CAMPOSAMPIERO, Guglielmo da
Terzo di questo nome, nacque alla fine del secolo XIII, forse a Padova, da Giacomo, il figlio di Tiso (VIII) a lui premorto, e da Oria da Marcaria. Erede di Tiso (VIII) assieme a Tiso (IX), dovette rivendicare (1314-1318) contro il Comune di Treviso, che li aveva occupati, i beni acquistati da Tiso (VIII) in territorio trevigiano al tempo della signoria caminese, ottenendo infine un risarcimento in cambio della rinuncia ai beni contestati. Albertino Mussato, che ricorda la presenza del C. ai funerali di Tiso (VIII) nel 1312, vide allora in lui il futuro continuatore della politica dell'avo, ma la partecipazione del C. alla vita padovana fu di scarso rilievo, mentre intervenne attivamente nella lotta delle fazioni in Treviso di cui era ugualmente cittadino.
Sembra che risiedesse abitualmente in territorio trevigiano nel suo castello di Treville. Nel 1324, a Serravalle, fu testimone del testamento di Guecellone da Camino, lo spodestato signore di Treviso a lui congiunto da parentela. Non fu estraneo alla congiura ordita in Padova contro i Carraresi nel 1325 da Paolo Dente che, dopo il fallimento dell'impresa, si rifugiò a Treville, terra del Camposampiero. In Treviso il C. si schierò per la fazione di Guecello Tempesta, organizzando (27 giugno 1326) il primo tentativo, poi fallito, di cacciare la fazione opposta degli Azzoni. In conseguenza dovette fuggire da Treviso, riparando a Cornuda. Rientrò in città il 5 genn. 1327 con Guecello Tempesta che sopraffece gli Azzoni con le armi. Il C. uccise di sua mano il capo della fazione avversa, Altiniero degli Azzoni, risparmiato da Guecello perché ferito e datosi prigioniero. In questa occasione ottenne dal Comune la liberazione dal bando di alcuni suoi fedeli e la restituzione dei loro beni. Nel 1329 il Tempesta dava la città a Cangrande Della Scala; le condizioni avanzate dal Consiglio cittadino il 17 luglio in seguito all'accordo prevedevano tra l'altro la conservazione dei diritti e degli onori dei cittadini esente dei nobili trevisani tra i quali è ricordato il C., che non dovevano essere costretti a portare le armi contro la Chiesa, Venezia e i marchesi d'Este. Le condizioni vennero confermate da Cangrande il 20 luglio 1329. Il C. è ugualmente ricordato nella conferma dei privilegi di Treviso concessa da Alberto e Mastino Della Scala il 21 genn. 1330.
Assieme ad altri signori trevisani il C. venne inviato a prestare servizio con quattro cavalli nell'esercito di Mastino Della Scala nel dicembre del 1332 e nel febbraio del 1334. Quando con l'alleanza tra Venezia e Firenze e la conseguente guerra iniziò lo sfaldamento della Signoria scaligera, il C. per primo nel Padovano si ribellò ai Della Scala mettendo il proprio castello di Treville sotto la protezione dei Veneziani (1337), e occupò il castello di Camposampiero tenuto da Marsilio da Carrara; a lui si diede anche il castello di S. Zenone. Gli Scaligeri per rappresaglia devastarono i suoi possedimenti d'oltre Brenta.
Il C. non poté conservare pacificamente il possesso del castello di Camposampiero, che nella divisione dei beni di Tiso (VIII) era toccato a Tiso (IX). Tra i due non vi fu buon accordo giacché Tiso favorì costantemente la politica di Marsilio da Carrara mentre il C. fu ostile ai Carraresi. Nel 1329 per rappresaglia contro l'usurpazione di alcuni suoi beni ad opera di Tiso il C. ne occupò i possessi di Godego, Poiana e Villarazzo. Tre anni dopo Tiso si impadronì del castello di Treville che però venne tosto restituito al C. per ordine di Mastino Della Scala. Tiso lasciò per testamento i propri beni a Marsilio da Carrara, il quale morendo nel 1338 dispose che in nessun modo potessero venire in possesso del Camposampiero. Questi d'altra parte al momento della ribellione contro gli Scaligeri aveva ottenuto dai Veneziani l'impegno di aiutarlo nel recupero dell'eredità di Tiso (IX). L'arbitrato sulla vertenza nel trattato del 30 sett. 1337 tra la Repubblica e Firenze da un lato e i Carraresi dall'altro fu affidata al doge di Venezia. La sentenza pronunciata il 24 marzo 1340 assegnò il castello di Camposampiero e la sua curia a Ubertino da Carrara erede di Marsilio e l'altra parte dell'eredità al Camposampiero. Questi morì nel febbraio del 1342 a Treville, secondo la testimonianza dei Cortusi.
Il 27 febbraio, alla notizia della sua morte, il doge mandò a presidiare il castello di Camposampiero che sembra quindi essere rimasto fino a quel momento in possesso del Camposampiero. Con lui si estinse la discendenza di Tiso (VI).
Dalla moglie Caterina, o Capellina, figlia di Vitaliano Dente de Lemizoni, ebbe la figlia Sara che sposò dapprima Meliaduse di Guecello Tempesta, poi Bertrando dei Rossi di Parma e infine Bernardo Scannabecchi di Bologna.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Padova, Archivi privati: Giustinian, perg. 5178; Padova, Biblioteca civica, dattiloscritto BP. g. 216: G. Camposampiero, Domus de Campo Sancti Petri.Storia genealogica dei Camposampiero, pp. 577-611; A. Mussati Historia augusta..., in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., X, Mediolani 1727, col. 430; G. et A. Cortusii, Historia de novitatibusPadue..., ibid., XII, Mediolani 1728, coll. 822, 835, 837, 857, 876 s., 879, 901; Annales Patavini, in Rer. Ital. Script., 2 ed., VIII, 1, a cura di A. Bonardi, p. 253; G. B. Verci, Storia della Marca trivigiana..., VI-XII, Venezia 1787-1789. VI, doc. DCLII p. 84; VII, doc. DCCXVIII p. 84, DCCLXXXIV p. 158; VIII, doc. DCCCXVI p. 30, DCCCXLI p. 65, DCCCXLII p. 68; IX, doc. CMLXXVI p. 57, MIII p. 88, MXXXI p. 120, MXXXV p. 125; X, doc. MCXVIII], p. 62, MCXIXI p. 65, MCCI p. 171; XI, pp. 77-78, doc. MCCXXXI p. 24; XII, doc. MCCCCI p. 23, MCCCCI p. 122, MCCCCI-XXII p. 125; I commemoriali della repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, II, Venezia 1878, pp. 83-84; J. Bernardi, Il testamento di Marsilio da Carrara, Venezia 1889, p. 33; V. Lazzarini, Storia di un trattato tra Venezia, Firenze e i Carraresi (1337-1339), in Nuovo archivio veneto, XVIII (1899), pp. 247, 276; G. B. Picotti, I Caminesi..., Livorno 1905, p. 204.