GUISCARDI, Guglielmo
Nacque a Napoli nel marzo 1821. Terminati gli studi classici, frequentò i corsi di architettura di Gaetano Genovese.
Nei mesi di settembre-ottobre 1845 presenziò alla settima adunanza degli scienziati italiani svoltasi a Napoli, nel corso della quale furono discussi, in particolare, problemi riguardanti la litologia del Vesuvio e dell'area flegrea, sui quali si era concentrata in quegli anni l'attenzione dei ricercatori. Nel 1846 iniziò a frequentare i corsi di A. Scacchi, geologo e mineralista di fama internazionale, docente di "orittognosia" (mineralogia) presso l'ateneo partenopeo e direttore del Museo mineralogico.
La vivacità intellettuale del G. fu presto notata da Scacchi che offrì al giovane un posto di assistente presso la sua cattedra. Il G., però, non fu in grado di accettare l'offerta perché coinvolto nelle vicende politiche napoletane del 1848. Proseguì privatamente le sue ricerche, orientando i suoi studi verso la mineralogia, la paleontologia e la vulcanologia. Tra i suoi primi scritti sono da ricordare un breve trattato di cristallografia a uso dei chimici (Elementi di cristallografia, Napoli 1851) e il volume Fauna fossile vesuviana (ibid. 1857). Le ricerche vulcanologiche ebbero per oggetto le emanazioni gassose dell'area flegrea e le manifestazioni eruttive del Vesuvio con le sue produzioni mineralogiche, nonché alcuni fra i fenomeni chimico-fisici che si accompagnano alle fasi d'attività del vulcano.
Nel 1860 furono istituite, con decreto dittatoriale di G. Garibaldi, le prime cattedre di geologia a Napoli e a Palermo. Al G. fu affidata la cattedra napoletana e la direzione del Museo geologico, di cui arricchì la collezione originaria con l'acquisizione delle raccolte naturalistiche di L. Pilla e di O.G. Costa (cui più tardi si aggiunse quella di Scacchi).
Membro dal 1861 della Società Reale di Napoli, che nell'anno successivo istituì al suo interno l'Accademia delle scienze fisiche e matematiche, il G. partecipò attivamente alla vita di quest'ultima sia ricoprendo ruoli istituzionali, sia contribuendo con memorie e note alla pubblicazione degli Atti e dei Rendiconti. Fu membro anche di alcune società geologiche europee, tra cui la Geological Society di Londra e la Société géologique de France. Negli anni Sessanta gli interessi vulcanologici del G. furono stimolati, come quelli di molti altri studiosi italiani e stranieri, dall'intensa attività del Vesuvio. In occasione dell'eruzione dell'8 dic. 1861 il G. compì numerose ascensioni per studiare le modificazioni subite dalla zona superiore dell'edificio vulcanico con l'abbassamento del cono e l'allargamento del cratere centrale. Frutto di tali osservazioni sono le Notizie vesuviane, pubblicate in Rendiconto dell'Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, I (1862), pp. 99 s. L'interesse per il Vesuvio proseguì anche nei successivi decenni (Lettre sur la dernière éruption du Vésuve, in Comptes-rendus de l'Académie des sciences, 1872, vol. LXXV, pp. 504 s.).
Un breve scritto del 1863 Contribuzioni alla geologia dei Campi Flegrei (in Atti dell'Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, 1863, vol. I, pp. 1-6) riguarda, poi, lo studio geologico di quell'area fino ad allora ritenuta interessante in quanto sede di manifestazioni di fase solfatarica.
Le Contribuzioni - che presentano i risultati di un'indagine condotta dal G. tra Bagnoli e Pozzuoli - mettono in evidenza una successione di quattro tufi depositatisi in epoche diverse, in un'alternanza di periodi di tranquillità e di attività eruttiva che hanno dato vita ad ambienti diversi.
Con la direzione del Museo il G. si rivolse anche alla paleontologia. Studiò i bivalvi fossili del mesozoico e in particolare la famiglia delle rudiste, ampiamente trattate sotto l'aspetto descrittivo e sistematico da famosi paleontologi. Il G. riesaminò soprattutto il genere Hyppurites, definito da J.-B. Lamarck e di cui A. d'Orbigny aveva studiato la struttura anatomica: pur ritenendo ancora oscura la relazione tra questi fossili e le analoghe specie viventi, il G. non entrò nel merito della questione e orientò il suo lavoro alla disamina delle diverse specie di rudiste del napoletano ancora sconosciute. Il suo contributo a questo tema si esaurì con il saggio Studii sulla famiglia delle rudiste, ibid., 1865, vol. II, pp. 8-16.
Nei primi anni Settanta si occupò anche dei resti di vertebrati neogenici ritrovati nella grotta di Castellana e studiò nuovamente alcuni specimina delle collezioni del Museo universitario. Nelle Annotazioni paleontologiche (ibid., 1872, vol. V, pp. 1-5) mise in discussione l'attribuzione a un ittiosauro di due denti fossili e l'identificazione della Sepia vetustissima, compiute da O. Costa. Riesaminati i reperti con l'ausilio del microscopio, il G. concluse che, in ragione della struttura anatomica, i denti appartenessero a due specie diverse di squali, mentre la Sepia altro non fosse che un banale ciottolo.
Nel 1881 e nel 1883 due terremoti di notevole intensità colpirono Ischia. Le relazioni stese in merito dal G. (Il terremoto di Casamicciola del 4 marzo 1881. Relazione, in Atti dell'Accademia Pontaniana, XIV [1881], pp. 253-259, in collab. con E. Semmola - F. Schiavoni - S. Zinno; Il terremoto d'Ischia del 28 luglio 1883 in Atti dell'Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, s. 2, II [1888] pp. 1-8) risultano molto articolate, a differenza degli altri suoi lavori, spesso brevissimi, e offrono una lettura interessante dei sismi ischitani.
Egli reputò, innanzitutto, che i terremoti di un'area vulcanica non si possano considerare eventi di natura tettonica ma debbano essere ricondotti esclusivamente al vulcanismo terrestre. Il terremoto del 1881 e quello, più disastroso, di Casamicciola del 1883, sono stati provocati, come tutti i terremoti vulcanici, da infiltrazioni d'acqua meteorica percolata attraverso le rocce incoerenti dell'edificio vulcanico. Quando essa, dopo essersi accumulata all'interno del vulcano, giunge al "focolare vulcanico" si trasforma rapidamente in vapore. L'elevata tensione raggiunta provoca allora esplosioni micidiali, responsabili anche dei terremoti. Il G. manifestò in tal modo piena adesione alla diffusa teoria "acquifera" che propugnava una sola genesi per attività vulcanica e sismica, proprio negli stessi anni Ottanta dell'Ottocento in cui, invece, si andava aprendo una divaricazione tra i due tipi di fenomeni geologici, favorita anche dai tentativi di individuazione di eventi sismici di mera natura tettonica mediante appositi strumenti. Nelle relazioni sui terremoti, il G. mostrò anche il proprio scetticismo riguardo al metodo della valutazione dei danni per la quantificazione dell'intensità dell'evento sismico (modo in cui opera, per esempio, M. Mercalli). I limiti dell'applicabilità di tale metodo sarebbero, secondo il G., nella natura litologica e nella struttura geologica dell'isola stessa, fattori che hanno sicuramente interferito sulla direzione e sull'intensità delle scosse, modificandone localmente l'energia. Inoltre gli edifici stessi avrebbero risposto diversamente alle varie sollecitazioni del sisma in ragione delle tecniche e delle modalità di costruzione: assai varie per gli edifici nuovi e ignote per quelli vecchi. La meticolosità del G. - giustificata per di più dalle numerose polemiche e discordanze sorte immediatamente sull'interpretazione del sisma - si manifesta nell'accuratezza del rilevamento dei dati oggettivi nelle località più fortemente colpite (danni alle strutture, numero dei morti, direzione del moto degli oggetti e soprattutto dei liquidi), cosicché la relazione del G. sul terremoto del 1883 (terminata nel 1885 e stampata nel 1888), insieme con i contributi di G. Florio, M.S. De Rossi, G. Mercalli e L. Palmieri, è ancora oggi un importante strumento descrittivo per le ricerche di sismicità storica.
Sono questi gli ultimi importanti contributi della ricerca geologica del G., generalmente discontinua, volta all'analisi di singoli argomenti quasi mai affrontati nelle loro implicazioni teoriche e solo occasionalmente collegata agli sviluppi internazionali. Afflitto da una grave malattia agli occhi il G. ridusse notevolmente la sua attività negli ultimi anni di vita e dal 1883 si ritirò dall'insegnamento e dalla ricerca.
Il G. morì a Napoli l'11 dic. 1885.
Opere: Extrait d'une lettre sur les Étuves de Néron, in Comptes-rendus de l'Académie des sciences, 1856, vol. XLIII, pp. 751 s.; Note sur les émanations gazeuses des Champs Phlégréens, in Bull. de la Société géologique de France, s. 2, 1856-57, t. XIV, pp. 633-635; Studii su i minerali vesuviani. Ossido ferrico idrato, in Il Giambattista Vico, 1857, vol. II, pp. 137-139; Notizie del Vesuvio, ibid., 1857-58, vol. I, pp. 132 s.; vol. II, pp. 139 s., 461 s.; vol. III, pp. 457-461; vol. IV, pp. 136 s., 314 s.; Ueber die neuesten Kraterveränderungen und Ausbrüche des Vesuvs [Briefe an Herrn Roth], in Zeitschrift der Deutschen geologischen Gesellschaft, IX (1857), pp. 196 s.; Ueber den Ausbruch des Vesuv. Vier Briefe an Herrn Roth, ibid., pp. 383-386, 562-564, Saggi di sublimazioni vesuviane, in L. Palmieri, Cronaca del Vesuvio dal 1855 al 1859, in Annali dell'Osservatorio vesuviano, I (1859), pp. 65-71; State of Vesuvius 21 may 1861 [lettera a Roth], in Zeitschr. der Deutschen geologischen Gesellschaft, XIII (1861), p. 147; Su la presenza di combinazioni del titanio e del boro in alcune sublimazioni vesuviane, in Rendiconto dell'Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, I (1862), pp. 59-62; Sur l'éruption du Vésuve. Lettre à M. Devillei, in Comptes-rendus de l'Académie des sciences, LIII (1861) pp. 1233-1236; Sul genere Aturia(Bronn), in Rend. dell'Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, IV (1865), p. 358; Sull'età degli scisti calcarei di Castellammare, ibid., V (1866), pp. 122 s.; Il piperno, ibid., VI (1867), pp. 221-226; Sopra un teschio fossile di Foca, ibid., XII (1873), pp. 1-8; Sulla genesi della tenorite nelle fumarole del Vesuvio, ibid., pp. 46 s.; Comunicazione sopra alcuni vulcanetti fangosi osservati nella Solfatara di Pozzuoli, ibid., XIV (1875), pp. 59-62; Sulla guarinite, ibid., XV (1876), pp. 10 s.; Sulla leucite dell'Averno, ibid., XVIII (1879), pp. 146 s.; Ueber Erscheinungen am Vesuv. Neapel den 8 Februar 1880, in Zeitschr. der Deutschen geologischen Gesellschaft, XXXII (1880), p. 186.
Fonti e Bibl.: P. Franco, G. G., in Annuario della R. Univ. degli studi di Napoli, Napoli 1886, pp. 218-221; G. Capellini, Verbale dell'adunanza generale della Società geologica italiana (18 apr. 1886), in Boll. della Soc. geol. italiana, V (1886), pp. 15 s.; H.J. Johston-Lavis, Bibliography of the geology and the eruptive phenomena of the most important volcanoes of Southern Italy, London 1918, pp. 67, 181 s.; G. D'Erasmo, G. G. in Annali dell'Osservatorio vesuviano, s. 3, III (1926), pp. 3-47; Id., Due secoli di attività scientifica della Reale Accademia delle scienze fisiche e matematiche, Napoli 1940, pp. 98 s.; Campania, in Bibliogr. geologica d'Italia a cura di G. D'Erasmo - M.L. Benassai Sgadari, Napoli 1958, pp. 254-256; G. Luongo - E. Cubellis - F. Obrizzo, Ischia. Storia di un'isola vulcanica, Napoli 1987, pp. 37, 50, 54, 78; F. Barattolo - M.C. Del Re, Il museo di paleontologia, in I musei scientifici dell'Università di Napoli Federico II, a cura di A. Fratta, Napoli 1999, p. 283.