PALLOTTA, Guglielmo
– Nacque a Macerata il 13 novembre 1727, figlio di Paride e di Angela Baldinucci, di nobile famiglia fiorentina.
Frequentò il collegio dei gesuiti di Macerata sotto la guida di Giulio Cesare Cordara. Giovanissimo il padre lo mandò a studiare a Roma, affidandolo alle cure di Matteo Compagnoni, nobile maceratese e vescovo di Osimo, dal quale fu messo a studiare prima nel collegio Nazareno e poi in quello Piceno, istituito dal cardinale Giovanni Battista Pallotta. Qui si applicò agli studi di filosofia, idraulica e, in particolare, di diritto.
In qualità di 'oratore' del pontefice, il 12 marzo 1748 ottenne la licenza di leggere e tenere presso di sé libri proibiti, licenza che rinnovò di anno in anno almeno fino al 30 luglio 1782, data dell’ultima richiesta conservata presso l’Archivio Pallotta di Caldarola (Suppliche al papa, b. 16.03.02, cc. n.n.).
Ordinato prete, benché avesse solo 20 anni divenne segretario del commissario alle Antichità Giovanni Battista Visconti, poi fu uditore del cardinale Enrico Enriquez, legato in Romagna dal settembre 1753. L'anno dopo, il 15 dicembre, si laureò in utroque iure. Enriquez lo nominò giudice privativo (la sua giurisdizione non poteva cioè essere cumulata a quella di nessun altro giusdicente) delle cause in materia d’acque delle tre provincie di Romagna, Bologna e Ferrara. Gli conferì, inoltre, il governo di Ravenna e, prima di morire, il 25 aprile 1756, lo nominò suo esecutore testamentario, lasciandogli un vitalizio di 100 scudi annui.
Passò quindi come uditore al servizio del cardinale Cosimo Imperiali, poi del cardinale Carlo Rezzonico, camerlengo e nipote di Clemente XIII, il quale il 26 maggio 1764 lo nominò canonico di S. Pietro, l’11 ottobre 1766 segretario della Fabbrica di S. Pietro e infine canonico altarista il 19 dicembre 1767. La progressione delle cariche proseguì sotto il nuovo pontefice Clemente XIV: segretario ed economo della Fabbrica di S. Pietro, con comunicazione manoscritta del 17 giugno 1769, fra i votanti della Segnatura di grazia, con lettera della Segreteria di Stato dell 5 luglio 1769, segretario della Congregazione del Buon governo, con notifica del 23 agosto 1771, tesoriere generale della Camera Apostolica , conferitagli il 14 maggio 1773 e ufficializzata il 18 successivo (Caldarola, Archivio Pallotta, Carte della Segreteria dello Stato Vaticano b. 16-03; Card. Guglielmo Pallotta, b. 127-05, c. n.n.). Da quest'ultimo ufficio ottenne una rendita ricavata dal gioco del lotto (100 scudi per ogni estrazione, a Roma e a Napoli), per potersi mantenere con decoro adeguato alla carica.
Coadiuvò Clemente XIV nell’incremento delle raccolte archeologiche del Museo vaticano di antichità, il cosiddetto museo Pio-clementino. In qualità di tesoriere concedeva le licenze per condurre scavi archeologici, con la condizione di consegnare alla Tesoreria «il terzo e il quarto, o anche la metà del rinvenuto» (Moroni, LXXIV, 1855, p. 316). Fu così concesso al marchese Alessandro Bandini il permesso di scavare la città romana di Urbs Salvia (Urbisaglia, in provincia di Macerata). Pallotta stesso seguì gli scavi archeologici condotti nella città etrusca di Vulci, in provincia di Viterbo, e i reperti rinvenuti andarono a incrementare le collezioni del museo.
Da papa Pio VI ebbe l'incarico di esaminare la situazione dei dazi, delle gabelle e delle dogane nello Stato pontificio e il 21 settembre 1775 partì, insieme con i funzionari della Computisteria generale, per un giro d’ispezione, percorrendo, per 45 giorni, l’Appennino umbro-marchigiano. Seguì l’istituzione di una congregazione, con motu proprio del pontefice del 27 luglio 1776, per elaborare un progetto di riforma che contemplasse la soppressione dei pedaggi e delle gabelle di transito, con l'obiettivo di migliorare l’agricoltura, l’industria e il commercio.
Creato prefetto della Sacra congregazione del Concilio, fu elevato alla porpora da Pio VI il 23 giugno 1777 e il 28 luglio ricevette il titolo di S. Eusebio, di cui aveva seguito i lavori di restauro. Il 23 settembre 1782 passò a quello di S. Maria degli Angeli. Nominato pro-tesoriere generale (al 1780 risale un’iscrizione che si riferisce alla costruzione di un magazzino per il legname sul lungotevere Flaminio voluto da Pio VI, quando Pallotta ricopriva tale carica; Pastor, 1934, p. 51), il 14 dicembre 1779, con lettera della Segreteria di Stato, fu designato prefetto della Congregazione delle acque, paludi pontine, fontane e canali. Il 29 gennaio 1787 il pontefice lo nominò camerlengo del Collegio cardinalizio.
Progettò un piano di bonifica che riuscì a realizzare in parte, anche mediante un prestito gratuito richiesto al Banco di S. Spirito. Il suo lavoro rimase incompleto perché, come gran parte delle fonti riporta, «morì di crepacuore», in quanto «quasi solo sostenne nel Sacro Collegio il disonore dello stato e la rovina delle famiglie per l’istantanea emissione delle cedole, ma la sua opinione non trionfò, avendo contrarii il più dei colleghi ed il sommo pontefice» (Caramelli, 1881, p. 75).
Si impegnò per la riedificazione della nuova cattedrale di Macerata, alla quale donò un San Michele Arcangelo, copia in mosaico eseguita da Giovanni Battista Calandra da Vercelli di un quadro del Cavalier d’Arpino (Giuseppe Cesari), tuttora collocata su un altare del transetto di destra. Fu patrono dell’Accademia letteraria maceratese dei Catenati, fondata il 2 luglio 1574.
Morì a Roma il 21 settembre 1795. Fu sepolto in S. Maria in Campitelli, vicino al suo palazzo romano.
Nell’inventario post mortem (una copia a Caldarola, Arch. Pallotta, b. 45.05, cc. n.n.), stilato il 13 novembre, sono elencati dipinti, di cui si sono perse le tracce, che testimoniano il suo interesse collezionistico. Fra gli altri si segnalano un ritratto di Cardinale «originale di Ribera», due quadri di «prospettiva con figure» del Piazza, un San Francesco d’Assisi e un San Pietro «della scuola di Carracci», una Samaritana dipinta alla «maniera di Caravaggio», una Pietà «con le Marie dipinta sopra il rame» di «scuola lombarda originale», un San Guglielmo «con nostro Signore» del Sassoferrato e una Samaritana al pozzo di Gaspare Celio, una Sant’Agata in contemplazione di Tintoretto , una Sacra Famiglia, «originale del Bronzino», un San Pellegrino «alla maniera di Sublerasse», una «Madonna con l’uffizio in mano» di un allievo del Maratti e la Vestale «copia di Maratta fatta dal Chiari». Ancora, una Madonna con Bambino e sant’Anna alla «maniera del Procaccini», è registrata sull’altare della sua cappella privata, una Cacciagione di Pietro Navarra, due sopraporte con Battaglie del Vandermuler, dipinti della scuola di Rubens e Guercino, e diverse copie da Raffaello, Iacopo Bassano, Tiziano, Guido Reni, Giovanni Lanfranco.
Fonti e Bibl.: Caldarola, Arch. privato Pallotta, Carte della Segreteria dello Stato Vaticano, b. 16.03; Card. Guglielmo Pallotta, b. 127.05, cc. n.n.; G.A. Visconti - F. Waquier De La Barthe, Dissertazioni epistolari sopra la statua del discobolo scoperta nella Villa Palombara..., Roma 1806, pp. 55-61; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XVI, Venezia 1842, p. 179; XXIII, ibid. 1843, p. 138; LXIX, ibid. 1854, p. 244; LXXIV, ibid. 1855, pp. 314-316; LXXXII, ibid. 1856, p. 157; LXXXVI, ibid. 1857, p. 380; CI, ibid. 1860, pp. 73, 298; CIII, ibid. 1861, pp. 102, 152; G. Caramelli, Caldarola ed i suoi anni..., Camerino 1881, pp. 74-76; L. von Pastor, Storia dei papi, XVI, Roma 1934, pp. III, 51-54, 269; P.G. Pallotta della Torre del Parco, Cenni storici sulla Famiglia Pallotta, Bologna 1951, pp. 29-34; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica, VI, Padova 1958, pp. 32, 43, 56, app. IIB; N. Del Re, I cardinali prefetti della Sacra Congregazione del Concilio dalle origini ad oggi (1564-1964), in Apollinaris, XXXVII (1964), pp. 130 s.; Storia di Macerata, a cura di A. Adversi et al., Macerata 1972, p. 283; M. Corcione, Teoria e prassi del costituzionalismo settecentesco. Esperienze nel Regno di Napoli e nello Stato della Chiesa, Frattamaggiore 2000, pp. 58-61, 81, 88 s.; G. Barlesi, Memorie, a cura di R. Cicconi, Pollenza 2003, pp. 276-281; G. Paci, Per una storia della raccolta epigrafica di Villa Due Pini, in La collezione epigrafica di Villa Due Pini a Montecassiano, a cura di G. Paci - S.M. Marengo, Tivoli 2005, pp. 21 s.