FIESCHI, Guglielmo
Nacque probabilmente intorno al 1215 da Opizzo di Ugo del ramo ligure dei conti di Lavagna, e da una Simona di cui non si conosce il casato. Sulla sua giovinezza, gli studi e la prima fase della carriera ecclesiastica non possediamo notizie. Il primo dato biografico certo è la nomina a cardinale di S. Eustachio da parte dello zio Sinibaldo Fieschi, papa Innocenzo IV, avvenuta il 28 maggio 1244. Una nomina questa, dovuta all'esigenza del pontefice di consolidare la propria posizione nel Collegio dei cardinali, circondandosi di membri della sua famiglia, sui quali potesse contare incondizionatamente.
La posizione particolare di cui il F. godeva presso lo zio è testimoniata immediatamente dopo la sua elevazione alla porpora: egli infatti fu l'unico alto prelato che, nella notte tra il 28 e 29 giugno 1244, accompagnò Innocenzo nella fuga da Sutri assediata dalle truppe dell'imperatore Federico II a Civitavecchia, mentre gli altri cardinali seguirono soltanto il giorno dopo. Il F. rimase al fianco dello zio durante tutto il resto del viaggio da Civitavecchia a Lione. Le ventidue galere che li trasportavano giunsero il 7 luglio a Genova dove la Curia rimase fino all'ottobre e dove il 27 settembre il F. sottoscrisse per la prima volta una bolla pontificia. Il viaggio proseguì in autunno fino a Lione, dove il papa entrò il 2 dicembre. Durante gli oltre sei anni del soggiorno della Curia a Lione, il F. rimase sempre nella città, come dimostrano le numerose sottoscrizioni di privilegi pontifici. Partecipò dunque al celebre concilio, senza tuttavia svolgervi un ruolo di primo piano.
In questi anni - se dobbiamo prestare fede ad una notizia tramandata da Salimbene da Parma - il F. cercava piuttosto, non si sa se per incarico del papa o per interesse personale, di sondare le opinioni politiche di diversi personaggi che giungevano a Lione. Inoltre fu incaricato dal papa di occuparsi di numerosi contenziosi in materia ecclesiastica.
Il 12 giugno 1248 infine il pontefice gli conferì a vita tutti i diritti e la giurisdizione che la Chiesa possedeva nella città e nella contea di Segni.
Quando, dopo la morte dell'imperatore Federico II, la permanenza della Curia a Lione non fu più necessaria, il F. accompagnò il papa per tutto il viaggio di ritorno verso lo Stato della Chiesa e rientrò con lui a Roma il 12 ott. 1253. Durante la sosta a Ferrara (4-9 ott. 1251), dopo una predica del papa fu il F. ad intonare ad alta voce la confessio, nonostante fosse ancora il cardinale più giovane del Collegio. Il 20 apr. 1252 sottoscrisse a Perugia l'importante privilegio per la chiesa di S. Salvatore nei pressi di Chiavari, la chiesa dei Fieschi, ed e probabile che allora decidesse anche di fondare, sempre a Chiavari, il convento delle clarisse, che in seguito beneficò con numerose donazioni.
Nel febbraio 1252 Innocenzo IV nominò cardinale un altro nipote, Ottobono Fieschi. consolidando ulteriormente la posizione della famiglia all'interno del Collegio. Ritenendo che il F. avesse nel frattempo accumulato la necessaria esperienza di amministrazione curiale e potesse essere investito di incarichi più prestigiosi il papa lo nominò il 26 ag. 1252, insieme con Pietro di Collemezzo, cardinale vescovo di Albano, legato in Toscana, con la missione di concludere la pace tra la guelfa Firenze e i ghibellini di Siena Pistoia e Pisa. La legazione ottenne almeno un successo parziale. Grazie allo sforzo dei due legati i guelfi e i ghibellini fiorentini il 29 settembre si mostrarono disponibili ad una riconciliazione.
Dopo il rientro in Curia all'inizio di ottobre 1252 il F. tornò dapprima ad occuparsi delle solite questioni riguardanti l'amministrazione della Chiesa, ma, nonostante tutto questo lavoro, in dieci anni di cardinalato non aveva ancora acquisito una posizione autorevole: il suo operato era dipeso sempre dalle direttive del pontefice. Con la nomina a cardinale legato per il Regno di Sicilia, il F. assunse finalmente un incarico di grande importanza.
Dopo la morte di Corrado IV nel maggio 1254 e l'interruzione delle trattative con il fratellastro Manfredi, che si erano concluse nel settembre 1254 con la scomunica dello Svevo, Innocenzo IV ritenne giunto il momento di intervenire con decisione nella situazione interna del Regno, agitato da disordini politici, e di imporre direttamente la sovranità del Papato sul Regno di Sicilia. Il 2 e il 17 sett. 1254 con il consenso degli altri cardinali conferì al F., nonostante la sua ancor giovane età, come rileva anche il biografo di Innocenzo IV Niccolò di Carbio (p. 290), gli ampi poteri di legato e lo nominò, insieme con il cugino Alberto Fieschi, comandante in capo di un indisciplinato contingente di armati che aveva nel frattempo riunito a Ceprano. Il F. avrebbe dovuto prendere in mano l'intera amministrazione civile del Regno, compresa l'assegnazione dei feudi e la riscossione delle imposte, per diventare così l'arbitro della situazione di crisi in cui versava l'Italia meridionale e preparare l'arrivo nel Regno dello stesso Innocenzo IV. Prima che il legato, il 10 settembre, entrasse nel Regno con le sue truppe e iniziasse l'assedio di San Germano, l'8 settembre il papa lo incaricò altresì di convalidare l'elezione a vescovo di Policastro di Giovanni Castellaneta da Salerno.
Durante l'assedio di San Germano, mentre Manfredi intraprendeva a Ceprano un ultimo, vano tentativo di riconciliazione con il papa, il F. cominciò ad agire con l'autorità di "dominus Regni" e ricevette da numerosi nobili il giuramento di fedeltà. A Borrello d'Anglona, il più deciso rivale di Manfredi, conferì la contea di Lesina, appartenente all'Onore di Monte Sant'Angelo. Dopo la caduta di San Germano, il 27 settembre, il legato si spostò con il suo esercito a Capua, dove entrò l'8 ott. 1254. Qui si trattenne fino a quando alla fine di ottobre, dopo l'uccisione di Borrello d'Anglona, si arrivò alla rottura definitiva, causata in primo luogo dall'atteggiamento estremamente ostile del F. verso Manfredi, al quale aveva persino richiesto - naturalmente invano - il giuramento di fedeltà.
L'improvvisa fuga del principe verso Lucera creò una situazione politica completamente nuova, che costrinse il F. a reagire. Negli ultimi giorni di ottobre lasciò con le truppe Capua e attraverso Melfi ed Ariano si diresse su Troia, dove arrivò il 3 novembre, dopo che Bertoldo di Hohenburg con l'avanguardia, il 2 novembre, aveva già raggiunto Foggia. Nonostante la sua superiorità militare, il F. rimase inattivo, offrendo a Manfredi l'opportunità di organizzare anche lui un esercito. Lo Svevo riusci anche, ricorrendo a generosi donativi in denaro prelevato dal tesoro regio di Lucera, ad assoldare numerosi soldati dell'esercito nemico. Nelle settimane successive numerose città della Puglia passarono dalla parte del Fieschi. Ciò indusse il legato a confidare nella sua apparente superiorità militare, per cui egli rifiutò sdegnosamente diversi tentativi di accordo fatti da Manfredi e lasciò addirittura una parte delle sue truppe a Foggia al comando di Ottone di Holienburg, benché il fratello di questo, Bertoldo, nel frattempo si fosse dimostrato disponibile a sottomettersi di nuovo a Manfredi. Invece di preparare l'attacco contro Lucera, il F., fermo a Troia per un mese intero, si occupò solo di questioni ecclesiastiche.
La tattica insensata di tenere divise le truppe pontificie offrì a Manfredi l'occasione di passare all'offensiva. Con un'audace sortita il 2 dic. 1254 lo Svevo riuscì a sconfiggere il contingente di Ottone di Hohenburg tra Lucera e Foggia e quindi a prendere Foggia con un solo colpo di mano. Invece di tentare di liberare la città, il F. già nella notte tra il 2 e il 3 dicembre con una ritirata precipitosa (tutte le salmerie furono abbandonate a Troia) ripiegò su Ariano, dove le sue truppe si dispersero. La legazione si risolse così in una catastrofica disfatta.
Ad Ariano il F. ricevette anche la notizia che il 7 dic. 1254 Innocenzo IV era morto a Napoli. Si precipitò subito nella città, dove arrivò l'11 insieme con Bertoldo di Hohenburg, in tempo per assistere alle esequie del pontefice e pronunciare l'orazione funebre. A causa delle notizie catastrofiche che il F. portava con sé i cardinali avrebbero voluto lasciare precipitosamente Napoli e rifugiarsi nella Campagna e Marittima. Fu solo grazie alla capacità di persuasione di Bertoldo di Hohenburg che il Collegio decise di rimanere ed eleggere il giorno seguente (12dicembre) il nuovo papa Alessandro IV, nella cui elezione non si sa quale peso ebbe il Fieschi.
Già nel gennaio 1255il nuovo papa sostituì nell'incarico di legato il F., con il più esperto Ottaviano Ubaldini. Il F. seguì il nuovo. pontefice, che il 1º giugno 1255lasciò Napoli per Anagni, dove rimase fino al 18 nov. 1255,e quindi a Roma, dove la Curia giunse il 25novembre. Qui il F. fu impiegato di nuovo in faccende di ordinaria amministrazione ecclesiastica. In campo politico non svolse ruoli di rilievo. Con Giovanni da Toledo, Riccardo Annibaldi, Ugo di S. Sabina e Ottobono Fieschi sostenne la candidatura del principe d'Inghilterra Edmondo al trono di Sicilia, come testimonia una lettera di Enrico III del marzo 1256.Ma prima ancora che la lettera arrivasse a destinazione il F. morì all'improvviso il 23 marzo 1256 a Roma. Fu sepolto nella basilica di S. Lorenzo fuori le mura, dove si può ammirare tuttora il suo sontuoso monumento funebre a lato del portale principale.
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