STEFANI, Guglielmo
– Nacque a Venezia il 5 luglio 1819 da Domenico, commissario superiore della polizia austriaca, e da Teresa Fattori.
Dopo avere frequentato il liceo nella sua città, seguendo uno degli spostamenti paterni nel 1836 si trasferì a Padova, dove intraprese gli studi giuridici.
Non si hanno certezze sul loro esito finale, anche se, nel corso della sua vita, Stefani si qualificò spesso come dottore e avvocato.
Proprio a Padova entrò presto in contatto con un gruppo di giovani – di cui facevano parte Giovanni Prati, Leone Fortis, Arnaldo Fusinato, Aleardo Aleardi e altri – che si radunava nei locali del caffè Pedrocchi. Tutti personaggi attratti, come lui, dalle idee del romanticismo e animati da vivi sentimenti patriottici. Nel 1839, appena ventenne, si sposò con la sedicenne Maria Rosa Paris, con la quale ebbe quattro figli: Domenico, deceduto a cinque anni, Girolamo, Matilde e Teresa.
Nel frattempo, tentò di ritagliarsi uno spazio in campo editoriale. Così, quando il 15 gennaio 1844, per i tipi dell’editore Crescini, nacque il quindicinale Giornale euganeo di scienze, lettere ed arti, Stefani ne divenne uno dei principali collaboratori, assieme a Fortis, Francesco Dall’Ongaro, Niccolò Tommaseo e alcuni altri. Diretto da Antonio Meneghelli, morto settantanovenne quello stesso anno, l’Euganeo manifestò letterariamente un’impostazione romantica e, politicamente, neanche troppo velate simpatie per la causa nazionale. Dal secondo anno di pubblicazione, mentre il giornale andava assumendo caratteri di sempre più schietto patriottismo finendo anche per attirare l’attenzione delle autorità austriache di vigilanza, Stefani e Crescini ne divennero «direttori-editori».
Il 30 luglio 1845, ancora assieme a Crescini, Stefani diede vita a un nuovo settimanale, a cui avrebbero collaborato molti degli uomini già vicini all’Euganeo e di cui Stefani divenne di fatto anche il principale animatore: il Caffè Pedrocchi. Probabilmente a causa delle pressioni esercitate dal governo, il Pedrocchi iniziò tuttavia regolari pubblicazioni solo dal 4 gennaio 1846, manifestando come l’Euganeo un’impostazione romantica e liberale, ma con caratteri più vivi e ardenti. Proprio per iniziativa di Stefani, il giornale avviò anche una vivace campagna per attribuire al locale teatro Nuovo il nome Risorgimento.
L’8 febbraio 1848 le sale del caffè Pedrocchi diventarono sede di violente sommosse antiaustriache, da cui scaturirono vari arresti, tra cui quello di Stefani, che fu tradotto nelle carceri veneziane di San Severo. Ne uscì poche settimane dopo, il 17 marzo, assieme a Daniele Manin, Andrea Meneghini, Marco Lanza e Tommaseo, in seguito all’insurrezione di Vienna e alle dimissioni di Metternich. Dopo una temporanea sospensione, il Pedrocchi poté così riprendere il 5 aprile le pubblicazioni, con una nuova serie, accompagnata dal motto Unione, Indipendenza e dal sottotitolo Foglio politico letterario. Il giornale iniziò anche a proporre un supplemento quotidiano, intitolato il Bollettino della mattina, che scaturì dall’«urgenza delle circostanze e del bisogno di conoscere cotidianamente ciò che interessa tutti i cuori italiani» (Lepri - Arbitrio - Cultrera, 1999, p. 22). Ma questa nuova vita del Pedrocchi fu piuttosto breve. A giugno gli austriaci rioccuparono infatti Padova, decretando di fatto la fine del periodico, mentre Stefani – che aveva fatto parte del gruppo di patrioti favorevole all’immediata fusione del Veneto con il Piemonte – fu oggetto delle ritorsioni asburgiche, finendo nella lista di cittadini ai quali non fu esteso il provvedimento di amnistia.
Apertasi per lui la strada dell’esilio, si trasferì a Torino, dove riuscì a ritagliarsi uno spazio di rilievo in ambito editoriale e giornalistico, intrattenendo rapporti con personaggi piuttosto influenti della cerchia moderata (da Pier Alessandro Paravia ad Angelo Fava, a Pietro Paleocapa, a Cristoforo Negri, all’abate Carlo Cameroni, a Giuseppe Pomba e allo stesso Cavour). Già nel 1850 pubblicò per i cugini Pomba e C. una piccola guida turistica intitolata Superga. Monografia storica illustrata. Diede inoltre vita a un giornale della sera – di letteratura e avvenimenti teatrali – dal titolo La Scintilla, che raccolse un’ottima accoglienza tra i lettori, anche se ebbe un’esistenza brevissima, probabilmente a causa di contrasti con l’editore. Quello stesso anno fu assunto dalla Gazzetta piemontese, giornale ufficiale del Regno, a cui collaboravano anche altri esuli come Prati e Fortis, e di cui nel 1853 diventò direttore di fatto. Pubblicò, tra il 1851 e il 1852, i tre volumi di Carte segrete e atti ufficiali della polizia austriaca in Italia dal 4 giugno 1814 al 22 marzo 1848 (da lui recuperati quando suo padre era viceprefetto a Venezia), editi dalla Tipografia Elvetica di Capolago, mentre tra il 1852 e il 1856 coordinò i lavori dell’Annuario italiano storico-statistico.
La vita di Stefani conobbe tuttavia la sua svolta più significativa a partire dal 26 gennaio 1853, quando, dopo avere preso contatti con l’Agenzia parigina Havas (ed essersi garantito l’appoggio di Cavour), diede vita alla prima moderna agenzia di stampa in Italia: l’Agenzia Stefani telegrafia privata. Ispirandosi ad altre preesistenti agenzie europee, come la citata Havas, la Wolff di Berlino e la Reuters di Londra, in breve tempo, Stefani fece della sua agenzia una realtà di sempre maggior peso nel panorama giornalistico sabaudo, grazie anche al trattamento di favore che riuscì a garantirsi dal governo.
Divenuto ufficialmente, il 20 marzo 1854, cittadino del Regno di Sardegna (in anticipo, rispetto ai dieci anni previsti dalla legge), Stefani non interruppe mai completamente la sua attività in campo editoriale, coordinando ad esempio – attraverso i comitati di redazione che aveva nel frattempo costituito per la sua agenzia – il lavoro di stesura di alcune guide e dizionari corografici. Curò inoltre la pubblicazione di due opere come l’Epistolario di Silvio Pellico, uscito nel 1856 per Le Monnier, e le Novelle di Cesare Balbo, uscite due anni prima per lo stesso editore, assieme ai Frammenti sul Piemonte.
Nel giugno 1856 fondò e diresse per un biennio la quotidiana Correspondance italienne lithographiée. Lasciata l’anno successivo la Gazzetta piemontese, dal marzo 1858 diresse per un anno Il Mondo letterario. Nell’agosto del 1859 lanciò una sottoscrizione per far sopravvivere la Rivista contemporanea di Zenocrate Cesari, di cui nel biennio 1860-61 diventò anche editore e direttore. Riuscì in questo modo a rilanciare e a consolidare la diffusione del periodico, soprattutto grazie al contributo di collaboratori di prestigio come Francesco De Sanctis, Costantino Nigra, Cesare Cantù e Dall’Ongaro. Direttore, tra il 1860 e il 1861, della Bibliografia degli illustri contemporanei, nel luglio del 1860 fece anche rinascere Il Mondo illustrato, settimanale – finemente curato sotto il profilo grafico – fondato nel 1847 da Giuseppe Pomba, ma uscito solo per un biennio. Il periodico, sotto la sua direzione, assunse una veste editoriale meno elegante, distinguendosi tuttavia ugualmente per la ricchezza dei contenuti e per le dettagliate corrispondenze dai vari angoli d’Italia, proprio alla vigilia della fase di compimento dell’unificazione nazionale.
Stefani scomparve prematuramente a Torino l’11 giugno 1861, a nemmeno 42 anni, a causa dell’aggravarsi di una malattia di tipo infettivo.
L’amico Vittorio Bersezio (1880) ne avrebbe tratteggiato questo ritratto: «Centro animatore, istigatore, guidatore di tale eletta schiera erasi fatto chi non poteva dirsi, né aspirò mai ad essere né poeta, né scrittore, ma ebbe il dono d’una ardimentosa iniziativa, un’attività insuperabile, una certa squisitezza di gusto e la pertinacia non mai stanca né a lungo sfiduciata dalla volontà: io voglio dire Guglielmo Stefani [...]. Lo Stefani scriveva con poca eleganza, ma con chiarezza ed una certa vivacità naturale e scorrevole; e il suo merito maggiore era quello di sapere far scrivere gli altri [...]. Uomo franco, di maniere attraenti, di operosità capace, più uomo d’affari che letterato, trovò poi l’ufficio che gli era perfettamente adattato, quando nell’esilio in Piemonte seppe ottenere il privilegio governativo della prima Agenzia telegrafica che si è stabilita in Italia» (pp. 330 s.).
Opere. Oltre ai testi citati si segnalano: Superga, Torino 1850; Torino e i suoi dintorni, Torino 1852 (con D. Mondo); Il Conte Verde (Amedeo VI). Ricordi storici, Torino 1853; Dizionario corografico del Veneto, Milano 1854; Dizionario corografico degli Stati Sardi di terraferma, Milano 1854; Guida alle acque salutari degli stati sardi, Torino 1854; Dizionario corografico della Corsica, Milano 1855; Dizionario corografico della Savoja, Milano-Torino 1855; Dizionario generale geografico-statistico degli Stati sardi, Torino 1855; Dizionario corografico della Svizzera italiana, Milano-Verona 1856; Dizionario corografico dello Stato Pontificio, Milano-Torino 1856; Dizionario corografico dell’isola di Sardegna, Milano 1857.
Fonti e Bibl.: Materiale documentario di un certo interesse su Stefani è conservato a Roma presso l’Archivio centrale dello Stato, Carte di Guglielmo Stefani, famiglia (1832-1935). Sull’attività editoriale torinese di Stefani, qualche interessante documento anche in Archivio di Stato di Torino, Sez. riunite, Carte Utet, m. 2, f. 1/110. Per altre utili indicazioni archivistiche si vedano: S. Lepri - F. Arbitrio - G. Cultrera, Informazione e potere in un secolo di storia italiana. L’Agenzia Stefani da Cavour a Mussolini, Firenze 1999, pp. VI-IX; P. Brunello, Colpi di scena. La rivoluzione del Quarantotto a Venezia, Verona 2018, pp. 255-259.
F. Montazio, G. S., in Rivista contemporanea, IX (1861), 26, pp. 223-226; V. Bersezio, Il Regno di Vittorio Emanuele II. Trent’anni di vita italiana, III, Torino 1880, pp. 330-332; A. Sandonà, “Il Caffè Pedrocchi”. Le vicende di un giornale celebre, in Nuova Antologia, 1912, vol. 246, pp. 671-675; M. Morgagni, L’Agenzia S. nella vita nazionale, Milano 1930, pp. 15-18; S. Cella, La stampa periodica a Padova fra il 1813 e il 1848, in Atti del II Congresso nazionale di storia del giornalismo... 1963, Trieste 1966, pp. 79-84; S. Lepri - F. Arbitrio - G. Cultrera, Informazione e potere, cit., ad ind.; E. De Fort, Editoria e mercato delle lettere a Torino a metà Ottocento, in Saperi per la nazione. Storia e geografia nella costruzione dell’Italia unita, a cura di P. Pressenda - P. Sereno, Firenze 2017, pp. 71-141.