CAVAGLIERI, Guido
Nacque a Rovigo il 1º genn. 1871, in una famiglia della ricca borghesia israelitica, da Isaia e da Giuseppina Luzzatti. Iscrittosi alla facoltà giuridica dell’università di Padova, dove ebbe come maestri fra gli altri A. Loria e C. F. Ferraris, si laureò nel 1892 a pieni voti con una tesi sulla proprietà collettiva, dedicandosi alla professione legale e coltivando in pari tempo gli studi giuridici, economici e sociali. A Venezia, fra il 1893 e il 1894, promosse il Circolo per la coltura etico-sociale, una specie di università popolare ispirata a un socialismo di stampo umanitario e razionalistico (caratteristici in questo senso appaiono i Programmi pel rinascimento sociale, redatti dal C. in collaborazione con E. Florian e D. Levi-Morenos). E a Venezia nel 1893 pubblicava la tesi di laurea, col titolo Il diritto di tutti gli uomini all’effettivo godimento della terra.
Dopo un’ampia premessa sulla proprietà collettiva nella storia dei popoli, affrontava l’esame di alcune tracce di tale forma di proprietà esistenti nel Polesine, specie sotto forma di diritti d’uso (“vagantivo”) e di comunanze o partecipanze agrarie. Infine il C., che in appendice riportava i bilanci di alcune faniiglie contadine della zona, concludeva con una serrata critica degli ordinamenti agrari, causa principale, a suo modo di vedere, dell’arretratezza economico-sociale delle campagne polesane.
Trasferitosi, probabilmente verso i primi del Novecento, a Roma, dove aprì uno studio legale, il C. collaborò intensamente a importanti periodici scientifici e culturali, a cominciare da quella Rivista italiana di sociologia, alla cui nascita (1897) e sviluppo diede un contributo di primaria importanza, prima come fondatore insieme con A. Bosco, V. Tangorra, S. Cognetti De Martiis, P. Tedeschi e G. Sergi poi come condirettore (col Sergi).
Tra la fine del secolo e i primi del ’900 – nel 1899 conseguiva la libera docenza in diritto amministrativo e scienza dell’amministrazione – il C. attese ai suoi lavori di maggior respiro, fra i quali indubbiamente un posto di rilievo spetta a I vagabondi (I, Torino 1896; II, ibid. 1900), monografia redatta in collaborazione con E. Florian e programmaticamente ispirata alle dottrine della scuola penale positiva del Ferri e del Lombroso.
Nell’opera, frutto di ampie e approfondite ricerche nei più svariati campi (antropologia, diritto penale, psicologia, sociologia e criminologia), gli autori esaminavano nel primo volume il vagabondaggio nella sua evoluzione storica, mettendolo cioè in relazione alle varie fasi dello sviluppo economico-sociale, per poi passare a descrivere la legislazione vigente nei vari Stati, con particolare riguardo all’Occidente. Nel secondo volume il C. trattava il fenomeno sotto il profilo sociologico e della prevenzione sociale, mentre il Florian lo esaminava come “fatto individuale”, toccando altresì la parte relativa alla repressione penale. Nella parte finale il C., se da un lato giustificava l'adozione di particolari misure di sicurezza col bisogno da parte della società di difendersi da individui socialmente pericolosi come i vagabondi “patologici” (psicopatici, alienati mentali, ecc.), dall’altro auspicava un intervento dello Stato volto non già a reprimere il fenomeno, portato necessario della società capitalistica, bensì a prevenirlo e correggerlo mediante appositi istituti e iniziative quali la previdenza e le assicurazioni sociali contro la malattia e la disoccupazione.
Altro lavoro, di carattere più spiccatamente teoretico questo, fu Funzioni pubbliche e atti amministrativi (Torino 1898), tentativo solo in parte riuscito di delineare una teoria dell’atto amministrativo come risultante dell’azione collettiva. In possesso della libera docenza, il C. insegnò dapprima all’università di Padova e quindi a quella di Roma, ove tenne corsi di scienza dell’amministrazione (gli appunti di quelle lezioni furono raccolti e pubblicati da due allievi, D. Raimondi Buonafede e I. Foschi).
All’attività professionale e scientifico-didattica il C. alternò quella politica e sociale. Collaboratore della Riforma sociale, di Cooperazione e credito, e di altre riviste, si occupò fra l’altro, in una serie di contributi, di economia e sociologia agraria, della questione ferroviaria, di emigrazione, e infine di problemi della cooperazione (questi ultimi saggi furono poi raccolti nel volumetto Cooperazione e questioni pratiche di scienza dell’amministrazione e di diritto amministrativo, Roma 1897). Di carattere più strettamente tecnico, ma sorretti da una lucida visione riformatrice (oltre che da una viva sensibilità sociale), sono i suoi scritti di carattere giuridico, concernenti la cassa comunale, il rimpatrio di indigenti, e la socializzazione delle servitù di passaggio e di appoggio.
In campo politico il C. militò nel partito radicale. Consigliere provinciale di Roma prima e comunale poi (fu eletto nelle amministrative del 1914, che segnarono la sconfitta del blocco radicalsocialista in Campidoglio, a favore di una coalizione clerico-conservatrice), fu membro della direzione radicale e segretario generale, reggendo altresì di fatto “specie dopo la morte dell’on. Mosti – come scrissero le cronache dell’epoca – tutti gli uffici continuativi della Direzione”.
Morì a Roma improvvisamente, a soli 46 anni, il 17 giugno 1917.
Fonti e Bibl.: Padova, Università, Archivio rettorato, scat. 6, fasc. 48 (“libere docenze”); Università di Roma, Archivio storico, As/600. Fonti principali sono giornali (Corr. del Polesine del 18 luglio 1917, Messaggero del 19 luglio 1917, ecc.) e gli scritti del C., sparsi in periodici, non tutti qui citati. Non esiste un catal. degli scritti, né biogr. o studi sul C., eccetto gli scarni riferim. contenuti nei seguenti repertori biobibliografici: A. De Gubernatis, Dict. intern. des écrivains du monde latin, Rome-Florence 1905, p. 294; Chi è? Roma 1908, p. 63; A. Cappellini, Polesani illustri e notabili, Genova 1938, pp. 135 s.; Bibl. del social. e del movimento operaio ital., II, Libri, I, Roma-Torino 1962, pp. 318 s. Per un quadro sommario del periodo e dei problemi culturali e politici dell’attività del C. si rimanda ad alcune opere di carattere generale: L. Bufferetti, Le ideologie socialistiche in Italia nell’età del positivismo evoluzionistico, Firenze 1951; A. Caracciolo, Roma capitale, Roma 1956; L. Bufferetti, Dall’utopismo sociale al socialismo scientifico, in Nuove questioni di storia del Risorg. e dell’Unità d’Italia, Milano 1961, I, pp. 279-323; G. P. Carocci, Giolitti e l’età giolittiana, Torino 1961; E. Garin, La cultura ital. fra ’800 e ’900, Bari 1962; I. Ledda, I periodici di Rovigo e provincia (1866-1926), Padova 1971; G. Spadolini, I radicali dell’800 (da Garibaldi a Cavallotti), Firenze 1972; A. Galante Garrone, I radicali in Italia (1849-1925), Milano 1973.