GUIDI DI BAGNO, Alessandro
Nacque a Ferrara il 9 dic. 1833 dal marchese Andrea Carlo e dalla marchesa Luigia Trotti.
L'antica famiglia dei Guidi all'epoca aveva due ramificazioni, una mantovana e questa ferrarese, iniziata con il trasferimento del padre del G. a Ferrara ai primi dell'Ottocento.
Nel 1866 sposò la marchesa Beatrice Costabili, che gli darà tre figli: Berta morta di pochi mesi, Andrea Carlo e Max. L'attività pubblica del G. era iniziata nel periodo immediatamente precedente l'Unità con la nomina a consigliere comunale di Ferrara, carica che, con breve intervalli, ricoprì fino al 1899. Di notevole durata fu anche il suo impegno come pubblico amministratore nella confinante provincia di Rovigo: eletto consigliere provinciale nel 1875, rimase in carica quasi ininterrottamente fino al 1907. Anche a Portamaggiore fu consigliere comunale per dieci anni. L'ambito geografico della sua attività politica coincideva con l'area in cui si estendevano le tenute agricole della famiglia e in cui il G. dispiegò il suo impegno più costante e prestigioso: quello di promotore di bonifiche.
Altre cariche, che pure ricoprì, restano più marginali e onorifiche: amministratore della Congregazione di carità di Ferrara (1859), vicedirettore degli asili infantili di carità (1861-89), socio azionista della locale Cassa di risparmio (dal 1861), consigliere liquidatore della Banca di Ferrara (1876), membro della direzione del teatro Comunale (1887-88; 1894-95), presidente a varie riprese del Comizio agrario, membro della commissione direttiva della locale cattedra ambulante di agricoltura (dal 1894), consigliere della succursale ferrarese della Banca d'Italia (1894-1911), presidente e consigliere del Consorzio agrario cooperativo (1901-10), presidente onorario della Federazione agraria ferrarese (dal 1907).
Nel 1878 fu chiamato a far parte della rappresentanza del Consorzio di bonifica del II circondario Polesine di San Giorgio, di cui sarà presidente dal 1880 alla morte. Gli anni in cui iniziò la presidenza del G. furono cruciali nelle vicende del Consorzio, la cui compagine e solidità finanziaria vennero messe in forse dal sovrapporsi della crisi agraria ai dissidi che laceravano i diversi comprensori del circondario. Questi erano stati investiti in diversa misura, negli anni precedenti, dalle operazioni di bonifica idraulica e dai tumultuosi passaggi di proprietà di vaste aziende agrarie che mutarono radicalmente l'assetto fondiario della provincia. In particolare, l'azione del G. fu volta a evitare che il dissesto dell'azienda agraria di Val Gallare, nella cui bonificazione il Consorzio era intervenuto indebitandosi ed esponendosi fortemente, avesse conseguenze incontrollabili e tali da disgregare l'intera struttura consortile. Superata positivamente questa fase, il G. studiò e avviò un nuovo piano di bonifiche per il II circondario, che si tradusse nel prosciugamento di altri 13.600 ettari di terreno, avvenuto tra il 1891 e il 1893. La congiuntura economica e il contesto legislativo in cui si inseriva questa nuova fase dell'attività bonificatoria erano però profondamente mutati. La nuova legislazione sulle bonifiche (legge Baccarini, 1882; legge Genala, 1886) assicurava un ampio concorso finanziario dello Stato e degli enti locali nell'esecuzione di nuove bonifiche. Una parte consistente dei lavori previsti nel piano generale di bonifica del Consorzio del II circondario prevedeva il riconoscimento della prima categoria, indispensabile per ottenere il concorso finanziario dello Stato; nel 1888 un regio decreto avrebbe dichiarato di prima categoria anche la bonificazione dei 13.000 ettari, la cui spesa sarebbe dovuta gravare sul Consorzio.
Nei nuovi e spesso controversi rapporti tra pubblico e privato che si instaurano in questi anni l'impegno personale del G. fu intenso. Un esempio ne è la causa che, autorizzato dal Consorzio, egli intentò nel 1905 contro il ministero dei Lavori pubblici per ottenere il versamento di un maggior numero di annualità di acconto da parte dello Stato e perché quest'ultimo concorresse per metà anche nel rimborso degli interessi passivi che il Consorzio, in quanto concessionario delle opere di bonifica, aveva pagato per procurarsi e anticipare i capitali necessari. Il tribunale di Ferrara dette ragione al Consorzio solo per la prima questione e il G. propose allora alla delegazione consorziale di ricorrere in appello (Lettera circolare ai signori consiglieri delegati del Consorzio del II circondario di Ferrara, Ferrara, 6 febbr. 1906). Nel 1907, dopo una nuova sentenza negativa e di fronte alla prospettiva del ricorso in Cassazione, il Consorzio rinunciò alla causa. Tale azione giudiziaria, di là dal suo esito, consente, attraverso i documenti d'archivio del Consorzio, di penetrare in quell'intreccio di rapporti tra proprietari, apparati amministrativi e tecnici dello Stato, rappresentanti politici degli interessi locali nel Parlamento, che ha nel Consorzio il suo centro di aggregazione e nella figura del G. un influente e abile interlocutore.
Nel maggio-giugno 1910 Ferrara ospitò una serie di iniziative e congressi alla cui organizzazione il G. partecipò attivamente. La prima, la cosiddetta festa delle bonifiche ferraresi, volle essere l'occasione per presentare ufficialmente ad autorità, giornalisti e opinione pubblica un'immagine ufficiale delle bonifiche ormai in gran parte ultimate, dopo anni in cui l'attenzione si era focalizzata soprattutto sul conflitto sociale e sugli scioperi di cui la provincia era teatro. Nello stesso mese si svolse il primo congresso nazionale dei consorzi di scolo e di bonificazione, che porterà alla creazione della Federazione dei consorzi: il G., che ne presiedeva l'apertura, presentò una relazione sul tema Del frazionamento di fondi. Sua importanza economica e sociale (in Atti del I Congresso dei Consorzi…, Ferrara 1910, pp. 43-51).
La relazione si inserisce in una serie nutrita di proposte simili elaborate dalle associazioni degli agrari in tema di frazionamento e appoderamento dei fondi e se ne distingue per il maggior peso dato alle questioni finanziarie e per un ulteriore rafforzamento del ruolo dei consorzi di bonifica. L'appoderamento dei fondi, o colonizzazione interna, consisterebbe in pratica nella creazione di piccoli poderi nelle grandi estensioni di terre bonificate di cui erano per lo più proprietarie poche e vastissime aziende agrarie di recente costituzione. Gli obiettivi di questo progetto sarebbero una intensificazione della produzione agricola e la creazione di uno strato sociale di coloni che soppianti almeno in parte il bracciantato stagionale impiegato nei lavori agricoli per brevi periodi dell'anno. Questa valenza sociale dell'appoderamento è fortemente sottolineata nella relazione del G., che giudica il passaggio dalla bonifica idraulica alla bonifica agraria essenziale per combattere "i danni del socialismo sovversivo", con la convinzione che i coloni "sentirebbero il vantaggio della maggior produzione, a cui contribuirebbero lavorando con più amore e sentendo meno la fatica; in pari tempo ripristinerebbero quel sentimento morale che costituisce gli uomini d'ordine". Dati gli enormi capitali occorrenti alla realizzazione di questo progetto - capitali che la proprietà non ha convenienza a reperire con il ricorso al credito ordinario e alle conseguenti ipoteche - il G. propone che il governo "per giustizia, non solo, ma anche per ragioni di stato" concorra nella bonifica agraria così come ha concorso in quella idraulica. Lo Stato dovrebbe cioè concorrere al pagamento degli interessi dei mutui contratti per procurare i capitali e concedere tutta una serie di facilitazioni simili a quelle previste nelle leggi sulle bonifiche. La figura giuridica che farebbe da intermediario tra i proprietari e gli istituti di credito dovrebbe essere lo stesso Consorzio di bonifica, che sarebbe l'unico ente in grado di offrire agli istituti di credito una garanzia ampia e reale e un servizio amministrativo e tecnico già funzionante. Il Consorzio, saltando le strette del sistema ipotecario, potrebbe così rivolgersi a istituti di credito come la Cassa depositi e prestiti o le casse di risparmio che, debitamente autorizzate dallo Stato a emettere obbligazioni, potrebbero immobilizzare, per il lungo periodo necessario e a tasso mite, i capitali necessari.
Una seconda relazione il G. presentò al congresso degli agricoltori che si tenne, sempre a Ferrara, in giugno. Si trattava della Proposta per facilitare l'esecuzione di nuove bonifiche [ibid. 1910], nella quale il G. sosteneva che - per una più ampia applicazione della legislazione sulle bonifiche - era necessario risolvere il problema dei finanziamenti a lunga scadenza attraverso il potenziamento del Consorzio nazionale per il credito. A tale istituto, lo Stato, le province, i comuni e i consorzi di proprietari dovrebbero versare le quote di concorso nelle spese di bonifica previste dalla legge; l'istituto, dotato della facoltà di emettere obbligazioni e partendo da una potenzialità finanziaria già consistente, potrebbe così concedere prestiti della durata di vari decenni.
Colpito lo stesso anno da una grave malattia, continuò a occuparsi di questi temi nelle Proposte per la creazione del fondo sgravi come base di una riforma tributaria e nella memoria Per la creazione della Banca delle bonifiche.
Grande ufficiale e cavaliere del lavoro (11 sett. 1910), il G. morì il 21 marzo 1912 a Ferrara.
Fonti e Bibl.: Ferrara, Arch. del Consorzio del II circondario - Polesine di San Giorgio, b. 1902, Oggetti diversi, posiz. 130; b. 1906, Oggetti diversi, posiz. 200; A. Ravegnani, Dell'amministraz. del Consorzio II circondario Polesine di San Giorgio, in La provincia di Ferrara e le sue bonifiche, Ferrara 1903, passim; Al marchese cav. uff. A. Di B. dei conti G. nel volgere del V lustro della sua presidenza nel Consorzio idraulico II Circondario di Ferrara. La rappresentanza consorziale, Ferrara 1905; A. Zecchettini, Cenni storici e statistici sull'Isola di Ariano e sull'omonimo Consorzio, Ariano Polesine 1910, p. 15; Gazzetta ferrarese, 21 marzo 1912; Il Resto del carlino, 13 giugno 1912; In memoria del marchese A. G. Di B. il Consorzio idraulico del II circondario di Ferrara, Ferrara 1912; G. Martinelli, Profili di uomini e tempi…, Ferrara 1921, pp. 55-59; Consorzio di bonifica del II Circondario-Polesine di San Giorgio (Ferrara), in Annuario generale degli Italiani all'estero e degli importatori ed esportatori italiani, Trieste 1930, p. 7; V. De Santis, Il padre delle bonifiche, in La Pianura (Ferrara), 1992, n. 1, pp. 18-20; C. Lega, A. Di B., un precursore della bonifica moderna, ibid., pp. 21-27; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, III, Milano 1930, pp. 639 s. Anche per un inquadramento generale: T. Isenburg, Investimenti di capitale e organizzazione di classe nelle bonifiche ferraresi (1872-1901), Firenze 1971, p. 140; A. Roveri, Dal sindacalismo rivoluzionario al fascismo. Capitalismo agrario e socialismo nel Ferrarese (1870-1920), Firenze 1972, pp. 152, 386, 389; G. Porisini, Bonifiche e agricoltura nella Bassa Valle Padana (1860-1915), Milano 1978, p. 104.