Guglielmo di Champeaux (lat. Guilelmus Campellensis) Filosofo e teologo (n. Champeaux, Melun, 1070 ca
m. 1120/22). Allievo a Parigi di Manegoldo di Lautenbach, quindi di Anselmo di Laon e di Roscellino, fu arcidiacono di Notre-Dame e insegnante presso la scuola cattedrale di Parigi (1095 ca.), dove ebbe come discepolo Abelardo, con il quale entrò presto in polemica. Verso il 1110 rinunciò alle sue cariche e fondò la celebre scuola di San Vittore, che divenne uno dei maggiori centri del pensiero mistico medievale; fu intimo amico di Bernardo di Clairvaux. Vescovo di Châlons-sur-Marne dal 1113, nel 1119 fu legato di Callisto II presso l’imperatore Enrico V nell’ambito della lotta per le investiture. Nella disputa sugli universali assunse, secondo il racconto fattone da Abelardo nella Historia calamitatum, una posizione di realismo estremo – sotto certi aspetti assimilabile alle soluzioni di Boezio, Scoto Eriugena e Anselmo d’Aosta – che modificò poi, in seguito alle obiezioni mosse proprio da Abelardo, ripiegando sulla teoria dell’indifferenza degli universali. Egli sostenne quindi che la realtà dei generi e delle specie è identica nei diversi individui, non quanto all’essenza («essentialiter») bensì nell’indifferenza (cioè nella mancanza di differenza specifica) o somiglianza dei caratteri comuni agl’individui della stessa specie, dal momento che i singoli uomini, distinti di per sé gli uni dagli altri, costituiscono però l’identica realtà umana e quindi non differiscono nella loro comune natura. Questa soluzione venne ricondotta nella critica di Abelardo alla prima (quella della communitas universalium) e anche su questa, stando al racconto di Abelardo, l’abilità dialettica del discepolo ebbe in breve la meglio sul maestro. Tra le opere di G. si ricordano: De sacramento altaris; De origine animae; nonché una raccolta di Sententiae. Il Dialogus inter Christianum et Judaeum è invece di attribuzione incerta.