GUGLIELMO d'Orange (Guillaume d'Orange)
Visse nella seconda metà del sec. VIII e nei primi anni del secolo seguente il conte Guglielmo di Tolosa, che nel 793, con la battaglia di Orbien, sconfisse i Saraceni, acquistandosi nome di gran condottiero e di eroe. Sostenne di poi il figlio di Carlomagno, Lodovico, quando questi governò l'Aquitania. Dopo una vita tutta data alle armi, fondò il monastero di Gellona. Rimane, ancora l'atto di fondazione del dicembre 804, in cui è ricordata la moglie Witburgia. E in questo monastero si ritirò nell'806 sino alla morte (812).
Il G. "epico" o d'Orange sorge da questo personaggio storico, nel quale hanno confluito altri omonimi e dal quale è nato il grande e variopinto fiore delle leggende dette del "ciclo d'Orange". Queste leggende si sono, dunque, sviluppate intorno alla figura di G. di Tolosa (la cui moglie Witburgia è chiamata nelle canzoni Guibour) e si sono estese così agli ascendenti come ai discendenti di G., prendendo forma in ventiquattro o venticinque poemi, in testa ai quali sta la Chançun de Willame, un poema del sec. XII, nel quale riecheggiano alcuni motivi della Chanson de Roland.
Il ciclo di G. è anche detto "ciclo di Garin de Montglane" dal nome del progenitore dell'eroe, Garin, al quale sono consacrati due poemi (Enfances Garin e Garin de Montglane). Le altre canzoni di questo ciclo sono: Girart de Viane, Renier de Gennes, Hernaut de Beaulande, Aimeri de Narbonne (padre di Guglielmo), Enfances Guillaume, Siège de Narbonne, Couronnement Luis (il poema più importante dopo la Chançun de Willame, di tutto il ciclo), Charroi de Nismes, Prise d'Orange, Enfances Vivien, Covenamt Vivien e Aliscans, Bataille Loquifer, Rainouart, Renier, Siège de Barbastre, Beuvon de Commarcis, Guibert d'Andrenas, Prise de Cordres, Mort d'Aimeri, Foucon de Candie e Moniage Guillaume. La materia di tutti questi poemi è costituita da avvenimenti che si lasciano in gran parte localizzare lungo la "via tolosana", cioè ad Aniana, Gellona, San Giuliano, Puy-en-Velay, Aliscamps-d'Arles, Narbona, che furono le stazioni principali o i santuarî della strada che conduceva i pellegrini verso San Giacomo di Compostella. Era naturale che lungo questa strada pellegrini e giullari imparassero a conoscere le gesta della schiatta di Garin, le leggende di G., e, insomma, i racconti di tutto questo ciclo eroico. Nel primo ventennio del sec. XII, era stata composta a Gellona una Vita latina di G. la quale non dovette essere senza importanza per lo sviluppo di queste tradizioni, in quanto poté essere fatta conoscere o letta o narrata dai monaci ai pellegrini durante le loro soste sulla via del celebre pellegrinaggio. Ma la Vita latina non basta a spiegarci tutta la grande fioritura delle leggende sui discendenti di Garin. Onde si capisce come alcuni studiosi non rinuncino a vedere nei poemi del ciclo, oltre all'elaborazione della Vita, un tentativo di mettere ordine a molte e varie tradizioni sorte nel mezzogiorno della Francia e cantate in poemi o poemetti volgari perduti. Per alcuni di questi studiosi, il ciclo di G. permetterebbe di sostenere che alla Francia meridionale non sia mancata una propria epopea. Altri, pur escludendo una vera e reale epica provenzale su Guglielmo d'Orange, non vorrebbero limitare il campo d'indagine alle sole leggende raccolte sulla "via tolosana" e ammetterebbero volentieri l'esistenza di narrazioni o poemi latini indipendenti dai pellegrinaggi e scritti in gloria dei protagonisti, come si usava in Francia nel periodo carolino e postcarolino. Comunque, i poemi ciclici di Guglielmo; nella forma in cui ci sono pervenuti, furono composti durante i secoli XII e XIII.
Bibl.: Il ciclo di G. fu fatto conoscere, nei suoi elementi principali, da W. J. A. Jonckbloet, Guillaume d'Orange, L'Aia, I-II, Parigi 1854 (il quale pubblicò Couronnement, Charroi, Covenant e Aliscans). Vennero poi altre edizioni di poemi particolari (per es. quella di E. Langlois, Le Couronnement Louis, Parigi 1888; di C. Wahlund e H. v. Feilitzen, Enfances Vivien, Upsala 1892), ricordate da K. Nyrop, Storia dell'epopea francese (trad. E. Gorra), Torino 1888, p. 413 segg. e da C. Voretzsch, Einführung in das Studium der altfranz. Literatur, 3ª ed., Halle 1925, passim. Tardi fu scoperta e pubblicata la Chanåun de Willame (1903); G. Baist, L'Archanz (La Chanåon de Willelme), Friburgo in B. 1908; H. Suchier, La Chanåon de Guillelme, in Bibl. Norm., VIII, Halle 1911. Cfr. M. Wilmotte, in Romania, XLIV (1915), 55 segg., e K. Appel, in Zeitschr. f. rom. Phil., XLII (1922), p. 426 segg.; Salverda de Grave, in Neophilologus, 1915-16. Per le discussioni intorno all'origine e allo sviluppo del ciclo v.: A. Jeanroy, in Romania, XXV (1896), p. 353 segg.; H. Suchier, in Romania, XXXII (1903), p. 353 segg., e in particolare: Th. A. Becker, Die altfranzösische Wilhelmsage und ihre Beziehung zu Wilhelm dem Heiligen, Halle 1896; id., Der sudfranzösische Sagenkreis und seine Probleme, Halle 1898; I. Bédier, Légendes épiques, I, Parigi 1914; P. Rajna, Una rivoluzione negli studi intorno alle "Chansons de geste", in Studi medievali, III (1910), p. 331 segg.