guida
Sostantivo quasi esclusivo della Commedia; un solo esempio nel Convivio, uno nelle Rime, uno nel Fiore. Per il genere, si veda la nota del Petrocchi a Pg XIX 53, in cui si afferma che in alcuni luoghi " è forse non impensabile un uso di guida al maschile ".
Il termine è sinonimo di altri sostantivi molto usati in tutta la Commedia (‛ duca ', ‛ scorta ', ecc.) e che si riferiscono a Virgilio o a Beatrice. Nell'Inferno un'unica occorrenza: io sarò tua guida, / e trarrotti di qui per loco etterno (I 113). Perché Virgilio (alla cui funzione di g. si allude anche in Pg V 62 e XIX 53) sia scelto da D. per tale ufficio, è questione assai dibattuta, per la quale cfr. la voce VIRGILIO. In Pg VII 42 è Sordello che si offre di far da g. nella valletta dei principi: per quanto ir posso, a guida mi t'accosto. Si noti l'uso della locuzione ‛ a g. ' per " come guida ".
Più pregnante l'uso in Pg XVI 10 Sì come cieco va dietro a sua guida: D. segue Virgilio da vicino, per non perdere il contatto con lui, a causa dell'oscurità della cornice degl'iracondi. Il bisogno di aiuto è reso più evidente dalla presenza di scorta al v. 8 e di duca al v. 14; per il contenuto, si veda Cv I XI 4 (se 'l cieco al cieco farà guida... cadranno ambedue ne la fossa, con riferimento al facile rimprovero mosso contro la stesura in italiano del Convivio, e vale perciò: " il volgare farà da guida al volgare, e l'opera fallirà ").
Per Pg XVI 93 [l'anima] s'inganna... / se guida o fren non torce suo amore, Benvenuto identifica i due termini in " pastor " (come per l'altra occorrenza di g. al v. 100) e " lex "; analogamente Casini-Barbi: " il freno è quello della legge... la guida è la sovrana autorità dell'imperatore ". Al v. 100 l'uso è traslato: la guida che la gente... vede / pur a quel ben fedire ond'ella è ghiotta, è la Chiesa (ma Del Lungo, Torraca e altri intendono " il papa "; e cfr. il Tommaseo, che cita vari passi della Bibbia), che dovrebbe essere maestra ed esempio per i fedeli, e invece si volge ai beni temporali. Sicché, essendo così traviata, aveva ella stessa bisogno di una g.: e allora la Provvidenza divina due principi ordinò in suo favore, / che quinti e quindi le fosser per guida (Pd XI 36): s. Francesco e s. Domenico.
Delle tre occorrenze in cui il termine si riferisce a Beatrice (Pd III 23, XXII 1 e XXIII 34), generalmente considerate piene di delicatezza poetica, la seconda (Oppresso di stupore, a la mia guida / mi volsi, come parvol) non piace al Momigliano, che invece trova nella prima " una nota di amorosa adorazione del poeta per la sua donna ". L'esclamazione del c. XXIII (Oh Bëatrice, dolce guida e cara!) esprime, anzitutto, " l'affettuosa riconoscenza del poeta verso chi l'ha condotto a veder tanto " (Sapegno), ma anche " può intendersi quale... invocazione di spirituale soccorso davanti alla meraviglia della visione " (Fallani; così già Benvenuto: " quia cito succurrit sibi allucinato, ideo prorumpit primo in eius commendationem ").
Diverso l'uso del termine nelle Rime e nel Fiore: Nel primo caso (LXVII 45) l'imagine dell'amata siede / su ne la mente ancora, / là 've la pose quei che fu sua guida; ossia, " amore ha fatto da guida all'immagine della donna, l'ha scortata verso la mente del poeta " (Barbi-Maggini rimandano a Cv II II 1 quella gentil donna... parve primamente, accompagnata d'Amore). In Fiore XXIII 14 quello Schifo che punt'or non grida, / gli varria me' che fosse in Catalogna, / sed e' non guarda ben ciò ch'egli ha 'n guida, la non comune espressione equivale ad " avere sotto la propria protezione ", o meglio " essere responsabile di qualcuno ".
Le guide di Dante nel suo viaggio. - Nel Concetto del poema che ha al centro dell'ordine funzionale e finale dell'azione il personaggio del poeta pellegrino, quale figura itinerante dell'uomo proteso verso la salvezza, si pone come elemento costitutivo e fondamentale la guida. Essa appare necessaria tanto sotto il profilo etico e religioso, quanto sotto quello propriamente psicologico, razionale e, se si vuole, sentimentale. L'uomo, creatura debole per l'infermità del peccato conseguente alla caduta di Adamo ed Eva, per tale sua condizione non è in grado di procedere da solo verso la propria redenzione intellettuale e morale, in quanto non può maturarne e viverne, per sé solo, il processo di edificazione e di ascesi spirituali. La presenza reale oltre che figurativa di una guida si giustifica, pertanto, alla luce di tale concetto come quella di un maestro e di un modello cui affidarsi e sul quale esemplarsi nell'ansia della riconquista della propria vita interiore. La guida serve a ritrovare ciò che si era perduto e in particolare per D., alla fine del processo itinerante del poema, la ragione e la grazia conducono al recupero della fede.
Nella Commedia è la storia del perseguimento di un fine altissimo di salvezza che riporta l'uomo a Dio, cioè segna il risveglio del divino nell'umano e restituisce alla creatura la coscienza del suo legame con il creatore. D., protagonista di questa storia figurata ed esemplare, a questo fine è quasi trascinato, tratto per opera delle guide, per sottolineare, oltre ai già accennati limiti della natura umana, anche l'effetto perfezionante prodotto in lui, in costante e conseguente azione episodica, dalla grazia divina. In ciò, in alto grado mistico, egli non tanto saggia le capacità ovviamente infinite del misericordioso intervento divino, quanto piuttosto ne valuta e ne commisura l'intensità e la ricchezza ai propri contingenti parametri creaturali, e però al tempo stesso ne celebra in gloria di provvidenziale amore il trionfo nell'esaltazione dell'intelligenza e della volontà che gli riapre, nel cammino dalla selva oscura alla candida rosa dell'Empireo, la possibilità di conoscenza fino alle soglie del mistero. Fin dall'inizio del poema si delinea la presenza di Virgilio che conduce D. fino al fondo dell'Inferno e quindi, nel secondo regno, a quel ritorno a Beatrice che è la forza motrice del viaggio.
Dopo il rito del congedo, così denso di pregnanti significati alle soglie del Paradiso terrestre e la consacrazione della ritrovata pienezza razionale del pellegrino, subentra Matelda e con essa l'illuminazione cromatica e figurativa della situazione ambientale ancora particolarmente ricca di processi e di atti liturgici e sacrali che precedono e accompagnano il definitivo riaffiorare di Beatrice alla coscienza umana e cristiana di Dante. Con lei e per lei la circolarità conseguente delle guide vocate provvidenzialmente alla salvezza del poeta sembra concludersi, non fosse altro perché l'effetto che ora si determina e che illumina per tanta parte l'ultima ascesa per i cieli del Paradiso richiama la promessa iniziale, e quindi sottolinea nettamente e nuovamente, con la persuasiva e penetrante operazione della grazia, il tema del ricordo di quanto di questo processo è dovuto a Beatrice, alla potenza del suo amore secondo i moduli di uno stil nuovo che ora assume i connotati della caritas cristiana, e attraverso di lei, secondo i canoni della liturgia mariana, alla misericordia della vergine Maria. Così, naturalmente, Beatrice conduce a s. Bernardo, la cui funzione, assunta nei termini e per gli effetti della tradizione della letteratura mistica, non si esaurisce con il soddisfacimento del compito d'illustrazione e di presentazione della candida rosa che pur comporta, ricca di riflessive e radiose illuminazioni nell'attiva memoria di D. pellegrino, la resa di grazia a Beatrice, ritornata là donde la mosse Lucia a ciò sollecitata da Maria, ma trova la sua più alta celebrazione con l'apparato tipico dell'‛ ornato ' medievale nella preghiera alla Vergine.
Attraverso le guide D. celebra la conquista della sua libertà morale e l'ampliarsi degli orizzonti della sua conoscenza: esse non lo condizionano e non lo limitano; se sotto di esse, come i personaggi della tradizione epica classica e cristiana, egli muove i suoi passi, dapprima stentati e incerti, poi sempre più franchi e sicuri, viene, però, anche rianimandò e ravvivando la crescita della propria coscienza, perché al processo discendente della grazia divina corrisponde il processo ascendente dell'anima umana che è intelligenza e volontà. Tenendo presente la posizione centrale che assume nel poema il personaggio di D. pellegrino, s'intende l'intimo nesso che sussiste tra le guide della Commedia, in quanto tutto il processo si delinea concentrato sulla figura di Beatrice, che, rievocata frequentemente da Virgilio nel ricordo e nella presenza, illumina le prime due cantiche, nell'attesa che si compia la sua epifania al centro della mistica processione nel Paradiso terrestre, donde trascina D. alla sublime esperienza della grazia. Del resto, D. non ha, all'inizio del viaggio, se non una volontà debole; la forza per procedere e per promuovere la propria ascetica redenzione la ritrova in sé stesso per opera altrui, cioè appunto per l'esercizio del magistero delle sue guide, cui deve il reciso rifiuto del male e la decisa riconquista del bene.
La funzione delle guide, quindi, va determinata nell'economia dell'opera in relazione all'unità del poema, al piano di azione del protagonista e al significato della sua esperienza oltremondana. Per questo Virgilio, Stazio, Matelda, Beatrice e s. Bernardo rappresentano i singoli gradi di un'esperienza contraddistinta nel suo svolgimento da un graduale accrescimento da parte di D. di conoscenza della realtà, individuale e universale, personale e sociale, partendo, naturalmente, dalla ragione del viaggio, in un processo di salvezza che non è più del solo D., ma di tutta l'umanità. Egli esperimenta il soccorso della grazia che attraverso le tre donne benedette di cielo cala, nella realtà esistenziale dell'uomo, la presenza delle singole guide, ognuna delle quali, nel momento che le è proprio, opera con una specifica evidenza di personaggio e insieme di figura, promuovendo un interiore processo di ascesi e di edificazione spirituale, intellettuale e morale.
Virgilio-guida porta l'esperienza di poeta storico dell'Impero, interprete (nel canto I e II dell'Inferno) di un messaggio di verità, di dignità, di recupero della ragione attraverso l'arte e la poesia, il magistero della parola ornata, della sapienza e della saggezza. Egli esprime, perciò, storicamente l'esempio più alto e il modello più autorevole della presenza della classicità, del mito solenne e magnifico di Roma, risentito nella sensibilità medievale e cristiana. Ove si consideri la Commedia come un poema nel quale si attua un processo di conoscenza, Virgilio appare come il personaggio in questo senso più significativo. La sua presenza si pone come un discorso trasferito sul piano proprio del componimento epico mediante uno svolgimento graduale e metodico, potremmo dire scolastico, che dà corpo a un vero e proprio magistero e ne sviluppa al massimo le possibilità con l'esercizio dell'arte poetica, chiamata a cooperare all'azione redentrice della grazia divina in ragione delle attitudini e delle capacità del discepolo, il quale, per parte sua, corrisponde all'azione del maestro impegnandosi con intelligenza e volontà al massimo di tensione delle sue possibilità. Per effetto di questa conoscenza poetica calata nell'ambito dell'individuale e del contingente, Virgilio porta D. al pieno possesso di sé, alla saggezza che rappresenta l'ideale della virtù umana. Il discepolo s'impadronisce dell'esperienza del maestro e la fa propria, immergendo in essa la propria esperienza e ricavandone il modello del proprio vivere umano. La guida, pur nel rispetto delle competenze che le attribuisce la tradizione epica, si pone come fulcro di mediazione tra D. personaggio e l'allegoria delle scene e delle figure, dei personaggi e dei riti, attraverso i quali si avvicendano le sequenze del viaggio oltremondano. Così è per Virgilio, nella cui misura di umanità si coglie storicamente l'esempio altissimo dell'Impero romano da lui celebrato nell'Eneide, ove il valore della vita attiva acquista dimensioni notevoli sotto l'aspetto sociale oltre che politico e religioso, e altrettanto può dirsi, sia pure sotto una diversa prospettiva, per Matelda che sembra rispecchiare nel tranquillo paesaggio della divina foresta spessa e viva la luminosa bellezza della perfetta serenità dell'anima cristiana.
Il recupero di Beatrice e la nuova figurazione che assume il personaggio di lei, in un arricchimento dottrinale e teologico che non va a scapito della sua femminilità, compensano abbondantemente D. pellegrino per la scomparsa di Virgilio e gli restituiscono il personaggio della sua donna. All'insegnamento di una guida succede quello dell'altra e il discorso naturalmente passa dall'ordine razionale a quello metafisico, facendo spazio a una scuola che conduce verso una saggezza propria della fede, fino all'adempimento mistico di s. Bernardo. Tanto per Virgilio, quanto e soprattutto per Beatrice il ruolo di guida si presenta valido e autorevole non soltanto sotto l'aspetto razionale, ma anche sotto quello sentimentale, per cui ne deriva all'atto del magistero una calda e viva partecipazione da parte del discepolo. D., se da un lato, nell'evidenza logica e poetica che è propria della struttura del componimento narrativo, abbisogna delle guide come di altrettante presenze reali cui affidarsi nel cammino, dall'altro oggettiva in esse l'ardore di conoscenza, la tensione contemplativa e il desiderio infinito di Dio che costituiscono l'animus della Commedia. Anche per questo egli è un discepolo docile, volenteroso e sempre naturalmente disposto ad assecondare gl'insegnamenti di coloro che gl'illuminano il cammino, riconoscendo di dovere ad essi ogni sua conquista e conoscenza.
Circa le guide D. aveva davanti a sé insigni esempi nella letteratura classica e medievale, particolarmente nel genere epico, cui s'ispira come modello la Commedia. Moduli relativamente analoghi o dai quali, comunque, poteva trarre ispirazioni gli si presentavano nella vivace e sensibile cultura medievale, in primo luogo nelle fonti principali della sua formazione di letterato e di poeta, cioè nella Bibbia e nell'Eneide secondo l'interpretazione rivolta verso significati analogici e figurali. Nel tramite di questa tradizione ci sembra, tuttavia, che un posto di particolare rilievo si debba riconoscere all'Anticlaudianus di Alano di Lilla. Anche in questo poema si narra figurativamente un viaggio provvidenziale per ottenere da Dio la rigenerazione dell'uomo e in esso esercitano funzioni di guida la ragione, la teologia e la fede. Il procedimento analogico seguito da Alano, l'intreccio rituale e simbolico delle figurazioni, delle allegorie e dei simboli di cui è pervaso tutto il poema presentano più di una consonanza culturale, ideologica e poetica con la Commedia anche in ragione della funzione stimolante e illuminante che in entrambi è assegnata alle guide.
Bibl. - L. Pietrobono, Il poema sacro, Saggio d'una interpretazione generale della D.C., I, Bologna 1915; M. Casella, Le guide di D. nella D.C., Firenze 1946; G. Getto, Aspetti della poesia di D., ibid. 1947; M. Barbi, D., ibid 1952²; A. Renaudet, D. humaniste, Parigi 1952; M. Apollonio, Dante. Storia della " Commedia ", Milano 1954²; L. Pietrobono, Saggi danteschi, Torino 1954; ID., Nuovi saggi danteschi, ibid. s.d. [ma 1954]; E.R. Curtius, La littérature européenne et le Moyen Age latin, Parigi 1956; G. Fallani, Poesia e teologia nella D.C., Milano 1959; C. Singleton, Studi su D.-I. Introduzione alla D.C., Napoli 1961; E.N. Girardi, Virgilio nella poetica di D., in D. e Roma, Firenze 1965; M. Santoro, Virgilio personaggio della D.C., in " Cultura e Scuola " 13-14 (1965) 343 ss.; M. Puppo, Beatrice, ibid., 356 ss.; B. Nardi, Saggi e note di critica dantesca, Milano-Napoli 1966, 35; R. Guardini, Studi di D., Brescia 1967; C. Singleton, Viaggio a Beatrice, Bologna 1968; F. Montanari, L'esperienza poetica di D., Firenze 1959; D. Consoli, Significato del Virgilio dantesco, ibid. 1967; R. Guardini, La figura di Virgilio nella Commedia, in Maestro D., Milano 1962; G. Fallani, Il pensiero teologico di D., in Dante, a e. di U. Parricchi, Roma 1965.