febbre catarrale maligna dei bovini, sul pneumotorace artificiale bilaterale, sull'enfisema alveolare cronico del cavallo. Si occupò di patologia dei piccoli animali, con studi sulla leishmaniosi e sulle malformazioni congenite del cuore del cane: a questo proposito è interessante rilevare che il F. era solito far eseguire pubblicamente le autopsie dei casi di malformazione cardiaca da lui diagnosticati. Ancora, fu autore di osservazioni sull'atassia cerebellare conseguente ad aplasia del lobo vermiano nel cane (ricerca questa molto apprezzata da A. Murri) e sulla paresi osteomalacica della scimmia. Si occupò inoltre della rabbia, della morva (allora assai diffusa e pericolosa anche per l'uomo, specialmente nel periodo della prima guerra mondiale), del farcino criptococcico, dell'afta epizootica, dell'anemia infettiva equina, delle parassitosi.
Tuttavia gli studi che assicurarono la fama al F. furono quelli sui meccanismi etiopatogenetici di alcune malattie infettive e sul ruolo dell'immunità. Di particolare importanza furono le sue ricerche sulla biologia del micobatterio tubercolare e sulla sua azione patogena sull'uomo e sugli animali, condotte mettendo a frutto le esperienze maturate presso i vari laboratori frequentati all'estero. Il risultato di maggior spicco da lui ottenuto fu probabilmente la messa a punto di una tubercolina, la esotubercolina Finzi, preparata con criteri originali (Le esotubercoline in medicina umana e veterinaria, Cremona 1936): il prodotto era senza dubbio valido, apprezzato e usato in Italia e all'estero, ma poiché veniva sintetizzato a cura dell'Istituto di patologia speciale medica veterinaria di Milano, il che consentiva un notevole risparmio nei costi di produzione più bassi rispetto ad altri preparati stranieri, fu oggetto di critiche sia da chi ne temeva la concorrenza sia da chi riteneva carente il supporto organizzativo e commerciale. Il F. contribuì grandemente al progresso delle conoscenze nel campo della profilassi e della terapia della tubercolosi. specialmente in relazione alla protezione della salute dell'uomo (Per la profilassi della tubercolosi bovina, Varese-Milano 1949). Costanti, del resto, furono le sue collaborazioni con diversi istituti universitari delle facoltà di medicina e chirurgia e con molti ospedali. Il F. compendiò i suoi studi nell'ottimo trattato scritto in collaborazione con G. Marcone: Patologia speciale e clinica medica veterinaria. Malattie degli organi e malattie infettive con note di semeiotica, Torino 1947. Nel 1928 aveva fondato e diretto la rivista di patologia comparata Profilassi, cessata dopo la sua morte.
Socio di numerose società scientifiche, il F. morì a Milano il 30 maggio 1959.
Bibl.: Necrol. in Atti della Soc. ital. di scienze veterinarie, XIII (1959), pp. 31 ss.; e in Ann. d. anno acc. 1958-59 dell'università degli studi di Milano, Milano 1960, pp. 211 ss.; G.F. nell'attività didattica e scientifica, in Il progresso veterinario, XIII (1958), pp. 103-112; G. De Sommain, La storia della facoltà di medicina veterinaria di Torino, in Ann. d. facoltà di med. veterinaria di Torino, XVIII (1969), pp. 116-119; V. Chiodi, Storia della veterinaria, Bologna 1981, pp. 403 s., 450.