MARCHESELLI (Adelardi), Guglielmo
Secondo di questo nome, figlio di Guglielmo (I) e di Adelasia, nacque intorno al secondo decennio del XII secolo a Ferrara.
Il M. discendeva da un'antica famiglia comitale nota anche con il nome di Adelardi, perché discendente dal conte Adelardo (I) detto Burclus, la cui attività è documentata intorno all'anno Mille.
Le prime notizie sul M. risalgono al 1144, quando sua madre, insieme con il figlio Adelardo, fratello minore del M., concesse un'enfiteusi anche a nome del M.; con tutta probabilità i due fratelli, fino alla morte di Adelasia avvenuta nel 1154, agirono sempre in sottordine rispetto a quest'ultima, personalità estremamente attiva e presente nella gestione del patrimonio familiare, i cui principali proventi erano dovuti a concessioni fondiarie ottenute dagli episcopati ravennati e ferraresi (Castagnetti, 1985, p. 105).
Secondo la Compilatio chronologica di Riccobaldo da Ferrara, nel 1147 il M. partecipò alla seconda crociata, per la liberazione di Edessa.
La notizia, pur non suffragata da altre testimonianze, trova riscontri indiretti nella devozione del M. nei riguardi della Terrasanta, testimoniata fra l'altro dall'edificazione, voluta dal M., della rotonda intitolata al S. Sepolcro annessa alla chiesa di S. Maria di Betlem di Mizzana, dove fu sepolto suo padre. L'esperienza militare è altresì ricordata nel cavaliere della statua equestre, murata nella facciata della cattedrale di Ferrara e raffigurante il mese di maggio nel ciclo dei mesi, nel quale una consolidata tradizione ha identificato il Marcheselli.
Dal 1155, quando agì insieme con il fratello Adelardo nell'acquisizione e nella concessione di beni fondiari nella circoscrizione plebana di S. Maria di Gaibana (Castagnetti, 1985, p. 106), il M. è ricordato in numerosi atti privati, mentre non è attestata una sua partecipazione alla vita cittadina: in questo contesto risulta particolarmente indicativo dello status sociale del M. un atto, relativo a un'enfiteusi, rogato il 5 ag. 1160 "in palacio Guilelmi et Adholardi" (Benedettini in S. Daniele, p. 63). L'assenza del M. dalla sfera pubblica è da ricondurre all'indirizzo politico di Ferrara in quel decennio, non consono alle sue scelte.
Dal 1151 la città era retta da una magistratura unica affidata a Salinguerra (I) Torelli e allineata su posizioni filoimperiali. Tale indirizzo non mutò neppure con l'allontanamento di Salinguerra dai vertici della vita comunale, perché il governo di Ferrara passò a rettori e podestà di nomina imperiale.
Proprio un documento riguardante il M. illustra molto bene il quadro delle fazioni delineatosi in città agli inizi degli anni Sessanta: con l'atto rogato il 2 genn. 1162 (Castagnetti, 1987, p. 155), il M. e Adelardo investivano di beni Pagano de "Parunçolo", loro feudatario, e gli assicuravano tutela nei riguardi di Salinguerra; gli era inoltre concessa la facoltà di giurar loro fedeltà, solo dopo che fosse stata siglata una concordia tra i due fratelli e Salinguerra Torelli.
Nella sua analisi, Castagnetti (ibid., p. 137) sottolinea come questo documento, di ambito schiettamente privato, riveli la divisione esistente in Ferrara fra i due schieramenti facenti capo ai Torelli e al M., quest'ultimo schierato contro l'ingerenza dell'autorità imperiale, che rivendicava un costante controllo non solo sulla città, ma sulla circostante navigazione fluviale.
Una più incisiva presenza del M. nelle vicende cittadine è da ricondurre all'adesione di Ferrara alla Lega lombarda (1167), adesione alla quale il M. contribuì fattivamente.
In tale prospettiva di mutati equilibri e indirizzi si inserisce l'intervento del M. nella difesa della città di Ancona, stretta d'assedio, anche con il sostegno veneziano, dal legato imperiale Cristiano di Magonza e in favore della quale intervennero, oltre alle truppe dell'imperatore bizantino Manuele Comneno, Aldruda Frangipane contessa di Bertinoro. L'avvenimento risale al 1173, anno cruciale per le vicende del Comune cittadino, di cui i decreti emanati il 13 maggio e pubblicati in epigrafe sulla fiancata meridionale della cattedrale costituiscono una precipua testimonianza; la partecipazione del M. alla liberazione di Ancona inseriva così la città nelle "vicende italiane di più ampia portata" (Ortalli, p. 324) e riaffermava in pieno l'immagine di cavaliere così consona al Marcheselli.
Fonte principale di questo avvenimento è il Liber de obsidione Ancone di Boncompagno da Signa, il quale sottolinea come il M. fece ricorso, per tale azione militare, alle proprie risorse finanziarie impegnando anche i suoi possedimenti e coinvolgendo i suoi fideles. Nel corso del suo avvicinamento ad Ancona il M. dovette affrontare gli ostacoli frappostigli da Pietro Traversari, podestà di Ravenna e suo consobrinus, che gli impedì il passaggio per le terre del Ravennate. Conclusosi felicemente lo scontro con l'esercito di Cristiano di Magonza e liberata la città, il M. ricevette molti doni dai cittadini che, uniti a quelli donatigli a Costantinopoli dall'imperatore, che lo accolse dopo l'esito fortunato della battaglia, gli permisero, stando sempre a Boncompagno, di riscattare i debiti contratti.
Nel 1175 il M. risulta a Padova, altra città coinvolta in primo piano nelle iniziative della Lega lombarda. In occasione della pace di Venezia (1177), che pose temporaneamente fine alla lotta fra i Comuni italiani e l'Impero, la città di Ferrara non mandò suoi rappresentanti, probabilmente per il mutato atteggiamento della sua classe dirigente, e in primo luogo dello stesso M., nei confronti delle iniziative della Lega.
In quel torno di anni il M. continua a comparire in atti riguardanti la gestione dei beni fondiari spettanti all'episcopio ferrarese, come attestano un documento del 4 giugno 1175 in cui il M. riconosce al capitolo cittadino la concessione del quartese della decima di "Villamanna", e una sentenza del 30 ott. 1180 riguardante una vertenza che lo opponeva, con il fratello Adelardo, sempre al capitolo ferrarese e al vescovo Guido in merito al possesso dei beni di Cornacervina (Franceschini, pp. 72 s.). Sempre per quell'anno è documentata l'assegnazione, da parte del M., di beni fondiari in enfiteusi a favore di suoi fideles, a testimonianza di una vasta rete di prestigio e sostegno (Castagnetti, 1985, p. 113).
Il 12 maggio 1183 il M. dettò le sue volontà (Frizzi): lasciava i suoi beni ad Adelardo e, nel caso il fratello gli fosse premorto senza eredi maschi, 100 libbre imperiali alla figlia di questo, Marchesella, nonché altrettanti beni ai nipoti Linguetta e Guglielmo, figli di una sorella del M. di cui si ignora il nome e di Giocolo Giocoli, esponente di una famiglia ferrarese di un certo rilievo. Il 18 maggio di quell'anno fu redatto l'inventario dei beni del M. (cfr. Muratori) nel territorio ferrarese, all'interno della città e anche nel comitato di Bologna: un patrimonio frutto di un'accorta gestione degli appezzamenti detenuti dalla Chiesa ferrarese e ravennate, nonché di solidi rapporti vassallatici intessuti dal Marcheselli.
La data di morte del M. è controversa: il 9 febbr. 1185 Adelardo ebbe un'investitura a titolo di feudo da Rolando abate di S. Bartolomeo di Ferrara (Castagnetti, 1987, p. 154) e in quell'atto il M. non è nominato. Adelardo dovette morire poco dopo, perché in un documento redatto il 3 settembre di quell'anno, relativo a un'investitura di un casale del contado ferrarese, Marchesella risulta orfana e affidata a Pietro Traversari (Frizzi, p. 214). Solo in un documento del 9 maggio 1187 (Castagnetti, 1985, pp. 106 s.) il M. è dichiarato defunto: in questo arco di tempo - forse da anticipare alla data di redazione dell'inventario - deve essere collocata la morte del M., che fu sepolto nella cattedrale cittadina, ricordato da Riccobaldo come "civis optimus" e "princeps in Ferraria" (ed. Hankey, pp. 165, 169).
Marchesella nacque a Ferrara intorno al 1177-78, data desumibile dall'opera di Riccobaldo, che ricordando i soli avvenimenti noti della sua vita la qualifica in un caso come "septennem" (Chronica parva…, p. 154) e in un'altra occasione "quasi annorum octo" (Compilatio…, p. 169). Secondo il M., Marchesella avrebbe dovuto unirsi in matrimonio con Salinguerra (II) Torelli al fine di rappacificare le due famiglie. Proprio Traversari però, d'accordo con Linguetta e Guglielmo Giocoli, sottrasse Marchesella ai Torelli, che l'avevano già ricevuta o forse rapita, e l'affidò agli Estensi quale sposa promessa di Azzo (VI) d'Este o, più probabilmente, di Obizzo d'Este. Marchesella morì poco dopo, senz'altro prima delle nozze.
Indipendentemente dall'identità del promesso marito di Marchesella, gli Este acquisirono con rapidità il vastissimo patrimonio fondiario gestito a vario titolo dai Marcheselli; proprio contando su quel lascito la famiglia marchionale degli Este, fino ad allora gravitante nella Marca veronese, si insediò in modo duraturo a Ferrara, affermandovi nell'arco di pochi decenni la sua supremazia. In tale intromissione patrimoniale gli Este furono del resto favoriti proprio dagli stessi familiari dei Marcheselli: i Traversari e i Giocoli, come ricorda ancora Riccobaldo, il quale sottolinea come questi ultimi, benché eredi di Marchesella, non vollero rivendicare la cospicua eredità perché "contenti" che i marchesi la detenessero e "capitanei suae partis essent Ferrariae" (Compilatio, p. 170).
Fonti e Bibl.: F. Pippino, Chronicon, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., IX, Mediolani 1726, col. 628; Boncompagno da Signa, Liber de obsidione Ancone, a cura di G.C. Zimolo, in Rer. Ital. Script., 2a ed., VI, 3, pp. 27 s., 39 s., 44, 46 s. (per Marchesella p. 29); L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevii, III, Mediolani 1740, coll. 159 s.; A. Franceschini, I frammenti epigrafici degli statuti di Ferrara del 1173 venuti in luce nella cattedrale, Ferrara 1969, pp. 72-75; Riccobaldo da Ferrara, Cronica parva Ferrariensis, a cura di G. Zanella, Ferrara 1983, pp. 152-156 e ad ind.; Benedettini in S. Daniele, 1046-1198, a cura di E. Santschi, in Fonti per la storia di Venezia, sez. II, Diocesi Castellana…, IX, Venezia 1989, ad ind.; Riccobaldo da Ferrara, Compilatio chronologica, a cura di A.T. Hankey, Roma 2000, pp. 165, 168-170; A. Frizzi, Memorie per la storia della città di Ferrara, II, Ferrara 1848, pp. 209-218 (per Marchesella anche p. 149); P. Lamma, Comneni e Staufer. Ricerche sui rapporti fra Bisanzio e l'Occidente nel secolo XII, II, Roma 1957, pp. 247-250; G. Pistarino, Le iscrizioni ferraresi del 1135, in Studi medievali, s. 3, V (1964), 1, pp. 130-140; G. Ortalli, Comune e vescovo di Ferrara nel secolo XII: dai "falsi ferraresi" agli statuti del 1173, in Bull. dell'Ist. stor. italiano per il Medio Evo e Arch. Muratoriano, LXXXII (1970), pp. 276-294, 324-326; F. Bocchi, Istituzioni e società a Ferrara in età precomunale. Prime ricerche, in Atti e memorie della Deputazione provinciale ferrarese di storia patria, s. 3, XXVI (1979), ad ind.; A.L. Trombetti Budriesi, Vassalli e feudi a Ferrara e nel Ferrarese nell'età precomunale…, ibid., XXVIII (1980), pp. 46-55; E. Neri, L'atelier del Maestro dei Mesi nella scultura medievale della cattedrale di Ferrara, in La cattedrale di Ferrara. Atti del Convegno… 1979, Ferrara 1982, pp. 199-228 e ad ind.; A. Castagnetti, Società e politica a Ferrara dall'età postcarolingia alla signoria estense, Bologna 1985, ad ind.; A. Vasina, Comune, vescovo e signoria estense dal XII al XV secolo, in Storia di Ferrara, a cura di A. Vasina, V, Ferrara 1987, pp. 76-88; A. Castagnetti, La società ferrarese nella prima età comunale, ibid., pp. 134-139 e ad indicem. Su Marchesella vedi inoltre G. Righini, Due donne nel destino di casa d'Este: Marchesella degli Adelardi, Laura Dianti, in Atti e memorie della Deputazione provinciale ferrarese di storia patria, n.s., XXVIII (1964), pp. 13 s.; A.L. Trombetti Budriesi, La signoria estense dalle origini ai primi del Trecento, in Storia di Ferrara, a cura di A. Vasina, V, Ferrara 1987, pp. 164-166 e ad indicem.