ALFIERI, Guglielmo
Vissuto nel sec. XIII, è una delle figure più eminenti non solo della sua famiglia, ma anche del Comune astigiano. Nel 1221, fu uno dei credendari che ratificarono la pace con la Chiesa di Asti, a conclusione di una annosa vertenza per i feudi della Rocca, di Masio, Isola, Azzano e Serralunga. Il 19 luglio 1232, sempre come credendario, approvò l'alleanza stretta da Asti con Torino, ai danni di Chieri, e dal 1237 al 1239 appare come testimone in numerosi atti di investitura, di riconoscimento di beni feudali, di acquisti e cessioni di diritti, da parte della Chiesa di Asti, in diverse località dell'Astigiano. Nel 1250 fu uno degli inviati a trattare pace e alleanza con gli Albesi, a conclusione di una guerra vittoriosa per Asti, e nel 1252, come ambasciatore astigiano, impose a Tommaso II di Savoia condizioni assai gravi di pace e di alleanza, che permisero ad Asti il dominio su molte terre della regione subalpina. In quel tempo egli era rettore della Società dei Militi, o nobili d'Ospizio. Quando, nel 1254, alcuni ghibellini astigiani vollero mutare la costituzione della loro patria e introdussero in città il marchese Pallavicino, signore di Cremona, per crearlo anche signore di Asti, l'A. sventò il complotto, avvertendo altri cittadini e costringendo il Pallavicino alla fuga.
Sempre nel 1254, fu testimone all'acquisto, da parte di Asti, di alcune porzioni del castello di Malamorte e, scoppiata la lotta tra il Comune astigiano e Tommaso II di Savoia, prese parte attivissima a tutte le complesse vicende di quegli anni. Infatti il 26 nov. 1255, tre giorni dopo la battaglia di Montebruno, l'A. fu uno dei quattro sapienti che imposero all'abate di Susa, trattante a nome di Tommaso II, prigioniero in Torino, patti di tregua di particolare durezza. Il 15 genn. 1256, continuando gli Astigiani la serie dei loro successi contro Savoia, Chieri e Torino, l'A. fu nominato ambasciatore per trattare con i nemici, e il 18 gennaio fu uno di coloro che stipularono un compromesso con i Torinesi, costretti a piegarsi alle richieste di Asti. Nel 1256, infine, fu nominato arbitro delle vertenze tra Torino e Tommaso di Savoia. Non si sa altro dopo questa data.
L'A., con il fratello Alferio, fu anche il fondatore della potenza feudale della sua famiglia, con l'acquisto di una notevole parte di Magliano, feudo vescovile, di cui ottenne l'investitura nel 1240; papa Innocenzo IV, con bolle dell'8 ott. 1248, 9 giugno 1239, 9 giugno e 15 ott. 1251, confermò all'A. e al fratello gli acquisti in Magliano e l'investitura già ricevuta.
Fonti e Bibl.: Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. Sella, II, Romae 1880, docc. nn. 164, pp. 224-225; 192, pp. 246; 201, pp. 260-262; III, ibid. 10880, docc. un. 902-904, pp. 1002-1011; 940, pp. 1089-1090; 942-943, pp. 1093-1098; 969-976, pp. 1152-1160; IV, ibid. 1880, docc. nn. 1006, p. 23; 1013, pp. 34-36; Il Libro Verde della Chiesa d'Asti, a cura di G. Assandria, II, Pinerolo 1907, docc. nn. 161, pp. 15-17; 162, p. 17; 191, pp. 41-42; 193, pp. 42-43; 202, pp. 57-58;203, p. 58; 221, pp. 77-78; E. Masi, Asti e gli Alfieri nei ricordi della villa di S. Martino, Firenze 1903, pp. 131-136; E. Casanova, Tavole geneal. della famiglia Alfieri, Torino 1903, tav. 1.