GUGLIELMO della Chiusa
Monaco di S. Michele della Chiusa nella seconda metà dell'XI secolo, G. è autore delle Vite di due abati clusini, Benedetto (I) e Benedetto (II): sotto il governo del secondo entrò nel monastero, presumibilmente negli anni immediatamente successivi alla sua elezione, avvenuta nel 1066. Per ricostruire alcuni tratti della vicenda storica e letteraria di G. dobbiamo affidarci alle testimonianze interne alla sua opera, peraltro scarse. All'abbazia, fondata tra il 983 e il 987 dall'aristocratico alverniate Ugo di Montboissier su un alto dirupo roccioso allo sbocco della valle di Susa (il monte Pirchiriano), G. giunse presumibilmente dall'Aquitania. Di lì e dall'Alvernia e dalla Spagna venivano reclutati i monaci, come G. informa nella Vita di Benedetto [I], essendo gli italiani scarsamente portati alla vita monastica ("Langobardi enim quam plures fulti inimica fidei calliditate haud facile acquiescunt monachilem habitum suscipere", in Chronica monasterii S. Michaelis Clusini, p. 968). Fermo restando che le tormentate lotte contro la pretesa giurisdizione del vescovo di Torino sulla Chiusa accentuavano il desiderio dei monaci di non considerarsi italiani, si può escludere che G., se di origine italiana, avrebbe pronunciato tale asserto.
Si evidenzia qui uno dei caratteri originali che l'abbazia manifestò da subito: collegamento con i pellegrinaggi (verso Roma, verso Oriente, verso i due S. Michele di Normandia e del Gargano), ispirazione eremitica, volontà autonomistica. Un altro episodio, narrato dallo stesso G. nella Vita di Benedetto [II], dà invece testimonianza del suo abbandono temporaneo della vita monastica quando, "fugitivum et inutilem servum", lasciò giovane il monastero per poi trovarsi, al suo rientro ("prodigumque filium et famelicum"), tra i monaci più vicini a Benedetto (II) in numerose circostanze della vita quotidiana (Vita Benedicti [II], p. 200). G. vanta una straordinaria familiarità con l'abate e, collocandosi tra gli alunni prediletti ("in numerum filiorum qui semper secum fuerant, quamvis immeritum") fu sodale nelle orazioni ("egomet hisce oculis notavi, cum peracuta et altisona voce in processionibus cantando iubilaret"), presente in tribunale tra iudices e causidici ("vidimus sepe cum inter iudices compelleretur sedere, ipsique causidici linguas acuerent litibus", p. 202), fino ai giorni precedenti la morte per raccoglierne le ultime parole (p. 207). E i monaci, alla morte dell'abate nel 1091, non tardarono a ricordare a G., ormai adulto, le benemerenze del defunto nei suoi confronti.
La Vita di Benedetto [II] è il vero monumento del corpus storiografico clusino, e il testo della maturità di Guglielmo. Scritta presumibilmente intorno al 1100 sotto l'abbaziato di Ermengaudo (1095-1123 e oltre), l'opera è consacrata a delineare la vita e l'attività del tolosano Benedetto (II), interprete radicale di una fedeltà stretta alla regola benedettina e di un'attenzione precipua alla dottrina ascetica e spirituale di Cassiano; Benedetto (II) è esortato ad approfondire l'insegnamento di quest'ultimo dallo stesso s. Benedetto, apparsogli in visione (Vita Benedicti [II] abbatis Clusensis, p. 204). Grazie ad alcuni passi che rappresentano un'autobiografia intellettuale dell'autore, è possibile identificare questa produzione letteraria come frutto dell'attività di insegnamento promossa dall'abate protagonista della Vita e animata dal fervore del bibliotecario Geraldo. Nel prologo, infatti, il monaco G. si presenta in prima persona come autore ("Willelmus famulus Christi minimus") e dedica la Vita a Geraldo, instancabile nell'arricchire gli armaria del monastero. Inoltre, nel prologo, G. fa cenno a una sua precedente attività di biografo, all'epoca in cui celebrò la Vita del secondo abate del medesimo monastero ("qui dudum veteris Benedicti huius loci quoque abbatis studuisti gesta quaedam stilo commendare", ibid., p. 197).
Dopo gli studi del Sergi è agevole individuare in G. l'autore anche della Vita di Benedetto [I], composta tra il 1070 e il 1090, trasmessa adespota. Redatta a completamento e continuazione della Chronicacenobii S. Michaeli Clusini di anonimo copiata tra il 1058 e il 1061, è a essa saldata senza soluzione di continuità tanto da rappresentare i capitoli XIX-XXII, secondo la numerazione introdotta dagli editori Provana e Schwartz-Abegg. L'attribuzione cronologica dei capitoli I-XVIII, in cui è contenuta la notizia della fondazione, è agevolata dall'annotazione secondo la quale papa Niccolò II (1058-1061) sarebbe stato "narrationis huius laudator et praeceptor" (Chronica, p. 968). G. rinuncia a quegli elementi esterni (quale il prologo) che avrebbero potuto conferire un'autonomia al nuovo breve testo, e a occasioni di autobiografismo come poco più tardi dimostrerà nella Vitadi Benedetto [II].
G. dimostra di conoscere le opere di Orazio e di Virgilio, i cui scritti non dovevano mancare nella biblioteca del monastero, e preferisce alle clausole della prosa ritmica (peraltro usate) strumenti retorici più adattabili al proprio gusto. La tradizione manoscritta per le due Vite è modesta. Il testo del Chronicon è tradito da: Biblioteca apost. Vaticana, Reg. lat., 173, della seconda metà del XII secolo (noto un tempo come codice Petaviano, composito, di cui la parte clusina è la seconda: cc. 9r-24r: Chronicon [incompleto], Vita di Benedetto [II] e altri brevi scritti); Arch. di Stato di Torino, I Sezione, Materie ecclesiastiche, Abbazie, S. Michele della Chiusa, m. I, f. 1, del XV secolo (Legenda consecrationis basilicae beati Michaelis archangeli de Clusa). La prima edizione frammentaria è a cura di J. Mabillon: Fragmentum vitae Benedicti primi abbatis Clusini monasterii; Aliud eiusdem vitae fragmentum, in Annales sanctorum O.S.B., III, Lutetiae Parisiorum 1706, pp. 712-717. Della Vita di Benedetto [II] esiste un testimone unico, il già citato Reg. lat. 173, alla cui edizione lavorò per primo sempre il Mabillon: Vita Benedicti [II] abbatis Clusensis auctore Willelmo monacho eius discipulo, in Acta sanctorum O.S.B., VI, 2, Lutetiae Parisiorum 1701, pp. 697-716. A queste due edizioni, entrambe riprese in J.-P. Migne, Patr. lat., CL, coll. 1449-1488, si affiancarono quelle del Provana in Monumenta historiae patriae, s. 1, V, Scriptores, III, Augustae Taurinorum 1848, coll. 249-266, 273-299; e rispettivamente di L. Belthmann, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XII, Hannoverae 1856, pp. 197-208 e di G. Schwartz - E. Abegg, ibid., XXX, 2, Lipsiae 1926-34, pp. 960-970.
Esclusa invece è la paternità di G. per la Vita di s. Giovanni confessore, redatta verso la metà del secolo XII da anonimo monaco clusino, distaccato a Celle nella chiesa dipendente di S. Maria.
Fonti e Bibl.: L.G. Provana, Sopra alcuni scrittori del monastero benedettino di S. Michele della Chiusa ne' secoli XI e XII e sul tempo della fondazione del monastero, in Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino, s. 2, II (1840), pp. 93-128; G. Schwartz - E. Abegg, Das Kloster S. Michele della Chiusa und seine Geschichtschreibung, in Neues Archiv, XLV (1924), pp. 235-255; G. Tabacco, Dalla Novalesa a S. Michele della Chiusa, in Monasteri in Alta Italia dopo le invasioni saracene e magiare(sec. X-XII). Relazioni e comunicazioni presentate al XXXII Congresso storico subalpino. III Convegno di storia della Chiesa in Italia, Pinerolo… 1964, Torino 1966, pp. 502-526; G. Sergi, La produzione storiografica di S. Michele della Chiusa, in Bull. dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, LXXXI (1969), pp. 115-172; LXXXII (1970), pp. 173-242 (entrambi ora in Id., La produzione storiografica di S. Michele della Chiusa. Una cultura fra tensione religiosa e propaganda terrena, Borgone di Susa 1983); C. Segre Montel, Un ciclo medievale inedito in valle di Susa: gli affreschi della cripta della parrocchiale di Celle, in Boll. storico-bibliografico subalpino, LXXIX (1981), pp. 75-77; G. Spinelli, Le origini di S. Michele della Chiusa e la spiritualità eremitica in Alta Italia verso il Mille, in Benedictina, XXXII (1985), pp. 353-366; C. Frova, Scuola e cultura letteraria nel monastero di S. Michele della Chiusa, in Dal Piemonte all'Europa: esperienze monastiche nella società medievale. Relazioni e comunicazioni presentate al XXXV Congresso storico subalpino nel millenario di S. Michele della Chiusa… 1985, Torino 1988, pp. 161-174; G. Sergi, S. Michele della Chiusa, in Diz. degli Istituti di perfezione, VIII, Roma 1988, pp. 601-604; G. Sergi, L'aristocrazia della preghiera. Politica delle scelte religiose nel Medioevo italiano, Roma 1994, pp. 73-104.