Castelbarco, Guglielmo da
, Feudatario della val Lagarina, familiare di Bartolomeo Della Scala, conosciuto da D. probabilmente alla corte di Verona. Le prove di un rapporto fra i due e in conseguenza di un soggiorno del poeta presso il C. nel suo castello di Lizzana, si vogliono trovare nella descrizione fatta da D. di una frana della valle dell'Adige che egli assimila a lo loco... alpestro per cui si scende dal VI al VII cerchio (If XII 1-9). La ruina che nel fianco / di qua da Trento l'Adice percosse, è infatti intesa come una reminiscenza diretta di D. e una sua allusione agli Slavini di Marco (v.). La tradizione locale inoltre vuole D. ospite intorno al 1303 dei C. nel castello di Lizzana, che ha infatti assunto la denominazione di Castel Dante.
La più antica memoria dei C. risale al 1062, anno in cui un Giovanni C. fu inviato dalla contessa Matilde in aiuto a papa Alessandro II osteggiato dall'imperatore Enrico IV. Nel 1171 i C. sono già feudatari del vescovo di Trento, in un castello detto appunto C. sulla destra dell'Adige, alla stretta di Chiusole. Ben presto i C. iniziarono l'espansione dei loro domini, sempre a scapito del vescovo loro signore e del conte del Tirolo, Strettamente legati ai Della Scala per vincoli di parentela, i C. erano soprattutto importanti per i signori di Verona in quanto potevano determinare la loro politica di espansione a nord nei confronti del vescovo di Trento e del conte del Tirolo.
Personaggio di particolare rilievo nella famiglia fu Guglielmo da C., che soggiornò a lungo in Verona ove ebbe case, e di cui fu due volte podestà al tempo di Alberto Della Scala (1284-1288); fu inoltre consigliere di Cangrande e condottiero delle sue milizie. Al fianco di questi infatti troviamo il C. sotto le mura di Vicenza assalita dai Padovani (1314) e in seguito sotto le mura della stessa Padova (1318).
Ricchissimo e munificentissimo, Guglielmo da C. contribuì all'erezione del duomo di Trento, e in Verona delle chiese di S. Fermo e S. Anastasia accanto alla quale fece erigere un'arca che custodisce le sue spoglie. Morì agl'inizi del 1320; nel suo testamento, redatto il 13 agosto 1319, fece molti lasciti in favore di chiese della val Lagarina, mentre erede di castelli e feudi fu un suo nipote dal suo stesso nome.
Alla luce degli elementi in nostro possesso, quindi, per quanto possa sembrare probabile la supposta amicizia fra D. e Guglielmo da C., nonché un suo soggiorno nel castello di Lizzana, la questione va mantenuta nell'ambito delle possibilità.
Bibl. - G.B. Di Crollalanza, Dizionario storico blasonico, I, Pisa 1886, 253; G. Gerola, G. da C., Trento 1901 (recens. di E.G. Parodi, in " Buil. " IX [1902] 245); A. Pichler, D. in Tirol (cfr. recens. di E. Quaresima, in " Pro Cultura " VI [1910] e di E. Allodoli, in " Bull. " XIX [1912] 229); Bassermann, Orme 425, 426, 650; Zingarelli, Dante 202-203; M. Carrara, Gli Scaligeri, Varese 1966, 54, 148.