GUIBERT (Ghibert, Ghiberti, Ghiberto, Gibert, Giberti)
Famiglia di ingegneri di origine nizzarda, attivi fra il XVII e la prima metà del XVIII secolo.
Il primo dei suoi componenti che risulta aver esercitato l'attività d'ingegnere fu Giovanni Andrea, figlio forse di Giovanni Battista e nipote del capostipite Apollonio o Polonio, originario di Borgo San Dalmazzo nel Cuneese, segretario ducale, ascritto alla nobiltà nel 1606 (Manno). Nato probabilmente a Nizza nel 1609, Giovanni Andrea risulta essere attivo sin dal 1625. Dal matrimonio con Anna Maria Adrech, avvenuto il 16 febbr. 1640, nacquero tre femmine e tre maschi, Tommaso, Ludovico Maurizio e Onorato, i quali seguirono professionalmente le orme paterne (Foussard - Barbier). Nel 1642 Giovanni Andrea divenne aiutante di camera del governatore di Nizza, il principe Maurizio di Savoia, carica che mantenne dopo la morte di quest'ultimo al servizio della vedova, principessa Luisa di Savoia. Tra il 1649 e il 1680 progettò e diresse il cantiere per la ricostruzione della cattedrale di Nizza dedicata a S. Reparata; e nel 1652 progettò la parrocchiale di Saint-Pierre-aux-Liens a Lescarena.
La composizione architettonica e decorativa di questi due edifici ha fatto attribuire a Giovanni Andrea il progetto del santuario di Nostra Signora del Laghet, un edificio di grande impatto sia per l'inserimento paesaggistico sia per l'apparato decorativo interno (Astro).
Nel 1664 presentò un progetto con disegno per il dragaggio del porto di Villafranca (Torino, Biblioteca reale, Mil. 177, c. 36). Nel 1666 progettò la ricostruzione a Nizza del bastione verso il mare, le macchine per i fuochi artificiali per celebrare la venuta di Carlo Emanuele II e la sistemazione degli argini del fiume Varo. Su richiesta del governatore don Antonio di Savoia, nel 1667, studiò la messa a difesa di Nizza. L'anno dopo eseguì il progetto per il lazzaretto del porto. L'8 dicembre dello stesso anno ricevette 500 lire per "servizi segreti" e nella ricevuta di pagamento elencò gli interventi eseguiti prima del 1660 (Foussard - Barbier).
Al 1671 risale un altro pagamento per servizi resi, forse per gli interventi nella ricostruzione e messa a difesa di Nizza che furono proseguiti nel 1674 e 1676 (ibid.). Al 1675 risalgono, invece, interventi per il lazzaretto e per il palazzo comunale. Nel 1678 venne retribuito per viaggi a Barcellonette e ad Acquadolce (Arch. di Stato di Torino, Camerale, Patenti controllo Finanze, 1678). Nel 1678 delineò una carta del Piemonte (A. Manno - V. Promis, Bibliografia stor. degli Stati dellamonarchia di Savoia, Torino 1884, p. 99 n. 1311) e mise a punto un piano per il castello di Nizza. In questa città Giovanni Andrea morì, probabilmente il 10 apr. 1684.
Ludovico Maurizio nacque a Nizza il 2 sett. 1641. Sulla lapide, che i fratelli Tommaso e Onorato gli dedicarono nella chiesa di S. Francesco da Paola di Torino, si legge che operò in Francia, Fiandre e Malta. Dopo la morte di Amedeo Castellamonte, il duca Vittorio Amedeo II, nel 1686, nominò Ludovico Maurizio primo ingegnere, in sottordine a Maurizio Antonio Valperga, per "li talenti de quali viene dotato […] et l'isperienza che ne ha fatta ne Paesi stranieri", con stipendio di lire 3000 annue.
Nello stesso anno Ludovico Maurizio si trasferì dalla Francia a Torino su ordine ducale, con pagamento delle spese di viaggio (Arch. di Stato di Torino, Camerale, Patenti controllo Finanze, 11 apr. 1686). La sua attività è tra l'altro testimoniata da un progetto non datato per la darsena di Nizza (Foussard - Barbier, p. 94). Il 1° ag. 1687 il duca Vittorio Amedeo II confermò la nobiltà dei G. e l'arma per i figli di Giovanni Andrea (Manno). Ludovico Maurizio fece testamento nel 1688 (Arch. di Stato di Torino, Insinuazione di Torino, 1688, libro 1, vol. 1, c. 245). Morì a Torino il 6 genn. 1688.
È sconosciuta la data di nascita di Onorato, ma poiché si firmava "Guibert ainé", la data deve essere anteriore al 1641, quando nacque Ludovico Maurizio. Il 2 nov. 1679, venne nominato ingegnere di Sua Altezza reale per Nizza (Ibid., Camerale, Patenti controlloFinanze, 1679, II, c. 213). In una lettera scritta da Versailles il 29 nov. 1684, dove lavorava al complesso di distribuzione delle acque del parco, Onorato ricorda che da undici anni operava per le fortificazioni di Fiandra ed era stato presente a più assedi nelle armate del re di Francia. La Contea di Nizza gli aveva comunicato che avrebbe mantenuto la carica che già era stata del padre. Il 24 ott. 1686, la nomina veniva confermata con uno stipendio di 600 lire annue e tre razioni di pane al giorno. (ibid., 1686, reg. 2, c. 138).
Da questo momento iniziò per Onorato un periodo di lavoro intensissimo, documentato in una fitta corrispondenza, che sarebbe terminato solo con la sua morte. Il 23 gennaio e il 4 luglio 1687 venne retribuito per interventi eseguiti per i forti nella Contea di Nizza (ibid., 1687, cc. 3, 142, 145).
Il 24 genn. 1688, alla morte del fratello Ludovico Maurizio, Onorato venne nominato primo ingegnere ducale (ibid., c. 224). Coinvolto nella preparazione e nello svolgimento della guerra di Devoluzione o della Lega di Augusta (1690-96) e successivamente nell'opera di fortificazione dello Stato sabaudo, tra il 1689 e l'inizio del 1690, fu impegnato in interventi nella cittadella di Torino e successivamente nelle fortificazioni di Thonon e di altre città della Savoia. Fu poi a Villanova d'Asti e a Saluzzo. A settembre e a ottobre 1690 mise in stato di difesa Carmagnola minacciata dall'esercito francese dopo la sconfitta di Staffarda. Nell'inverno fortificò Giaveno e Avigliana, la cui caduta poteva favorire un attacco a Torino. In quest'ultima città lavorò intensamente in aprile e maggio per i depositi di polvere da sparo.
Il 27 maggio 1691 fu nominato colonnello di fanteria benché sprovvisto di reggimento (ibid., 1690 in 1691, c. 202). Questo incarico gli venne affidato nella previsione di attribuire a lui il compito di sovraintendere alle fortificazioni di Cuneo, che stava per essere assediata. Il 10 giugno era a Cuneo dove fu presente durante tutto il periodo dell'assedio, al termine del quale, il 3 luglio, segnalava quanto operato insieme con l'ingegner Michelangelo Garove per mantenere le difese. Lettere dell'agosto parlano di attacchi alla sua reputazione, per il comportamento tenuto durante l'assedio, da cui si difese con veemenza. Forse per risarcirlo di questa sgradevole vicenda il duca Vittorio Amedeo II gli donava il 13 giugno 1692 le proprietà, poste in Piemonte, del marchese romano don Giovanni Battista Muthi (Muti), che si riteneva essere morto senza eredi (Ibid., Camerale, Patenti controllo Finanze, 1691 in 1692, c. 173).
Nell'agosto 1692 Onorato si occupò del tentativo di assedio di Susa, presentando un disegno della fortezza della Brunetta che dominava quella città; mise in stato di difesa la piazzaforte di Demonte; e nell'ambito del tentativo di invasione della Provenza provvide i disegni di Tolone e Marsiglia.
Nel 1693 (Ibid., Camerale Piemonte, Art. 182, vol. 30, 1692 in 1694, n. 313) impiegò quarantasei giorni per visitare le fortificazioni di Cuneo, Demonte, Bard e Mirabocco per cui fu pagato 460 lire il 10 giugno 1693. Fu poi all'assedio di Pinerolo, dove fu presente per trentasette giorni al "prato dell'Abbate" e alla conquista del forte di S. Brigida (A. Signorelli - B. Signorelli). Nel dicembre 1695 visitò la cittadella di Casale definita irriconoscibile dopo i bombardamenti e partecipò alla demolizione delle fortificazioni di Pinerolo e alla costruzione del nuovo muro di cinta (ibid.). Nel 1697 a Cuneo si occupò del bilancio delle costruzioni civili e militari ducali; e sempre in quell'anno ebbe il grado di brigadiere (Arch. di Stato di Torino, Camerale, Patenti controllo Finanze, 1697, c. 193); gli venne inoltre conferita la patente di nobiltà per lo "sperimentato valore in diverse congiunture", ma più specialmente nella difesa di Cuneo assediata dai Francesi nel 1691, nel riacquisto di Carmagnola e nella conquista del forte di S. Brigida di Pinerolo e di Casale, con ampliamento dell'arma concessa nel 1687 (Manno). L'anno dopo era a Nizza per visitare le caserme in costruzione e a Montmelian per sistemare la più importante difesa oltre le Alpi: il 4 sett. 1699 in una lettera indicava calcoli e progetti per il castello di Nizza da eseguirsi l'anno seguente (Ibid., Intendenza Fabbriche e Fortificazioni, m. 1, n. 19). L'ultimo intervento di Onorato al consiglio delle Fabbriche avvenne il 29 luglio 1700, quando si discusse l'ordine ducale di apertura della nuova porta Palazzo. La morte di Onorato è da datare tra il 23 novembre e il 25 dic. 1700 (Ibid., Camerale Piemonte, Art. 201, reg. 8, 1699 in 1701, cc. 186v, 187r, dove è ricordata una supplica presentata da "Mariana vedova lasciata dal fu […] primo ingegnere Guibert").
Non si conoscono il luogo e la data di nascita di Luigi (Ludovico) Andrea, figlio di Ludovico Maurizio e di Clara Maria Broccardo, che effettuò probabilmente l'apprendistato di ingegnere in Francia. Nel 1686 si recò con un capomastro nelle valli di Luserna (Ibid., Camerale, Patenti controllo Finanze, 1686, c. 109); il 14 dic. 1692 veniva retribuito quale assistente deputato alle fortificazioni di Torino (Ibid., Camerale Piemonte, Art. 182, vol. 30, 1692 in 1694, c. 9). Il 12 genn. 1694 Vittorio Amedeo II lo promuoveva ingegnere, a seguito delle buone prove date fortificando Bard e per l'opera prestata durante l'assedio del forte di S. Brigida a Pinerolo e in altre occasioni (Ibid., Camerale, Patenti controllo Finanze, 1693 in 1694, c. 73). Successivamente venne pagato per servizi in campagna (ibid., 1695, 20 maggio e 20 giugno). Nel 1697 si recò in Fiandra, con gli ingegneri Rocco Antonio Rubatto e Georges Vialon de Nouvelles, all'assedio di Ath, probabilmente in viaggio di istruzione (ibid., 1697 in 1699, c. 79, 4 giugno 1697). Il 3 ag. 1697 Onorato trasmetteva al ministro G.G.G. Carron di San Tommaso il piano dell'attacco di Ath che il nipote Luigi Andrea gli aveva spedito. Luigi Andrea fu anche a Bruxelles, a Groninga, Berg-Op-Zoom, e, successivamente, a Parigi, dove - scriveva il 20 sett. 1697, al duca Vittorio Amedeo II - aveva la possibilità di imparare e lavorare. Dopo la visita ad almeno venti piazzeforti, ricevuto l'ordine di rientrare, fece ritorno da Dunkerque a Parigi con l'ingegnere Rubatto e quindi nel Ducato sabaudo. Il 26 luglio 1698 si recò in Germania per servizio ducale (ibid., 1698 in 1699, c. 60).
Nel 1702 stendeva una relazione sulla situazione dello stato della cittadella di Torino (Amoretti - Menietti, pp. 44 s.). Nel 1706, durante l'assedio di Torino, venne in sospetto al duca Vittorio Amedeo II (Le campagne di guerra in Piemonte (1703-1708) e l'assedio di Torino, VII, Torino 1907, p. 40), cosicché non risulta indicato fra gli ingegneri in servizio durante l'assedio (A. Manno, Assedio di Torino, in Miscellaneadi storia italiana, XVII [1878], 2, pp. 394 s.). Era invece di nuovo fra gli ingegneri in servizio nel 1709 (B. Signorelli, Indicazioni per una biografia diMichelangelo Garove, in Boll. della Soc. piemontese di archeologia e belle arti, XLVI [1994], p. 146 n. 65). Dopo il 1710 iniziò una serie di interventi a Ivrea e nel Canavese.
Tra il 1711 e il 1715 lavorò per l'impianto del parco del castello di Masino unitamente al giardiniere Henri Duparc (E. Ballaira - S. Ghisotti, Il castello di Masino negli inventari storici, ibid., pp. 112, 114).
Tra il 1714 e il 1716 effettuò una serie di misurazioni e calcoli di spese necessarie per il duomo e il vescovado di Ivrea, le cascine di Pavone, il castello di Albiano e l'alloggiamento dei seminaristi di Ivrea e le abbazie di S. Stefano, della Bessa e di S. Genuario (Arch. di Stato di Torino, Camerale Piemonte, Art. 710, 1-5, Conto Signor Tesoriere e Depositario Colomba Redditi Abbazie, vol. IV, 1714; vol. V, 1715-16).
Nel 1715 Luigi Andrea sostituì Antonio Bertola negli interventi effettuati per il duomo di Torino alla tribuna, alla custodia dell'organo, alla sottostante cappella del Crocifisso, all'archivio del capitolo (distrutto), all'ingresso laterale e alla scalinata di fronte al palazzo Chiablese. Pur avendo dovuto operare su di uno spazio limitato Luigi Andrea fece opera egregia, con l'altare progettato "alla romana" e con il sapiente coordinamento di una serie di artisti fra cui Stefano M. Clemente.
Nel 1719 studiò la sopraelevazione del campanile del duomo, che però venne effettuato successivamente da F. Juvarra (Carboneri).
Luigi Andrea eseguì anche una serie di importanti interventi a Ivrea tra cui la ricostruzione, fra il 1716 e il 1718, del ponte sulla Dora, distrutto dai Francesi nell'assedio del 1704. In questa occasione gli Austro-Sabaudi demolirono la chiesa di S. Lorenzo per impedire che i Francesi la usassero come ricovero; e nel 1718 se ne iniziarono i lavori di ricostruzione su disegno di Luigi Andrea. A Luigi Andrea è attribuita anche la progettazione della chiesa di S. Gaudenzio, posta fuori delle mura cittadine, la realizzazione avvenne fra il 1716 e il 1724.
La più importante realizzazione di Luigi Andrea a Ivrea è quella del seminario, erroneamente attribuito a Juvarra.
Si tratta di un grande edificio di severa tipologia barocca con splendido porticato interno, bella cappella e scaloni di collegamento. Luigi Andrea vi diresse il capomastro Agostino Menafoglio tra il 1715 e il 1718; successivamente dovette affrontare anche il collaudo e le critiche dell'ingegnere G.G. Plantery. Da quest'ultima parte della vicenda si apprende che i disegni di progetto bruciarono in un incendio avvenuto nel vescovado di Ivrea dove abitavano i mastri esecutori dell'edificio (Quaccia).
A Foglizzo, nel Canavese, venne ricostruito il campanile della parrocchiale (datata fra l'inizio del Settecento e il 1723), su disegno di Luigi Andrea e probabilmente di M.A. Garove defunto nel 1713 (Brusa Trompetto, p. 356).
Nel 1719-20 dovrebbe aver redatto i progetti per il nuovo convento di S. Francesco di Paola a Nizza (Foussard - Barbier, p. 94). Al 1725 è datato il progetto (non eseguito) per la chiesa di S. Maria Maggiore di Racconigi.
Nel 1727 Luigi Andrea risultava creditore nei riguardi della eredità di Luisa di Savoia, deceduta il 22 febbr. 1726; il 3 apr. 1727 ricevette il saldo e il giorno dopo dovette partire per servizio del re (Arch. di Stato di Torino, Insinuazione di Torino, 1727, libro 4, vol. 2, cc. 763, 1029).
Nel marzo del 1728 Luigi Andrea venne trasferito in Sardegna. A Cagliari proseguì l'opera di Felice De Vincenti per la difesa della zona occidentale della marina e dell'accesso al castello sul lato orientale della torre di S. Pancrazio. Progettò lo scalone, di tipologia barocca, del palazzo reale e il portone d'ingresso.
Il 24 nov. 1730 a Luigi Andrea, probabilmente ammalato, venne concesso di rientrare in Piemonte. Cabras lo dice morto a Cagliari tra il 5 ag. 1730 e il 5 genn. 1731. Se ne ha conferma dal testamento fatto redigere il 28 ag. 1731 dalla moglie Susanna Teresa De Nicola (ibid., 1731, libro 5, vol. 1, c. 185).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Corte, Materie politiche per rapporto all'interno, Lettere di particolari, "G", 57-58; Camerale,Patenti controllo Finanze, 1597 in 1601, c. 188; 1603 in 1604, c. 240; 1614, c. 75; Guerra e Marina, Ufficio Generale del Soldo, Ordini generali e misti, 1728, 1730; A. Saluces, Histoire militaire du Piémont, V, Turin 1859, p. 474; Roma, Biblioteca dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, A. Manno, Il patriziato subalpino, vol. GORI-GUT (dattiloscritto), p. 656; N. Carboneri, Il duomo di Torino dal 1691 al 1729, in Atti del X Congresso di storia dell'architettura, Torino… 1957, Roma 1959, pp. 382-386, 395; C. Brayda - L. Coli - D. Sesia, Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, p. 40; M. Cabras, Le opere del De Vincenti e dei primi ingegneri militari piemontesi in Sardegna nel periodo 1720-1745, in Atti del XIII Congresso di storia dell'architettura, Cagliari…1963, Roma 1966, pp. 292, 298 s., 307 s.; F. Quaccia, Identificazione del progettista del seminario vescovile di Vercelli, in Boll.della Soc. accademica di storia ed arte canavesana, gennaio 1984, pp. 138-186; V. Comoli, in Il palazzo dicittà a Torino, I, Torino 1987, p. 85; D. Foussard - G. Barbier, Baroque niçois et monégasque, Paris 1988, ad indicem; S. Brusa Trompetto, Tardo barocco in Canavese. Le chiese parrocchiali, un bene di valorestorico-documentario, in Boll. della Soc. piemontese di archeologia e belle arti, n.s., L (1998), p. 356; M. de Candido, Le fort de Saint-Elme et le port de Villefranche, in Nice historique, CII (1999), 1-2, pp. n.n.; A. Signorelli - B. Signorelli, Documenti sulle vicende delle fortificazioni di Pinerolo tra l'assedio del 1693 e la demolizione del 1696, in Boll. della Soc. piemontese di archeologia e belle arti, n.s., LI (1999), ad indicem; G. Amoretti - P.G. Menietti, Riscoperta e valorizzazione del forte torinese detto "Pastiss", in Atti del Congresso internazionale di archeologia, storia e architettura militare… 1998, a cura di G. Amoretti - P. Petitti, Torino 2000, pp. 44 s., n. 11; P. Bianchi - A. Merlotti, Cuneo in età moderna. Città e Stato nel Piemonted'ancien régime, Milano 2001, p. 323; Ch. Astro, Le sanctuaire de Laghet le monument et ses oeuvres d'art, in Nice historique, CIV (2001), 2-3, pp. 137-143; A. Merlotti, I volti della città fortezza dal secolo di ferro alla crisi dell'ancien régime, in Storia di Cuneo e del suo territorio, Savignano 2002, pp. 457-459.