BARRIS (Barre), Guglielmo de
Milite, consigliere e familiare di Carlo I d'Angiò, fu nominato nell'ag. 1272 "capitaneus generalis in partibus Achaye" con l'incarico di sostituire il maresciallo del regno, Drogo de Beaumont, il quale nel febbraio dello stesso anno aveva condotto le prime truppe angioine in Grecia per tutelare la sovranità feudale sul principato di Acaia, ottenuta da Carlo I nel trattato di Viterbo (1267) dall'imperatore latino Baldovino II, e per difendere il principato contro i tentativi di recuperarlo da parte di Michele VIII Paleologo. Quando però il nuovo capitano generale sbarcò in Grecia, la guerra fra Latini e Greci si era quasi interrotta, poiché il papa Gregorio X aveva chiesto il libero passaggio per gli ambasciatori bizantini che si recavano al concilio di Lione. Peraltro gravi difficoltà finanziarie si opposero al Barris. Il re, impegnato nei preparativi della grande spedizione di Costantinopoli, mandò poco denaro in Grecia per pagare gli stipendiari francesi e provenzali. Così la attività del B. si limitò quasi esclusivamente agli affari finanziari. Approfittando del gioco delle fazioni greche, riuscì ad ottenere considerevoli prestiti da quei baroni che cercavano appoggi nella potenza angioina. Il duca di Atene, Giovanni de la Roche, prestò al B. 100 once d'oro in tomesi di Clarenza, che la Camera regia restituì nell'aprile del 1273. Gli furono ugualmente concessi grandi crediti da mercanti veneziani.
Il 23 apr. 1273 il re nominò Bertrando de Balnia capitano delle nuove truppe mercenarie in Acaia. Tuttavia pare che il B. abbia continuato ad esercitare le sue funzioni di capitano generale. 16 possibile che le sue competenze venissero ampliate ed estese a tutto l'ambito dei possedimenti angioini in Oriente, poiché in alcuni documenti viene qualificato come "capitaneus in partibus Romanie". La sua presenza in Grecia dopo il 23 apr. 1273 è attestata da un documento, secondo il quale il B. il 2 ott. 1273 ebbe in prestito dal despota tessalo Giovanni I Angelo 150 lire in grossi veneziani che la Camera regia restituì nell'agosto dell'anno seguente.
Il B., che era signore di S. Demetrio in Calabria, pare sia tornato in Italia nella prima metà del 1274, poiché la cancelleria angioina in un documento dell'8 ag. 1274 lo menziona come "dudum capitaneus pro parte curie in partibus Romanie". Del suo ufficio di capitano generale delle truppe angioine fu investito da Carlo I il principe di Acaia stesso, Guglielmo di Villehardouin. Il 24 ottobre 1275, durante la seconda senatoria di Carlo d'Angiò a Roma (1268-78), il B., che in questo periodo era stato anche ammesso nell'ordine dell'Ospizio del re, fu chiamato da Carlo a sostituire Pandolfo de Fasanella nella carica di vicario dell'Urbe. A Roma però il B. si ammalò così gravemente che il re, il 27 luglio 1276, designò Goffredo de Polisy, maresciallo di Roma a fianco del B., a successore nel vicariato in caso di morte del titolare.
Il B. morì infatti poco dopo a Roma, come viene attestato da un atto del 10 ag. 1276, con il quale il re ordinò al suo camerario di ritirare dei vasi d'argento del valore di 50 marchi, che il deflinto B. aveva avuto dalla regia Camera.
Fonti e Bibl.: I Registri della Cancelleria Angioina, V, Napoli 1953, ad Indicem; VII-XV, ibid. 1955-1961, ad Indicem; I.A. Buchon, Nouvelles recherches historiques sur la Principauté franipaise de Morée, I, 1, Paris 1843, p. 226; Il, 1, ibid. 1843, p. 329; K. Hopf, Geschichte Griechenlands im Mittelalter,in Ersch-Gruber, AlIgemeine Encyclopedie der Wissenschaften und Künste,Section I, vol. LXXXV, Leipzig 1867, pp. 292-94; P. Durrieu, Les archives angevines de Naples, II, Paris 1887, p. 279; F. Carabellese, Carlo d'Angiò nei rapporti politici e commerciali con Venezia e l'Oriente,Bari 1911, pp. 12, 27-29, 54, 96, 146; F. Cerone, La sovranità napoletana sulla Morea e sulle isole vicine,in Arch. stor. per le prov. napol.,XLI (1916), pp. 209, 212-223; G. M. Monti, Da Carlo I a Roberto d'Angiò,Trani 1936, pp. 277 s., 290.