Guglielmo VII marchese di Monferrato
Della famiglia degli Aleramici, nacque intorno al 1240 da Bonifazio II e da Margherita di Savoia. Successo al padre nel 1254, s'impose ben presto per la sua azione a largo raggio, tesa alla costituzione di una vasta signoria territoriale che, partendo dalle sue terre del Monferrato, si estendesse verso la media pianura padana in direzione di Pavia e di Milano.
Dopo aver appoggiato Manfredi e Oberto Pelavicino seguendo la tradizionale politica ghibellina dei suoi predecessori, al profilarsi della venuta di Carlo d'Angiò si accostò a lui, e alle sue truppe concesse libero passaggio per il marchesato (1265). Si trattava evidentemente di una scelta necessaria, determinata dalla preoccupazione di porsi al riparo da un'eventuale aggressione dell'Angioino, al quale il Monferrato sbarrava la via d'Italia; ma, quando si accorse che le mire di Carlo si spingevano anche alle città piemontesi, fu pronto a staccarsene per volgersi ad appoggiare le pretese imperiali di Alfonso di Castiglia, di cui sposò la figlia Beatrice in seconde nozze (1271). Per la celebrazione del matrimonio G. si recò in Spagna, e qui si adoperò perché Alfonso intervenisse attivamente in Italia, forte dell'appoggio dei cardinali ghibellini: il vicariato imperiale che il Castigliano gli concesse parrebbe testimoniare questa volontà d'intervento, rimasta tuttavia senza seguito, con grave pregiudizio di G., che si trovò completamente isolato e per di più scomunicato da Gregorio X.
Solo la rinuncia di Alfonso ai suoi diritti (1275) venne a liberarlo da questa incomoda posizione, consentendogli più tardi (1278) di avvicinarsi a Rodolfo d'Asburgo e al nuovo pontefice, Niccolò III, delle cui tendenze antiangioine correva la voce. Inizia così il periodo più fortunato dell'azione di G., che vede per circa un decennio l'estendersi della sua signoria, con diversi titoli giuridici, a numerose città piemontesi e lombarde: Vercelli, Alessandria, Acqui, Tortona, Casale, Ivrea, Torino, Como e, per un quinquennio (1278-82), Milano. La potenza raggiunta dal marchese e il quasi completo controllo delle vie appenniniche erano tuttavia destinati a stimolare l'alleanza tra le forze che premevano da varie direzioni: nasce così una coalizione antimarchionale di cui sono anima i Savoia e Matteo Visconti (1287) e cui aderirà più tardi Asti. Dopo aver combattuto con alterno successo, G., recatosi ad Alessandria per raccoglier nuove forze, venne travolto dall'improvvisa ribellione della città. Catturato, fu rinchiuso in una gabbia nelle carceri cittadine, dove morì il 6 febbraio 1292, dopo un anno e mezzo di prigionia. La sua morte segnò la dissoluzione del suo dominio, eccettuato il nucleo centrale delle terre feudali, destinate a passare al figlio Giovanni, che avrebbe più tardi condotto una lunga e sfortunata guerra contro Alessandria per vendicare il padre.
Una personalità di questa statura non poteva passare inosservata da D., che inserisce G. tra i protagonisti della politica europea dell'ultimo Duecento (Pg VII 133-136), anche se tra loro più basso in segno di minor dignità. Sottolineando come la guerra condotta per causa sua anche dal figlio fa pianger Monferrato e Canavese, il poeta concorda in questo severo giudizio con i contemporanei, che nel marchese videro soprattutto l'espressione di una smodata e insaziabile ambizione.
E stata pure avanzata l'ipotesi che sia G. il buono Marchese di Monferrato lodato in Cv IV XI 14 per la sua liberalità, e non Bonifazio di Monferrato (v.): ma di tale virtù di G. non si ha particolare menzione nei contemporanei.
Bibl. - Dato il posto rilevante da lui occupato nella vita italiana del '200, in numerose cronache si trovano notizie su G.; in particolare saranno da tenere presenti, oltre alla Cronica di Salimbene e agli Annales Ianuenses dei continuatori di Caffaro, gli Annales Piacentini gibellini, in Mon. Germ. Hist., Scriptores XVII, Hannover 1861, 457-581; il Chronicon Parmense, in Rer. Itai. Script.² IX IX, Città di Castello 1902, e G. Ventura, De gestis civium Astensium, in Mon. Hist. Patriae, Scriptores, Torino 1848, 697-816; tardo ma bene informato è G. Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, ibid., 841-1076. Un'ottima monografia è quella di A. Bozzola, Un capitano di guerra e signore subalpino: G. VII di Monferrato (1254-1292), in " Miscellanea di Storia Ital. " s. 3, XIX (1920) 261-443.