CAPRAIA, Guido da (Guido Borgognone)
Figlio di Rodolfo detto Borgognone, è comunemente considerato nella letteratura storica come appartenente a un ramo collaterale della famiglia dei conti Alberti. Il suo nome si incontra talvolta nei documenti anche nella forma patronimica (Guido Borgognonis). Titolare di possessi allodiali e feudali a cavallo tra le diocesi di Lucca e Pistoia - specialmente nella Valdinievole e nel Valdarno inferiore - negli ultimi decenni del sec. XII il conte Guido appare partecipe, con alterne alleanze, alle contese fra le due città in espansione. Al fianco di Pistoia egli ebbe a subire perdite in contrasti sorti con Montecatini: i consoli di Pistoia, stipulando il 20 apr. 1179, in Camposaldo, una pace con quelli di Montecatini, si riservavano espressamente il diritto di "adiuvare" il C. nel caso che i Montecatinesi "nollent ei facere rationem coram arbitris ab utraque parte electis" (e analoga riserva esprimeva contemporaneamente la parte avversa nell'interesse del conte Alberto), mentre i consoli di Montecatini si impegnavano per parte dei loro concittadini a restituire al conte tutto ciò che avesse perduto ad opera loro, nella guerra. Viceversa, nel 1181, secondo una notizia di Tolomeo da Lucca, il C. si impegnava, in caso di guerra fra Pistoia e Lucca, a mettere a disposizioni di quest'ultima i suoi castelli di Monsummano, Verrucola e Serra. E ancora nel 1184 i Lucchesi, stipulando il 21 luglio un patto con il Comune di Firenze, in funzione principalmente antipistoiese, menzionavano il C. nel numero di coloro che doveva eccettuare dalla "securitas" giurata a Firenze, in quanto già legati a loro volta da "securitas" con Lucca.
Nell'estate 1185 il C. era a Firenze, con gli altri nobili della campagna che si ponevano a fianco dell'imperatore Federico Barbarossa. E nel 1187 egli comparirà a fianco del re Enrico VI, nel diploma con cui questi in data 19 agosto concedeva al ricostruito castello di Fucecchio notevoli privilegi.
Il 31 maggio 1183 il C., insieme con la sua sposa Tuttabuona, aveva stipulato, nella sua corte di Baroncelli, un contratto di locazione per tre "petiae" di terre, vigna e bosco, poste nel poggio di San Miniato presso Firenze, a Bonafide di Piloso e suo zio Tignoso, per il canone di 8 denari annui (Arch. di Stato di Firenze, Diplomatico,Olivetani). Il18 marzo 1186, in Cortenuova, i coniugi vendevano al prete Guido, che agiva per conto del monastero di San Miniato, una terra posta in Campigliano, nella parrocchia di San Pietro ad Ema, unitamente "cum... omni... iure actione et usu de libellariis per civitatem Florentiam currentibus..." (Ibid., e cfr. R. Davidsohn, Forschungen, I, p. 127).
Dopo la morte del conte Alberto, avvenuta probabilmente agli inizi del 1203 il C. si impadronì del castello di Capraia, posto in forte posizione sulla riva destra dell'Arno, sopra Empoli. Esso faceva parte dell'eredità lasciata dal conte al figlio omonimo, nato dalla sua seconda moglie Tabernaria, che egli aveva affidato alla tutela dei consoli di Firenze. I Fiorentini si impegnarono nella lotta per il recupero di Capraia, al punto di edificare, dirimpetto ad essa, sulla riva opposta dell'Arno non lontano dallo sbocco della Pesa e sempre in territorio appartenente all'eredità dell'Alberti, una nuova fortezza. Sul nome di questa fortezza, Montelupo, si giocò in maniera augurale: si disse, infatti, allora che il lupo avrebbe presto divorato la capra. Nella lotta che seguì il C. ebbe naturalmente il sostegno di Pistoia. Per l'intervento e la mediazione di Lucca, tuttavia, si tentò una tregua, che fu stipulata dai consoli lucchesi nella chiesa di San Quirico, posta fra l'Arno e la Pesa, il 3 giugno 1204: i consoli fiorentini si impegnavano a non violare la riva destra dell'Arno, e i Pistoiesi, da parte loro, promettevano insieme col C. di non toccare la riva sinistra, e, in particolare, di non compiere attentati contro Montelupo "noviter edificatus". Ma l'impegno di Pistoia nella contesa, in realtà, si intensificava: il 4 luglio nella cattedrale di Pistoia Guido strinse con i consoli di quella città un patto in virtù del quale, praticamente cedeva loro il presidio di Capraia, e si impegnava nel contempo a non concludere tregue né paci senza il consenso dell'alleata. Al contrario, non molto dopo, il 29 ottobre, insieme con i suoi figli Rodolfo e Anselmo, compì una capitolazione - che ha in realtà tutto l'aspetto di un accordo - nei riguardi dei Fiorentini, i quali in seguito ad un'alleanza con Bologna avevano rafforzato la loro posizione, con la possibilità di minacciare Pistoia anche dal nord. Il C. cedette la torre di Capraia e lasciò in pegno ai Fiorentini tutti i suoi possessi sulla riva sinistra dell'Arno; promise piena fedeltà, salvi restando i suoi obblighi di alleanza nei riguardi di Lucca e San Gimignano; e i suoi uomini, ad eccezione dei militi, si impegnarono a pagare un tributo di 26 denari per focolare. Ma i Fiorentini, da parte loro, rinunciavano alla distruzione del castello e della torre di Capraia e inoltre - sulla base dei beni posseduti dagli Alberti nel contado fiorentino - si facevano garanti dei beni del conte Guido posti nel contado di Pistoia, nel caso che ricevessero attentato. Altri fattori, tuttavia, dovettero giocare nell'accordo - anche se non ne compare traccia alcuna nel documento ufficiale -, dato che l'anno seguente, 1205, il figlio del C., il conte Rodolfo, veniva eletto podestà di Firenze.
Il C. viveva ancora il 9 febbr. 1220 quando, nel palazzo del vescovo di Lucca, Bonaccorso di Roberto, in veste di procuratore del castello di Montevettolini (nella diocesi di Lucca) si rivolgeva al conte Rodolfo, podestà di quella città e "vicem imperii gerens", per chiedere la fine di ciò che si denunciava come sopruso la pretesa da parte dello stesso Rodolfo, di suo padre C. e di suo fratello Anselmo al fodro di 26 denari per focolare; contro tale pretesa, Montevettolini si appellava al re Federico II.
Non conosciamo l'anno della morte del C., anteriore in ogni caso al 27 ag. 1235: in tale data, in una pergamena del fondo diplomatico dell'Arch. di Stato di Firenze (Cistercensi di Firenze), il conte Rodolfo di Capraia viene designato come "filius quondam Guidonis Burgundionis".
Fonti e Bibl.: F. A. Zacharia, Anecdotorum Medii Aevi... collectio, Aug. Taurin. 1755, pp. 125 s. cl. III, n. 1, 129 ss. nn. IV, V; I. Lami, Sancrae Ecclesiae Florentinae monumenta, I, Florentiae 1758, pp. 74, 343; Documenti dell'antica costituzione di Firenze, a cura di P. Santini, Firenze 1895, pp. 23, 139 ss. n. LIII, 143 ss. n. LIV, 460 n. LXXIII, 467 n. LXXXV; "Liber censuum" del Comune di Pistoia, a cura di Q. Santoli, Pistoia 1915, pp. 3 s. nn., 5, 8 ss. nn. 10 s.; Annales Tholomei Lucensis, a cura di B. Schmeidler, in Monumenta Germaniae historica,Scriptores rerum Germanicarum, n.s., VIII, Berlin 1930, p. 76; O. Hartwig, Quellen und Forschungen zur ältesten Geschichte der Stadt Florenz, II, Halle 1880, pp. 41, 77, 106 s., 184, 197; R. Davidsohn, Forschungen zur älteren Geschichte von Florenz, I, Berlin 1896, pp. 126 s.; Id. Storia di Firenze, Firenze 1956, I, pp. 849 s., 862, 955 ss.; II, pp. 102, 326; A. S. Barbi, Un episodio delle contese tra Bologna e Pistoia per il dominio della montagna, Firenze 1899, pp. 6 ss.; P. Santini, Studi sull'antica costit. del Comune di Firenze, in Arch. stor. ital., XXVI (1900), p. 59; P. Villari, I primi due secoli della storia di Firenze, Firenze 1905, p. 160 s.; E. Coturri, Della signoria degli Alberti di Prato e... di un ramo particolare di essi a Capraia.... in Bullettino storico pistoiese, LXVIII (1966), pp. 23-38.