BARENTS, Guglielmo
BARENTS, Guglielmo (propriamente Willem Barentszoon). Esploratore olandese. Nacque circa la metà del sec. XVI, probabilmente nell'isola Terschelling nella Frisia. Oscure sono rimaste le sue vicende sino al 1594, nel quale anno lo si trova accanto a Cornelis Nay, al comando d'una spedizione mercantile, che, muovendo con quattro navi da Amsterdam, si propone di raggiungere le coste della Cina passando a nord dell'Europa e dell'Asia. Il 4 (o 14) luglio i due vascelli affidati al B., separatisi dagli altri, si trovano di fronte alla Novaja Zemlja (resa nota trentaquattr'anni prima dal Borough) a 73°25′ lat. N. e tentano di risalire verso settentrione per trovare un passaggio, ma, arrestati dalla banchisa polare a 77° (Capo del Ghiaccio, quasi all'estremità settentrionale dell'isola), sono costretti al ritorno. Nell'anno successivo il B. partecipa, come comandante di una nave, alla spedizione d'una flottiglia commerciale olandese di sette legni, diretta al Mar di Cara, ma respinta dall'avversa stagione poco oltre lo stretto di Cara: contrario soltanto il B. al precipitoso ritorno. Un gruppo di commercianti di Amsterdam sovvenziona nel 1596 un terzo tentativo del B., avente a compagno Giov. Cornelio Rijp. Le due navi della spedizione, prevalendo il parere del Rijp su quello del B., volgono decisamente la prua verso il nord: il 9 (o 10) giugno era scoperta l'Isola degli Orsi, il 14 (o il 19) la costa meridionale delle isole irte di picchi che i navigatori chiamarono Spitsbergen (Svalbard). Risaliti lungo la costa occidentale dell'isola maggiore fino a 80° N., ritornano poi rapidamente all'Isola degli Orsi, donde il B., separatosi dal Rijp, volge ad oriente, riuscendo a raggiungere e a doppiare, il 16 agosto, il promontorio più settentrionale della Novaja Zemlja, da lui denominato Capo Maurizio in onore di Maurizio d'Orange: poco innanzi tuttavia egli si trova stretto fra i ghiacci a 76°7′ lat. N. ed è obbligato a svernare sul posto. Le peripezie di quello sverno polare (il primo, del quale ci sia conservato ricordo), affrontato con povertà di mezzi ma con ferrea energia dal B., formano ancora oggi un racconto di straordinario interesse. La nave non fu libera neppure nella primavera seguente e la spedizione l'abbandonò, disponendosi al ritorno con due battelli scoperti (13 giugno). Durante il penoso viaggio il B. stesso, affranto dalle dure fatiche, dato un ultimo sguardo alla carta e segnata ai compagni la via ormai prossima della salvezza, spirò (20 giugno 1597); i superstiti, soccorsi da pescatori russi, poterono raggiungere la penisola di Kola, dove ritrovarono il Rijp, che li ricondusse in patria. Nel 1871 il norvegese cap. Carlsen trovò i resti diroccati della casa che il B. g'era costrutta come stazione di sverno nella Novaja Zemlja, e trasportò seco le preziose e in gran parte intatte reliquie che ora si conservano all'Aia (Museo della Marina). Il nome di Mar di Barents è rimasto alla parte del Mar Glaciale insinuata fra la costa settentrionale europea, la Novaja Zemlja, la Terra di Francesco Giuseppe e le Svalbard (v. artico, mare); isola di Barents si chiama una tra le isole orientali delle Svalbard.
Notizie dei viaggi del B. si ricavano specialmente dal racconto del compagno suo Gerrit de Veer, pubblicato più volte a cominciare dal 1598: ultimamente con documenti da H. Naber, Haag (L'Aia) 1917. Cfr. anche l'ediz. inglese nella serie della Hakluyt Society, 2ª ed., Londra 1876. Un brano di giornale di bordo, probabilmente del B. stesso, è conservato nella rarissima Histoire du pays nommé Spitsbergen di Hessel Gerard, Amsterdam 1613.
Il B. fu, oltre che egregio navigatore, ottimo cartografo e persona variamente colta, largamente stimata in patria.