BOLOMIER, Guglielmo
Uomo politico savoiardo, nacque verso gli ultimi anni del secolo XIV a Poncin, nell'Ain, da Henri e Anne de Rossillon. Gli inizi della sua carriera non sono noti, ma si pensa che egli dovette il suo ingresso alla corte sabauda al ruolo svolto dalla sua famiglia nell'annessione alla contea di Savoia della signoria di Thoire-Villars.
Citato come clericus nel 1413, egli divenne segretario del consiglio ducale nel 1419 e occupò questa carica fino al 1434 come attestano i registri affidati alle sue cure. A partire da questo momento egli si trovò a contatto immediato con Amedeo VIII e a diretta conoscenza di tutti gli affari politici, seguendo la politica estera sabauda generalmente dalla corte, ma talvolta venendo inviato in missione diplomatica. Grazie ai documenti da lui redatti tra il 1426 e il 1437 si può conoscere in tutti i dettagli la politica di equilibrio seguita da Amedeo VIII nell'Italia settentrionale. Si trattava di sostenere il ducato di Milano contro le ambizioni divoranti della lega veneto-fiorentina della quale il duca di Savoia era tuttavia alleato. La prima importante missione del B. fu la solenne ambasciata guidata dal cancelliere Jean de Beaufort che Amedeo VIII inviò nel 1428 a Ferrara per indurre i rappresentanti della Lega ad accettare il trattato concluso con Filippo Maria Visconti il 2 dic. 1427, in base al quale il duca di Milano prendeva in sposa la figlia del duca di Savoia. Il B. redasse i dispacci che informarono la corte sulle diverse fasi di questa missione. L'anno successivo egli si recò a Roma per sollecitare l'emanazione di alcune bolle e nel 1431 fu tra coloro che assistettero alla conclusione del trattato segreto stipulato a Ginevra con il duca di Milano.
Nel 1434 si recò per due volte a Milano per concludere il rinnovo della lega con il Visconti. Questo periodo della vita del B., che è anche quello meglio conosciuto, segnò il momento della sua massima ascesa. Egli collaborò attivamente alla stesura degli Statuta Sabaudie, promulgati nel 1430, e redasse il testo di una transazione tra Amedeo VIII e l'arcivescovo della Tarentaise, i vescovi di Belley, Maurienne e Aosta. Nel frattempo il duca gli assegnò la terra di Nercy con il titolo di feudo nobile (1431).
Il favore goduto dal B. alla corte sabauda non venne meno per la nomina di Ludovico, figlio di Amedeo VIII, a luogotenente del ducato, avvenuta il 7 marzo 1434. Consigliere en titre del duca (1435), fu nominato nel 1439 maître des requêtes, prima di passare alla carica di vicecancelliere di Savoia nel 1444, che segnò il punto culminante della sua carriera. In questi anni, nei quali le relazioni con il versante occidentale delle Alpi divennero una delle maggiori preoccupazioni dello Stato sabaudo, egli proseguì nella sua attività diplomatica. Inviato alla corte di Carlo di Borbone nel 1441, fu incaricato nel 1443 di negoziare il matrimonio di Carlotta di Savoia con il duca di Sassonia. Infine - e fu la sua ultima missione - negoziò a Treviri nel 1445 con un rappresentante del re di Francia l'evacuazione dall'Alsazia delle bande degli Ecorcheurs al servizio del Delfino.
Ma è soprattutto come consigliere di Amedeo VIII che il B. si segnalò in quest'ultimo periodo della sua vita. Quando il cardinale Aleman, delegato dal concilio di Basilea, venne a proporre la tiara pontificia al duca di Savoia ritirato in quel momento a Ripaille, il B. fu sicuramente, insieme col vicecancelliere Pierre Marchand, fra i consiglieri che si adoperarono più attivamente per indurlo ad accettare. Allorché il nuovo papa Felice V abbandonò il suo ritiro (17 dic. 1439) per trasferirsi a Thonon, il B., suo onnipotente segretario, l'accompagnò e s'installò con lui nel castello. Dal nuovo papa ottenne l'erezione della chiesa parrocchiale di Poncin in collegiata. Non c'è dubbio che dal momento dell'elezione, a dispetto delle difficoltà che la seguirono, il B. sostenne sempre con il massimo zelo Felice V in seno al consiglio sabaudo: anche la sua caduta corrispose al cambiamento di rotta della politica del duca Ludovico nei confronti di suo padre, minacciato di essere abbandonato dal concilio dopo esserlo stato dalla maggior parte dei principi.
Quando la situazione interna della Savoia si aggravò, il duca Ludovico istituì una commissione di riforma, incaricata di mettere fine agli abusi dei quali soffriva lo Stato. Fra i membri di essa figurava François de la Palud, signore di Varembon, nemico giurato del Bolonter. Il Varembon, infatti, lo riteneva responsabile della punizione che gli era stata comminata da Amedeo VIII per aver attaccato nel 1431 Trevoux, ed aver così provocato pericolosi contrasti tra la Savoia e il duca di Borbone al quale apparteneva la città. La commissione si manifestò, sin dal principio, ostile al B., che fu incarcerato. Interrogato il 1º luglio 1445, egli rifiutò la presenza del Varembon fra i suoi giudici e l'accusò anche di alto tradimento, richiedendo tuttavia parecchi anni per provare l'accusa. Non gli riuscì però di discolparsi dalle accuse mossegli, e delle quali poco conosciamo: inviso ai nobili, sospetto al clero, non riuscì ad interessare alla sua causa né il duca né il papa. Nel dicembre del 1445 fu condannato a pagare 60.000 scudi d'oro di ammenda e alla confisca di tutti i suoi beni (una parte di essi toccò a Felice V che morì il 6 genn. 1451 nella casa che il B. possedeva a Ginevra). I suoi nemici vollero, però, anche la sua morte e il 13 ag. 1446 il B. fu condannato alla decapitazione. La pena fu aggravata ulteriormente il 3 settembre con la commutazione in quella dell'annegamento, che fu eseguita il 12 sett. 1446 nel lago di Ginevra di fronte a Thonon.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte: Milanese, Città e Ducato, marzo 2, n. 6 1º; Protocollo 412; Protocolli,notai e segretari ducali,Serie camerali, n. 33; Protocolli di Corte, 72-79, 85, 87-88, 109; Moyria, Guillaume Bolomier, in Travaux de la soc. d'émulation de l'arrond. de Nantua, I (1846), pp. 83-90; L. Cibrario, Studi storici, Torino 1851, II, pp. 411-450; E. Burnier, Histoire du Sénatde Savoie et des autrescompagnies judiciairesde la même province, in Mém. del'Académie de Savoie, VI (1864), pp. 79-86; M. Bruchet, Le château deRipaille, Paris 1907, ad Indicem; F. Gabotto, Lo statosabaudo di Amedeo VIIIin Italia dal1428 al 1435 neiconti dell'Archivio camerale di Torino, in Boll. stor-bibliogr.subalpino, XII (1907), pp. 151, 189, 195, 204, 207; Id., La guerra fra Amedeo VIII diSavoia e Filippo Maria Visconti (1422-1428), in Boll. della Soc. pavese di storia patria, IX (1909), p. 34; Maupetit, Le chancelierde Bolomier et sa famille, in Bull. de la soc. Le Bugey, I (1909), pp. 119-129; F. Cognasso, L'alleanza sabaudo-viscontea contro ilMonferratonel 1431, in Arch. stor. lomb., s. 5, XLII (1915), pp. 286, 622; Id., L'alleanza sabaudo-viscontea contro Venezia nel1434, in Arch. stor. lomb., s. s, XLV (1918), pp. 359, 363, 377-422; Id., L'intervento sabaudo allapace di Ferrara del 1428, in Miscell. di studi stor.in onore di Giov. Sforza, Lucca 1920, pp. 241-260; L. Marini, Savoiardi e Piemontesinello stato sabaudo, I, Roma 1962, ad Indicem.