GRIGI, Guglielmo de'
Architetto e scultore chiamato anche Guglielmo Bergamasco. Di famiglia di costruttori e lapicidi bergamaschi, forse di Alzano, operoso a Venezia già nel 1527, morì nel 1550. Nel 1523 e 1524 eseguiva l'altare in memoria di Verde della Scala, già ai Servi, ora ai Ss. Giovanni e Paolo; nel 1324-28, in San Salvatore, l'altare di S. Gerolamo; nel 1525 scolpiva per il Lazzaretto vecchio un rilievo, con i Santí Marco, Rocco e Sebastiano, ora al Civico Museo Correr; tra il 1525 e il 1543 progettava ed eseguiva la Cappella Emiliana annessa alla chiesa di S. Miehele in Isola. Oltre a questa serie di opere documentariamente accertate e di altre distrutte o disperse, T. Temanza aserive al G. un gruppo di tre palazzi a Portogruaro, nonché a Treviso la porta San Tommaso (1518), e a Padova la porta Portello (1519). Assai meno attendibile è invece l'attribuzione a lui di altre costruzioni e sculture.
Dall'esame delle sue opere maiggiori e specialmente delle due Porte di città, che mostrano chiare affinità architettoniche con la sua più considerevole opera a noi nota, la Cappella Emiliana (costruzione a pianta esagonale, di ordine corinzio, sormontata da cupola emisferica), Guglielmo appare maestro ancora legato alle forme lombardesche della Rinascenza: male perciò egli riesce a interpretare e ad adottare idee e caratteri strutturali e architettonici di una più sentita classicità (ordini romani, colonne in pieno risalto con trabeazioni lesenate, ecc.), che il gusto dei tempi nuovi diffondeva e imponeva. Pur non priva di qualità, la sua architettura non riesce a dominare il dissidio fra la tradizione e l'aspirazione alle nuove idealità, soverchiata per di più dalle figure di maestri maggiori, operanti allora a Venezia, quali il Sanmicheli e il Sansovino.
Giacomo (o Giangiacomo), suo figlio, ricordato nei documenti come "tajapiera", morì a Venezia circa il 1572. In seguito a recenti indagini è stato possibile trovare testimonianze sicure della sua attività di costruttore, risultando egli il prosecutore dell'edificio sanmicheliano di palazzo Grimani a S. Luca sul Canal Grande, lasciato interrotto alla morte del maestro veronese, e l'autore del palazzo veneziano dei Coccina-Tiepolo-Papadopoli a Sant'Aponal pure sul Canal Grande. In questa che, allo stato degli studî, è l'opera sua architettonica maggiore, egli, pur ispirandosi a concetti e schemi di piena classicità, sansoviniani e sanmicheliani, mostra tuttavia, per spirito interpretativo, di ricollegarsi alla tradizione rinascimentale, appresa in gioventù alla bottega paterna.
Bibl.: Per Guglielmo: T. Temanza, Vite dei più celebri architetti e scultori veneziani che fiorirono nel sec. XVI, Venezia 1778, pp. 126-30; P. Paoletti, L'architettura e la scultura del Rinascimento a Venezia, Venezia 1897, pp. 292-94 e passim; L. Ferro, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, III, Lipsia 1909 (s. v. Bergamasco, Guglielmo; con bibl.); v. inoltre: P. Selvatico, Guida di Padova e dei principali suoi contorni, Padova 1869, p. 334; L. Coletti, Treviso (Italia artistica, n. 90), Bergamo s. a., p. 102.
Per Giacomo: G. Boschieri, Palazzo Grimani, in Rivista della città di Venezia, 1931, p. 461 segg.; G. Lorenzetti, Il Palazzo Cinquecentesco veneziano dei Coccina-Tiepolo-Papadopoli ed il loro autore, in Rivista d'arte, s. 2ª (1931), fascicoli 1-2.