AMIDANI, Guglielmo (Guglielmo da Cremona, Guglielmo "de Villano" )
Di Cremona, appartenente con ogni probabilità alla famiglia Amidani (cfr. Ansi, Cremona Literata,III, Cremonae 1741, p. 350) - altri lo vogliono della famiglia "de Tocchis" (cfr., per un riepilogo delle ipotesi, Perni, p. 28) - nacque nell'ultimo quarto del sec. XIII, entrando presto (è impossibile precisare l'anno) tra gli agostiniani. Confessore, pare, per la fama raggiunta sia come teologo, sia come giureconsulto, sia come predicatore, di Galeazzo I Visconti, il 28 febbr. 1326, nel capitolo generale dell'Ordine, tenutosi a Firenze, fu eletto priore generale, rimanendo in carica per sedici anni. Al momento dell'elezione l'A. era già "magister theologiae". L'attività spiegata dal nuovo generale per l'Ordine fu intensa: in una lettera diretta a tutte le Case agostiniane, nota, per le norme che vi sono elencate, come Ordinationes pro reparatione Ordinis,egli promosse il ristabilimento della disciplina e della vita religiosa nei conventi. Si adoperò in particolar modo per l'ingrandimento delle Case di Cremona e Novara e fondò quella di Pavia.
Giordano di Sassonia (Liber Vitasfratrum,I, c. XVIII) riferisce che per iniziativa dell'A. fu concesso agli agostiniani di erigere la Casa di Pavia presso la chiesa di S. Pietro in Ciel d'Oro, ove sono conservati i resti mortali di s. Agostino: si realizzò cosi un'antica aspirazione degli eremitani, che bramavano dimorare vicini alle spoglie del fondatore della loro regola. La cosa non fu senza difficoltà per l'opposizione dei canonici regolari della chiesa pavese, ma una lettera di Giovanni XXII - e l'appoggio di Giovanni di Boemia - stabili che presso le spoglie di s. Agostino dovessero risiedere gli eremitani: Jean XXII, Lettres Communes,VI, Paris 1912, a cura di G. Mollat, pp. 424-425, n. 27619, in data 20 genn. 1327.
Riconfermato nella carica ai capitoli generali di Venezia (1332), di Grasse (1335), di Siena (1338), di Tolosa (1341), il 17 luglio 1342 fu da Clemente VI creato vescovo di Novara. Qui provvide a nominate Meiorino de' Gislandi, cremonese, castellano e governatore di Orta, cui fu affidato il compito di riformare gli statuti di Gozzano e della Riviera; riordinò la curia di Mattarella, che pose sotto il controllo di Antonio da Besozzo. Notevole fu pure l'attività edilizia dell'A., che fece costruire palazzi nel territorio della diocesi; nel 1347 obbligò gli ecclesiastici a lui sottoposti alla dichiarazione dei benefici, per una più regolare amministrazione dei beni diocesani.
L'A. morì il 29 genn. 1356.
Della produzione teologica dell'A., che fu controversista nelle polemiche tra Giovanni XXII e Ludovico il Bavaro - cui l'Ordine agostiniano, proprio sotto il suo priorato generale, si oppose tenacemente - e tra la Curia e i fraticelli, abbiamo notizia nel Perini, pp. 30-32, e in Mariani, pp. 109-110: tutte le opere, ad eccezione di una Reprobatio errorum scritta per ordine di Giovanni XXII contro Marsilio da Padova e Giovanni di Jandun ed edita parzialmente in Scholz, II, pp. 16-28, sono inedite. Tra le altre, più importanti: un'Expositio super 4 Evangelia;i Decreta generalia ad clerum Novariensem;-Decreta ad perfectam disciplinam,ecc. Le teorie politiche dell'A, si muovono sulla falsariga di quelle di Egidio Romano, e tendenzialmente in senso di un temperamento dell'autorità dell'imperatore, che, eletto dal popoìo, trova in esso un limite alla sua volontà. Oltre a ciò l'A. sostenne, come la scuola cui apparteneva e senza apportare elementi nuovi, il carattere ierocratico del titolo papale di "Vicarius Christi", in netta opposizione a Marsilio da Padova.
Il Perini (p. 31) - citato, ma non corretto, dal Dict. d'Hist. et Géogr. Ecclés.e dall'Encicl. Cattolica -, tratto forse in inganno dal catalogo Vaticano relativo al cod. Vat. Lat.6211, menziona dell'A. una Reprobatio errorum fraticellorum,contenuta nel predetto codice ai nn.200-202. Trattasi, in realtà, come già aveva notato lo Scholz (I, p. 15) - citato, ma non visto, probabilmente, in questo punto dal Perini -, di un frammento della Reprobatio errorum scritta contro Marsilio da Padova, ricordata più in alto. Lo stesso Perini ricorda dell'A. un Tractatus de iure Monarchie,contenuto nel Vat. Lat.5488,che è, invece, da attribuirsi, come appare chiaramente dall'explicit,a Guglielmo Centuaria, dei minori, vescovo di Piacenza e di Pavia, morto nel 1402 (cfr. J. H. Sbaralea, Supplementum e: Castigatio Trium Ordinum S. Francisci,I, Romae 1908, p. 337, che indica, però, un altro codice, il Vat. Lat.6602).
Ad una non meglio precisabile attività poetica dell'A. farebbero pensare i versi "Saturno e Marte, stelle infortunate" di un epigramma inviato a Guido Orlandi: cfr. Perini, IV, Additamenta,p. 67.
Fonti e Bibl.: Oltre alla notizia del Liber vitasfratrum,ed. a cura di R. Arbesmann e W. Hümpfner, New York 1943, pp. 62-64, le fonti per la ricostruzione della vita dell'A, sono date dal Perini, Bibliographia Augustiniana,I, Firenze 1931, pp. 28-32, e da U. Mariani, Un avversario di Marsilio da Padova, Guglielmo Amidani da Cremona,in Il Giorn. dantesco,XXXVI. (1935), pp. 71-88 (v. dello stesso Mariani, Chiesa e Stato nei teologi agostiniani del sec. XIV,Roma 1957, pp. 103-111); R. Scholz, Unbekannte kirchenpolitische Sreitschriften,I, Rom 1911, pp. 13-22; II, ibid. 1914, pp. 16-28; A. Gewirth, Marsilius of Padua,I, New York 1951,pp. 114 n., 262 n., 303 n.; M. Maccarrone, Vicarius Christi,Romae 1952, p. 161; Novara e il suo territorio,Novara 1952,p. 342; Dict. d'Hist. et de Geogr. Eccles.,II, coll. 1249-1250 (a cura di O. Mollat).