GUERCIO, Guglielmo
Nacque presumibilmente a Genova nel terzo quarto del sec. XII; non ci sono noti i nomi dei genitori.
Membro di una famiglia del gruppo dei vicecomites influente nei secoli XII e XIII nella vita politica genovese, il G. sviluppò la sua carriera politica nel periodo di crisi dell'ordinamento consolare del Comune e del progressivo passaggio alla fase di governo podestarile.
La presenza di omonimi a lui contemporanei rende difficile la ricostruzione della sua attività privata e pertanto la prima attestazione certamente riferita alla sua persona nelle fonti è da considerarsi la menzione del G. come membro del Collegio dei consoli del Comune nel 1193.
Il Comune viveva in quel momento una delle fasi più acute della crisi del vecchio regime consolare, che vedeva le fazioni dell'aristocrazia cittadina affrontarsi con le armi nelle strade stesse di Genova; in tale situazione la capacità di azione dei consoli era gravemente menomata e gli stessi Annali genovesi, che pure non esitano a criticarli per la sostanziale inazione, devono riconoscere che essi a un certo punto non poterono neanche più riunirsi nei luoghi abituali, ma furono costretti a esercitare le loro funzioni dalle proprie case. La situazione andava degenerando e sfuggiva a ogni controllo: i consoli nominati nel 1194 furono costretti a dimettersi poco dopo l'entrata in carica, consentendo il ritorno al regime podestarile già sperimentato una prima volta nel 1190 e favorito dalle intromissioni di Enrico VI nella politica del Comune.
Che il G. non fosse considerato responsabile della forzata inattività del Collegio consolare è dimostrato dal fatto che, ripristinato l'ordinamento consolare, egli fu nuovamente chiamato a far parte del gruppo dei consoli del Comune nel 1201 quando, grazie al miglioramento della situazione interna, i magistrati poterono intervenire con rinnovato vigore nella gestione dell'ordine pubblico a Genova e nella riaffermazione del ruolo del Comune in Liguria e più in generale nel Mediterraneo occidentale.
In Liguria, contestualmente all'adozione di un atteggiamento più conciliante nei confronti del Comune di Savona, fu ripresa con successo un'aggressiva politica nei confronti di Ventimiglia, che mal sopportava l'affermazione del predominio genovese nell'estrema Riviera di Ponente; una missione diplomatica riuscì nel contempo a ottenere dalla Reggenza che governava la Sicilia in nome del giovanissimo re Federico di Svevia un trattato che riconfermava i privilegi concessi ai Genovesi nel Regno dai re normanni. A questa riconferma era del resto interessato direttamente lo stesso G., impegnato in società con Oberto Bancherio e Ingo Streggiaporco in attività commerciali proprio con la Sicilia, come attestano atti notarili rogati nel 1203 e 1205.
Nella linea politica di consolidamento del controllo genovese sulla Riviera di Ponente si inserisce anche la successiva fase della carriera pubblica del G., che, fra 1203 e 1205, fu podestà di Savona.
L'attività da lui svolta in questo delicato ufficio è ampiamente documentata dalla fortunata conservazione del cartulare del notaio savonese Martino, che svolse le funzioni di cancelliere del podestà durante il suo mandato, mentre nei registri ufficiali del Comune savonese sono conservate testimonianze dei suoi atti sia nelle questioni relative alla definizione dei confini del disctrictum cittadino, soprattutto nei confronti della Comunità di Vado, sia nell'ambito di accordi di sottomissione di famiglie signorili del contado, come i signori di Melazzo, che giurarono fedeltà al Comune nell'aprile 1205.
L'attenzione nei confronti della situazione della Riviera di Ponente rimase assai viva, del resto, nella successiva attività politica del G., che a quest'area dedicò il proprio interesse anche in occasione del nuovo mandato di console del Comune di Genova che gli venne conferito nel 1208.
Uno dei problemi che i consoli di quell'anno dovettero risolvere fu quello della definizione della controversia da tempo esistente fra il Comune di Savona e quello di Noli in relazione ai diritti che ciascuno dei due vantava sull'utilizzo del porto di Vado; tenuto conto dell'importanza di Noli e della necessità di non esasperare le tensioni con i Savonesi, i consoli riuscirono a raggiungere una soluzione di compromesso che salvava gli interessi, ma soprattutto il prestigio, di entrambe le Comunità.
Il Collegio dei consoli del 1208 dovette tuttavia dispiegare un'attività diplomatica su uno scacchiere ben più ampio di quello ligure: oltre all'avvio dell'ennesima trattativa per la stipulazione di un trattato di pace con Pisa, in quell'anno furono infatti inviate ambascerie al sultano d'Egitto e a quello del Marocco per stipulare trattati commerciali che garantissero gli interessi dei mercanti genovesi in aree che stavano aumentando la loro importanza strategica per il commercio genovese dopo l'imposizione del monopolio veneziano nell'ex Impero bizantino seguita alla quarta crociata. La reazione contro la prevalenza veneziana non si limitò a queste manovre diplomatiche, ma si estese alla concessione di aiuti in denaro, uomini e navi all'impresa avviata dal genovese Enrico Pescatore, conte di Malta e ammiraglio di Sicilia, per consolidare l'occupazione di Creta.
Nel 1211 il G. fu uno degli otto nobili al comando delle otto unità navali di una squadra incaricata di contrastare i corsari marsigliesi che cercavano di disturbare o interrompere le rotte commerciali controllate dai Genovesi verso la penisola iberica. Forse anche grazie al comportamento dimostrato in quest'occasione, nel 1212 il G. fu ancora console del Comune, nuovamente in un momento assai delicato e di grande attività diplomatica, che vide la conclusione delle ostilità con i marchesi Malaspina per il possesso del castello di Corvara e la prosecuzione di quelle con Nizza per il controllo delle rotte verso la Provenza, ma soprattutto la definizione di importanti accordi diplomatici con il giovane Federico di Svevia, re dei Romani, e la conclusione degli accordi di tregua con Pisa e con Venezia. Con questo mandato si concluse probabilmente l'attività politica del G., ma nel 1221 lo troviamo ancora, insieme con Ingo Grimaldi, arbitro della controversia fra Savona e Noli per il passaggio sulla strada "Trium poncium", che i Savonesi contestavano ai Nolesi.
Del G. non conosciamo né il luogo né la data di morte.
Fonti e Bibl.: Genova, Biblioteca civica Berio, Manoscritti, Fogliazzo dei notai, I, c. 28; Annali genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori, II, a cura di L.T. Belgrano - C. Imperiale di Sant'Angelo, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], XII, Roma 1901, pp. 43, 80, 107, 121; Notai liguri del sec. XII, V, Giovanni di Guiberto (1200-1211), a cura di M.W. Hall-Cole et al., Genova 1939, 1, pp. 251, 267, 312, 355 s., 382 s.; 2, pp. 28, 108-110, 114; Il cartulario del notaio Martino. Savona, 1203-1206, a cura di D. Puncuh, Genova 1974, ad ind.; I Registri della catena del Comune di Savona, I, a cura di D. Puncuh - A. Rovere, Roma 1986, pp. 51, 139-141, 197 s.; II, 1, a cura di M. Nocera et al., ibid. 1986, pp. 183, 287, 292; G.B. Spotorno, Storia letteraria della Liguria, I, Genova 1824, p. 136; A. Olivieri, Serie dei consoli del Comune di Genova, in Atti della Soc. ligure di storia patria, I (1861), pp. 239, 253, 264 s., 274 s.; V. Vitale, Breviario della storia di Genova, Genova 1955, I, p. 53; R.S. Lopez, La prima crisi della banca in Genova, sec. XIII, in Studi in onore di A. Sapori, Milano 1957, I, p. 218; T.O. De Negri, Storia di Genova, Milano 1968, p. 309.