POLENTA, Guido da
POLENTA, Guido (Guido Minore o Guido il Vecchio) da. – Figlio di Lamberto e di Samaritana Manfredi, nacque probabilmente fra gli anni Trenta e Quaranta del Duecento.
Fu chiamato Minore o Vecchio per distinguerlo dal cugino Guido Riccio detto il Maggiore e per non confonderlo con il nipote, Guido Novello. Ebbe due fratelli (Guiduccio e Uberto). Sposò una discendente dei Fontana non ben identificata ed ebbe nove figli: Bannino, Bernardino, Francesca, Guiduccio, Lamberto, Manuele, Nasillo, Ostasio e Samaritana. Francesca, Bernardino e Samaritana si imparentarono con i Malatesti e con i conti di Cunio.
Guido da Polenta è ricordato la prima volta nel 1249 con il cugino Guido Riccio quando i da Polenta – rientrati dall’esilio imposto loro da Federico II, con altre cospicue famiglie cittadine – ottennero di essere nominati curatori dei beni dei Traversari ancora tenuti prigionieri dal sovrano. Da quel momento iniziò una seconda fase nella storia dei da Polenta, che poterono rafforzare i titoli di nobiltà della famiglia ed estendere i primitivi possessi patrimoniali (presso Bertinoro) al Forlivese e al Ravennate; nella città adriatica e nel suo Comune esercitarono altresì una crescente influenza politica, tentando persino di insignorirsene.
Esponente di un guelfismo dapprima filopapale poi soltanto municipale, Guido seppe rafforzare i suoi poteri personali e il prestigio familiare sia all’interno delle strutture di governo della Chiesa e delle chiese locali, sia conducendo un’efficace politica matrimoniale soprattutto in direzione dei Malatesti, anch’essi guelfi. Perseguì inoltre sistematicamente (come avrebbero poi fatto i figli) il professionismo politico occupando le cariche di podestà e di capitano del Popolo, spesso fuori regione.
Il momento saliente dell’intensa vita di Guido da Polenta cadde verso la fine del 1275, quando, con l’aiuto di elementi riminesi, riuscì ad assumere il controllo di Ravenna con il titolo di consul et rector del Comune cittadino. Nella crescente conflittualità determinata dalle lotte di fazione, Guido collaborò con gli arcivescovi Filippo dei Vergiolesi (1250-70) e Bonifacio Fieschi di Lavagna (1275-94). Assecondò pure il rettore papale Giovanni d’Appia (1282-83) che sconfisse definitivamente Guido da Montefeltro.
La fine del ghibellinismo romagnolo indusse da Polenta e Malatesti a revocare la loro fedeltà al papa e ad assumere posizioni fortemente municipalistiche: ciò accadde fra il 1285 e il 1295, anni contrassegnati da ininterrotte podesterie ravennati di Guido. I rapporti fra Guido e Roma peggiorarono nel 1288, quando il rettore pontificio accusò Guido e i figli di aver praticato commerci abusivi: per questo vennero condannati a severe pene pecuniarie. Una clamorosa rottura delle relazioni fra i Polentani e le autorità papali si ebbe inoltre nel 1290 quando i figli di Guido, Ostasio e Lamberto imprigionarono il rettore Stefano Colonna. L’accentuarsi delle lotte di fazione a Ravenna indusse il nuovo rettore Pietro Guerra a intervenire in città nel 1295 abbattendo le case di Guido e del figlio Lamberto. Da quel momento Guido e la sua famiglia persero forza e prestigio, piegandosi fra l’altro a pagare i loro debiti nei confronti della Camera apostolica (1300).
Erano tramontati i tempi in cui Guido da Polenta era stato chiamato alle podesterie di Cesena (1259-60, 1264), di Forlì (nel 1273 come capitano del Popolo, nel 1290 e nel 1294), di Imola (1285), al capitanato del Popolo di Pistoia (1288), alla podesteria di Firenze (1290). La sua morte avvenne il 23 gennaio 1310.
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