BIGARELLI, Guido (Guido da Como)
Originario di Arogno nell'arcivescovato di Como, figlio di Bonagiunta Bigarelli, maestro marmorario, come attestano due documenti, uno del 26 nov. 1244 (Bacci, p. 30) e l'altro del 18 ag. 1257 (Guidi, p. 220), se ne ignorano le date di nascita e di morte. Scultore, fu attivo in Toscana nella prima metà del sec. XIII, e poco oltre; non è da identificare con il maestro, pure lombardo e di nome Guido, che riedificò dalle fondamenta nel 1188 la chiesa di S. Maria Corteorlandini a Lucca.
Vari documenti (fra cui quelli citati) attestano la presenza del B. a Lucca prima del 1244, poi di nuovo dal 1253 al 1254, senza però specifiche indicazioni eccetto quella, generica, che lavorò nel cantiere della facciata della cattedrale, di cui in quegli anni si eseguiva il portico. La mano del B. fu dubitativamente indicata dal Toesca nel minuto fregio degli stipiti del portale maggiore "che accenna alla maniera sua nell'ornare il fonte battesimale di Pisa".
Il fonte ottagonale del battistero pisano è la prima opera certa, firmata e datata 1246 nell'iscrizione (che fu però rinnovata nel sec. XIX) sull'orlo interno del bacino ("A. D. MCCXLVI sub Iacobo rectore loci Guido Bigarelli de Cumo fecit hoc opus..."). Èun raffinato lavoro decorativo, carico di squisite fantasie negli intagli dei fogliami - con piccole teste incluse nelle cornici e nei rosoni - pausati da parti in tarsia bicroma.
Al fonte sono accostabili alcuni capitelli dell'ordine interno del battistero, la cui plastica energia ha indubbiamente origini lombarde, come ad esempio quello con una maschera. A Pisa il B. lavorava già con una maestranza, dalla quale il Salmi (1928) isola l'attività di un "maestro Lucano", cui assegna i parapetti corali di marmo rosso del battistero; sempre per il Salmi, questi è il probabile autore del pulpito della cattedrale di Barga, di netta derivazione bigarelliana.
Nel 1250, nella chiesa di S. Bartolomeo in Pantano di Pistoia, il B. eseguiva e firmava ("Sculptor laudatur qui doctus in arte probatur Guido de Como...") il pulpito con Storie di Cristo, trasformato poi nel 1591 in cantoria. Costruite su evidenti schemi compositivi lombardi, le sculture sviluppano una narrazione pacata e remota, che si esprime con un modellare arcaicizzante, dalle figure fortemente distaccate dal fondo, con moduli che sembrano richiamarsi a sarcofagi paleocristiani.
Il soggiorno a Pisa non sembra aver inciso sul linguaggio del B.: scarsi sono i suggerimenti raccolti in quel vivacissimo ambiente culturale; dove si era venuta articolando la corrente lombardo-provenzaleggiante facente capo a Guglielmo, a Bonanno e a Biduino, dove operavano ancora scultori legati strettamente all'arte bizantina, e dove contemporaneamente ricche e numerose erano le suggestioni riprese dalle opere classiche.
Il pulpito lascia intravedere, secondo il Toesca, affinità con i maestri lombardi che avevano lavorato nella facciata del duomo di Lucca. Più che a Guidetto da Como, che nel 1204 aveva firmato le loggette della facciata, si richiamerebbe alla robustezza degli autori delle Storie di s. Martino e delle Storie di S. Regolo, eseguite intorno al 1233 nell'atrio; più ancora, si avvicinerebbe all'autore delle sculture (lunetta con Ascensione; architrave con Madonna e Apostoli) del portale maggiore.
Il Salmi ha visto nel B. una derivazione da Guidetto da Como per l'uso delle tarsie e ha collegato, per particolari iconografici e compositivi, il pulpito pistoiese con il complesso monumentale di Guglielmo, già nel duomo di Pisa ed oggi in quello di Cagliari (specialmente nei due gruppi di Apostoli e di Evangelisti che sorreggono i leggii e nelle scene disposte su due ordini).
I nessi del B. con la cultura plastica lombarda sarebbero invece da cercarsi, per il de Francovich, nelle opere legate "alla scuola campionese che si afferma e si svolge contemporaneamente all'operare dell'Antelami e dei suoi seguaci senza peraltro subirne, se non assai raramente, l'ascendente". Esaminando i rapporti della Presentazione al Tempio del pulpito di Pistoia con la Presentazione del Museo del duomo di Ferrara (stesso modo di levigare le superfici, per cui il Biehl aveva supposto che il rilievo di Ferrara fosse opera di uno scolaro del B.), il de Francovich ha messo i due lavori in rapporto con quel filone della scultura campionese rappresentata a Modena dai leoni del pontile del duomo e da due capitelli del campanile, e a Bologna dai rilievi con gli Apostoli Pietro e Paolo (S. Giuseppe) e con il Re Mago offerente (Museo Stefaniano). In particolare con l'ambone del duomo di Modena il B. mostra, per il de Francovich, significativi legami (uso delle iscrizioni correnti sui listelli, solidità dei corpi, panneggi a festoni, espressioni imbambolate). Come nei maestri campionesi compare nel B. "un prepotente senso della massa robustamente squadrata e ridotta ad essenziali e sommarie espressioni plastiche".
Ancora a Pistoia il B. eseguiva per la chiesa di S. Giuseppe il grande Arcangelo Michele e lavorava, nel 1252, in anonimi lavori di restauro per il duomo, accompagnato dai discepoli Giannino e Luca (quest'ultimo forse da identificare con quel "maestro Lucano", che operava a Pistoia ancora nel 1260).
Nella sua lunga operosità in Toscana il B. ebbe alcuni seguaci, attivi anche nel pergamo di Pistoia, e affini per stile anche a quell'omonimo Guido da Como, che nel 1248 eseguiva il rilievo con la Consegna delle chiavi a s. Pietro sull'architrave della porta maggiore nella chiesa di S. Pietro Somaldi a Lucca.
II B. risulta già morto il 18 ag. 1257.
Fratello uterino del B. fu Guidobono, figlio di un magister lapidum Lanfranco, come risulta dal citato documento del 18 ag. 1257: in esso Arrigo di Folco Antelminelli riceveva 33 soldi e 4 denari da "Guidobono del fu maestro Lanfranco" per parte del suo defunto fratello maestro "Guido q. Bonagiunta". Di Guidobono sono noti documenti dal 1246 al 1258, anno in cui fa testamento e risulta creditore di Nicola Pisano. Il Salmi (1928) ha proposto, dubitativamente, di identificare Guidobono con l'autore dei due bei rilievi della porta destra della cattedrale lucchese (lunetta con Martirio di s. Regolo; architrave con S. Regolo che disputa con i Goti ariani).
Fonti e Bibl.: P. Bacci,Nuovi doc. toscani per la storia dell'arte, I, Firenze 1910, pp. 1 ss., 30 s., 33 ss.; G. Vasari,Le Vite..., a cura di G. Milanesi, I, Firenze 1878, pp. 240, 333; G. B. Cavalcaselle-J. A. Crowe,Storia della pittura in Italia, I, Firenze 1875, p. 188; E. Ridolfi,L'arte in Lucca studiata nella sua cattedrale, Lucca 1882, pp. 16 ss., 81 ss., 88 ss.; A. Schmarsow,St. Martin von Lucca und die Anfänge der toskanischen Skulptur im Mittelalter, Breslau 1890, pp. 56 ss. e passim; C. v. Fabriczy,Nachweis eines bisher unbekannten Werkes von Guido da Como, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XIX(1896), pp. 245 s.; M. Reymond,La sculpture florentine, Florence 1896, pp. 52 s.; O. H. Giglioli,Pistoia nelle sue opere d'arte, Firenze 1904, pp. 3, 26 ss., 32, 35 ss., 48 ss., 73, 74, App. I; A. Venturi,Storia dell'arte italiana, III, Milano 1904, pp. 972, 984 ss.; J. B. Supino,Arte pisana, Firenze 1904, p. 113; R. Papini,Marmorari romanici in Toscana in L'Arte, XI(1909), pp. 438, 440 ss.; R. Papini,Pisa, I, 2, Roma 1912, p. 239; M. Salmi,La quest. dei Guidi, in L'Arte, XVII(1914), pp. 87 ss.; A. Behne,Der Inkrustationsstil zu Lucca, in Zeitschrift für Geschichte d. Arch. VII (1914-1919), pp. 14 ss.; W. Biehl,Toskanische Plastik des frühen und hohen Mittelalters, Leipzig 1926, pp. 83 ss. e passim; P. Toesca,Storia dell'arte italiana, I,Il Medioevo, Torino 1927, pp. 563, 783 ss, 815, 864; M. Salmi,L'architettura romanica in Toscana, Milano-Roma s.a. (ma 1927), p. 60 n. 71; Id.,La scultura romanica in Toscana, Firenze 1928, pp. 71, 75 n. 14, 76 n. 28, 105, 109-113, 117 n. 24, 118 n. 27, 119 nn. 37, 40 e 41, 120 nn. 43, 52, 54, 56 e 57, 124, 126; P. Guidi,Di alcuni maestri lombardi a Lucca nel sec. XIII, in Arch. stor. ital., XII (1929), pp. 211, 219 s., 223-225 (per Guidobono: pp. 220 s., 225-228); A. Bellini-Pietri,Guida di Pisa, Pisa 1932, pp. 146 s.; G. Pudelko,Romanische Taufsteine, Berlin 1932, p. 17; S. Bottari, I "Mesi" della cattedrale di S. Martino in Lucca, in Le Arti, I(1938-1939), pp. 562 s.; L. Coletti,Il problema di Nicola Pisano, in Belle arti, I(1946), n. I, p. 14; G. de Francovich,B. Antelami,architetto e scultore, Milano-Firenze 1952, I, pp. 103-105; G. H. Crichton,Romanesque sculpture in Italy, London 1954, pp. 112 s., 115, 124; C. Baroni,La scultura gotica, in Storia di Milano, V, Milano 1955, pp. 730, 736, 744, 833; M. Weinberger,Nicola Pisano and the tradition of tuscan pulpits, in Gazette des Beaux Arts, LV (1960), pp. 131 s.; L'art roman... (catal.), Barcelona 1961, pp. 253 s.; T. Pilo, I restauri della chiesa di S. Bartolomeo in Pantano e il pergamo di Guido da Como, in Bull. stor. pistoiese, III(1961), pp. 317-326; G. Brunetti,Indagini e problemi intorno al pulpito di Guido da Como in S. Bartolomeo a Pistoia, in Il Romanico pistoiese, Pistoia 1964, pp. 371-377; M. T. Olivari,Le opere autografe di G. B. da Como, in Arte lombarda, X(1965), pp. 33-44; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, XV, p. 278 (sub vocibus Guido Bigarelli da Como e Guido da Como, con ult. bibl.); Encicl. Ital., XVIII, p. 254 (sub voce Guido da Como); Encicl. Univ. dell'Arte, III(1958), col. 83.