DULCINO (Dulcini), Guglielmo (Guillaume)
Originario di Montauban nella Francia sudoccidentale, nacque in data imprecisata nella seconda metà del secolo XIII. Entrato nell'Ordine domenicano, venne eletto nel 1321 priore della provincia di Tolosa e, non molto tempo dopo, procuratore generale dell'Ordine. Come tale infatti è qualificato quando nel 1327 fu mandato, insieme con Bertrand Carit, arcidiacono di Lavaur, nunzio apostolico nell'Italia centrale.
La missione affidata ai due nunzi si inseriva nel contesto del conflitto tra Giovanni XXII e Ludovico il Bavaro sceso in Italia per conquistarsi la corona imperiale negatagli dal papa. Nel 1327 troviamo il D. e il Carit in Umbria - a Perugia, Assisi, Spoleto - impegnati a ristabilire l'autorità in una regione pervasa da movimenti eretici che facevano capo al Bavaro e agli spirituali del suo seguito. Nel gennaio del 1328 i nunzi erano ancora occupati a redigere l'inventario dei beni dei ribelli spoletini da porre sotto sequestro. Nel mese di ottobre dello stesso anno il D. cercò di recuperare 7.000 fiorini d'oro appartenenti alla Sede apostolica che erano stati sottratti dalla sacrestia del convento dei frati minori di Assisi dove erano stati depositati. Il D. allora emanò un ordine che imponeva ai Priori, ai podestà, ai capitani e ai Comuni dell'Umbria la immediata restituzione della somma sottratta.
Intanto la situazione politica e religiosa in Italia si era ulteriormente aggravata con l'elezione, promossa da Ludovico il Bavaro, di un antipapa nella persona di Pietro Rainalducci da Corvara che assunse il nome di Niccolò V (12 maggio 1328) e con la consegna di città come Pisa e Lucca alla fazione imperiale. La presenza in Italia di Ludovico il Bavaro e di Niccolò V dovette portare, con ogni probabilità, anche alla defezione di alcuni enti ecclesiastici. Infatti già agli inizi del 1329 il D. fu incaricato dal pontefice di destituire Serafino, abate del monastero di S. Eugenio presso Siena, considerato indegno di svolgere la sua attività pastorale. Quando il Bavaro, dopo una sommossa, fu costretto a lasciare Roma e a rifugiarsi a Pisa nel gennaio del 1329 ed infine a ritirarsi in Germania, lasciando Pietro da Corvara solo in Italia, l'autorità del pontefice nelle questioni italiane si rafforzò nuovamente.
Pochi mesi dopo la partenza di Ludovico il Bavaro il papa elesse il D. vescovo di Lucca (26 genn. 1330) in sostituzione del vescovo scismatico Rocchigiano Tadolini, frate domenicano eletto vescovo di Lucca per opera di Castruccio Castracani, il grande sostenitore di Ludovico il Bavaro, creato da lui vicario imperiale in Italia. Il D., in qualità di vescovo, operò per riportare dalla parte del Papato Lucca e Pisa, e ottenne dal pontefice le bolle con l'assoluzione dalla scomunica e dall'interdetto delle due città, dietro la promessa che non avrebbero in alcun modo appoggiato l'antipapa. Inoltre ottenne il perdono papale per il convento di S. Romano dell'Ordine dei frati domenicani di Lucca dal quale proveniva lo scismatico frate Tadolini. Nei primi mesi della sua attività di vescovo fu anche incaricato dal pontefice di trattare con Pietro da Corvara. I suoi sforzi furono coronati dal successo nel mese di giugno del 1330, quando convinse Pietro da Corvara a sottomettersi all'autorità del legittimo pontefice, dietro la promessa della salvezza della vita e di una pensione annua di 3.000 fiorini d'oro, e lo assolse dalla scomunica papale: Pietro da Corvara il 25 luglio 1330 fece la sua abiura ed il 24 agosto entrò in Avignone, dove mori tre anni dopo. Intanto il Bavaro stava perdendo progressivamente interesse per la situazione politica dell'Italia a tutto vantaggio del pontefice. È dell'ottobre 1330 una bolla di Giovanni XXII indirizzata al D., con la quale lo incaricava di richiamare e redarguire tutti quelli che avessero aiutato o seguito Ludovico il Bavaro e Pietro da Corvara in Italia.
Il D. si impegnò molto anche nella attività pastorale. Nei mesi di marzo e ottobre 1331 si recò nel monastero di S. Felicita di Firenze per ammettere nel convento due nuove suore, Francesca e Tana Guerrucci di Firenze; nel 1332 il D. fece parte di una commissione ecclesiastica, insieme con gli abati dei monasteri di S. Genesio e di S. Miniato, incaricata di valutare l'opportunità di ricevere sussidi dai secolari e decise in tal senso; nel 1333 conferi a Pietro Vitale di Montauban, pievano della pieve di S. Genesio nella diocesi di Lucca, la carica di primocero e canonico della cattedrale di Lucca, che si era resa vacante per la morte di Percuto da Porcari. Infine nel 1334 il D. fece parte, insieme con l'arcivescovo di Pisa, della commissione ecclesiastica incaricata di rimuovere dalla sua carica l'abate del monastero di S. Benedetto nella diocesi di Lucca che aveva aderito alle idee di Pietro da Corvara.
Con la morte di papa Giovanni XXII nel dicembre del 1334 e l'elezione di Benedetto XII l'atteggiamento papale verso l'imperatore divenne più conciliante e probabilmente l'attività politica dei D. subi un arresto. Egli infatti è nominato in una sola bolla del 12 maggio 1341, insieme con l'arcivescovo di Pisa e i vescovi di Pistoia e Siena, con la quale il pontefice concedeva ai detti vescovi la facoltà di mandare religiosi a studiare presso le università per due anni consecutivi. Forse in seguito a questa bolla, e dopo aver ottenuto la licenza dal maestro dell'Ordine, il D. nel 1346 mandò il frate domenicano Orlando da Castiglione a studiare due anni a Bologna. Anche sotto il pontificato di Clemente VI il D. non fu più impiegato per questioni politiche e sembra essersi occupato prevalentemente della sua diocesi. Nel 1344 decise di trasferire nel monastero di S. Giorgio di Lucca (rimasto quasi disabitato per l'abbandono dei monaci) le monache dette degli Angeli perché il loro monastero fuori dalle mura della città era reso insicuro a causa della guerra in corso fra Pisani e Lucchesi. Il 5 febbr. 1348 il D. fece parte di una commissione ecclesiastica incaricata di mettere in possesso dei loro beni Roberto e Dino da Palmeta, esuli pisani, ingiustamente espropriati dal vescovo di Massa.
Il D. mori a Lucca il 10 apr. 1349 e fu sepolto nel coro a cornu epistolae della chiesa di S. Romano. è probabilmente priva di fondamento l'affermazione del Bongi secondo la quale il D. sarebbe stato sepolto nella chiesa di S. Frediano di Lucca.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Lucca, Diplomatico del convento di S. Romano, 1332 nov. 5, 1346 ag. 1°, 1334 maggio 10; Lucca, Arch. arcivescovile, Registrum letterarium, collationum, n. 19, c. 1r; S. Bongi, Inventario del R. Archivio di Stato di Lucca, IV, Lucca 1888, p. 104; Le cronache di Giovanni Sercambi, a cura di S. Bongi, I, Lucca 1892, pp. 71-82; Jean XXII (1316-1334). Lettres communes, a cura di G. Mollat, Paris 1904-1947, ad Indicem sub voce Guillelmus Dulcini; Benoît XII (1334-1342). Lettres communes, a cura di J. M. Vidal, II, Paris 1904, n. 8699; Clément VI (1342-1352). Lettres closes, patentes et curiales, a cura di E. Déprez-M. G. Mollat, II, Paris 1958, n. 3724; F. Ughelli-N. Coleti Italia sacra, I, Venetiis 1717, col. 823, n. LX; D.M. Manni, Osservazioni istoriche sopra i sigilli … dei secoli bassi, XIX, Firenze 1751, pp. 10 s.; D. Barsocchini, Diario sacro delle chiese di Lucca, Lucca 1836, p. 326; L. Fumi, Eretici e ribelli nella Umbria dal 1320 al 1330studiati sui documenti inediti dell'Archivio segreto Vaticano, in Boll. della R. Deput. di storia patria per l'Umbria, IV (1898), pp. 280-285; P. Guidi, Serie cronologica dei vescovi e arcivescovi di Lucca, in Schola clericorum et curae animarum, V, Lucca 1905, p. 354; P. I. Taurisano, I domenicani in Lucca, Lucca 1914, pp. 27 s. n. 1; A. de Gumães, Hervé Noël († 1323), in Arch. fratrum praedicatorum, VIII (1938), pp. 72 s.; C. Schmitt, Un pape réformateur. Benoît XII et l'Ordre des frères mineurs, Quaracchi Florence 1959, pp. 341, 346; Ch. Reydellet Guttinger, L'administration pontificale dans le duché de Spolète (1305-1352), Firenze 1975, p. 43; C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi, I, Monasteri 1913, p. 313.
D. Stiaffini