GUERRIERO da Gubbio (Guerriero Campioni)
Nacque con ogni probabilità agli inizi del sec. XV a Gubbio dal notaio ser Silvestro d'Angelello di Manno Campioni. Non è noto il nome della madre, mentre è attestata l'esistenza di due fratelli, Iacopo e Geronimo.
Pur nei diversi modi in cui G. appare citato nei documenti, già il Mazzatinti aveva chiarito, attraverso un accurato vaglio delle sottoscrizioni autografe presenti nei registri 25-27 delle Riformanze eugubine, che la citazione corretta del nome è Guerriero Campioni.
Ereditata dal padre la professione notarile, il 1° sett. 1425 G. risulta iscritto nell'elenco delle matricole dei notai eugubini appartenenti al quartiere di S. Martino, dove risiedeva.
Nel dicembre 1429 G. venne assoldato, quale notaio al seguito, da Niccolò della Stella, allora condottiero dei Fiorentini e con lui prese parte alle campagne militari in funzione antiviscontea contro la città di Lucca, in Valdinievole e in Garfagnana: nel corso della presa di Tereglio G. fu ferito alla testa da una sassata. Pochi mesi dopo passò definitivamente al servizio di Guidantonio da Montefeltro. Senza dubbio l'appoggio e la familiarità con Bernardino degli Ubaldini della Carda, da cui era "cordialmente amato" (Cronaca, ed. Mazzatinti, p. 68), allora influentissimo a corte, dovettero contribuire all'inserimento di G. nella realtà urbinate e all'ascesa della sua carriera politico-diplomatica al servizio dei Montefeltro.
Oltre che dai suoi scritti, ulteriori informazioni biografiche su G. e sulla sua famiglia - che aveva avuto origine da un certo "Campionus" - possono essere ricavate da altre fonti documentarie. I Campioni, al pari di altre casate locali, erano cresciuti all'ombra dei Montefeltro, di cui seguirono di padre in figlio le alterne vicende storiche; i signori di Urbino, da parte loro, incoraggiarono e protessero tali famiglie, consapevoli che da esse potevano trarre personale idoneo a formare gli apparati amministrativi signorili, per sviluppare e coordinare una politica che superasse l'ambito provinciale. È in questi meccanismi del potere signorile che dobbiamo inquadrare, nel 1430, l'entrata di G. nell'orbita feltresca.
Da Cascina, il 7 sett. 1430, Guidantonio da Montefeltro, capitano generale dell'esercito fiorentino contro Lucca, inviò G. ai Priori di Siena. Negli anni successivi G. appare impegnato in varie missioni militari e diplomatiche per conto dei Montefeltro e dei loro alleati; il 28 ag. 1434 partecipò in Romagna con gli eserciti della Lega alla guerra contro Niccolò Piccinino, condottiero al soldo di Filippo Maria Visconti duca di Milano; nella battaglia di Imola venne fatto prigioniero insieme con Niccolò da Tolentino, Cesare da Martinengo e altri condottieri, per il suo riscatto, mediato dalla stessa famiglia Ubaldini, versò più di 1000 ducati.
Nel 1438 G. si recò in Lombardia, ove il giovane Federico da Montefeltro militava al servizio del duca di Milano e agli ordini di Niccolò Piccinino.
È chiaro che Guidantonio si servì di G., di una decina di anni più anziano di Federico, per seguire le imprese del figlio. Da questo periodo, dunque, ha inizio una stretta collaborazione tra Federico e G. che durerà tutta la vita e avrà sempre come base, oltre ai rapporti tra signore e dipendente, una stima reciproca, corroborata da affinità di carattere, in una visione costante degli uomini e delle cose improntata a schietto realismo.
Al seguito delle truppe feltresche, quindi, nel 1438 G. combatté con Niccolò Piccinino e Gianfrancesco Gonzaga per occupare le fortezze del lago di Garda.
Con le forze collegate del Piccinino e di Federico, G. si trasferì poi in Umbria e, il 16 febbr. 1442, diede notizia, per una spesa di ben 400 fiorini e a rischio della sua persona, che il Piccinino aveva imprigionato nel cassero di Assisi il condottiero Cristoforo Mauruzi. Nello stesso anno G. accompagnò Federico a Viterbo, per ottenere presso alcuni uomini ragguardevoli della città dei prestiti al fine di finanziare la sua compagnia di ventura e proseguire la guerra.
Il periodo della signoria di Oddantonio da Montefeltro (20 febbr. 1443 - 22 luglio 1444) e il suo assassinio sono descritti nella Cronaca in poche righe: questa laconicità potrebbe apparire alquanto sospetta, dato che G. fornisce quasi sempre ampi particolari anche su avvenimenti di minore importanza; comunque non sono documentati indizi di una sua partecipazione, diretta o indiretta, a questo avvenimento, pur restando sempre dalla parte di Federico.
Nei brevi soggiorni eugubini, fra una campagna e un'altra di Federico, G. esercitò la professione di cancelliere pro domino, come confermano due atti da lui rogati per conto del signore, rispettivamente il 14 febbraio e il 2 maggio 1445.
Nel 1447, alla morte di papa Eugenio IV, si intensificarono i rapporti diplomatici tra Urbino, Roma, Milano; nel loro ambito G. fu incaricato di un'ambasceria a Venezia per assicurarsi, tra l'altro, che venisse rispettata la pace tra i Veneziani e i Fiorentini.
Egli divenne quindi una pedina importante di Federico per quel rischioso gioco d'equilibrio, che fu una costante della sua politica, reso necessario dalla posizione strategica dei suoi domini (Urbino, Cagli, Fossombrone, Gubbio e il Montefeltro) riconosciutigli de iure dall'investitura del vicariato in temporalibus di papa Niccolò V (1447), e dall'importanza crescente delle sue milizie.
Una lettera inviata da Federico a Cosimo e a Piero de' Medici, il 1° nov. 1449, testimonia la considerazione e l'affetto che il signore nutriva nei riguardi del suo fedele collaboratore: egli chiedeva, infatti, che G. potesse ottenere a Firenze l'ufficio di notaio dell'arte della lana, informandoli che si trattava di una "persona da bene" e che la sua elezione avrebbe reso loro onore. La raccomandazione di Federico, che in quel momento era anche capitano generale dei Fiorentini, ebbe esito positivo. Il 22 sett. 1460 Federico raccomandò G. per una seconda investitura della carica.
Dal 1450 al 1480, anno della sua morte, G. ricoprì a Gubbio diverse funzioni politico-amministrative, per lo più di durata semestrale e su conferma dello stesso Federico; egli divenne così agente signorile nelle istituzioni comunali locali, soggette alla voluntas domini. L'8 febbr. 1450 e il 15 ott. 1455 G. venne designato ufficiale delle Gabelle dell'arte della lana, il 1° marzo 1452 provvisore degli Ospedali; il 3 marzo, il 18 agosto e il 21 dic. 1453 rispettivamente consigliere comunale, notaio ad civilia e ufficiale dei Danni dati. Il 1° febbr. 1456 G. sostituì Giacomo di Marco da Urbino nel ruolo di cancelliere e notaio delle Riformanze del Comune di Gubbio, ruolo che esercitò fino al 1° genn. 1467, quando al suo posto subentrò Pietro da Gubbio.
Del suo ruolo di cancelliere sono pervenuti, in buono stato di conservazione, tre volumi delle Riformanze eugubine, precisamente il registro 25 (compilato da G. da c. 116r a c. 158r) e i registri 26, 27, redatti in scrittura semicorsiva cancelleresca preumanistica con la presenza di lettere tunsae nei capilettera. Nel registro 27, a c. 23r, G. trascrive il breve con il quale Giacomo della Marca era stato autorizzato da papa Pio II a concedere indulgenze per chi avesse sovvenzionato la crociata contro i Turchi. È nella funzione di cancelliere comunale che, il 25 ag. 1456, G. acquistò da Paolo di Gregorio da Segna, in rappresentanza di Presentina (figlia del fu Francesco di Vico Maggi e di sua moglie Angela), le famose sette Tavole Eugubine scoperte nel 1444. Ma è anche nella veste di priore della Confraternita dei Bianchi di S. Maria dei Laici del Mercato che G. stipulò, il 19 apr. 1456, i patti con il pittore Domenico di Cecco per la realizzazione del gonfalone della Confraternita, sul modello di quello "vecchio".
La sua attività diplomatica per i Montefeltro e gli incarichi al di fuori della città nativa, sicuramente più redditizi, non erano comunque terminati: nel mese di ottobre 1457 il signore d'Urbino commissionò a G. un'ambasciata a Venezia per rendere i dovuti omaggi al neoeletto doge Pasquale Malipiero, succeduto al deposto Francesco Foscari. La sua posizione tra i più fedeli collaboratori di Federico è confermata, per esempio, dal fatto che il 25 febbr. 1461, Battista Sforza, moglie di Federico, per la prima volta in visita a Gubbio, venne accolta proprio da un'orazione di Guerriero. Così anche l'incarico a lui affidato, nel maggio 1465, di recarsi a Perugia per risolvere una delicata questione di rappresaglia riguardo all'acquisto di grano, che, in tempo di carestia, era stato sequestrato a un fattore di Federico.
Negli anni successivi forse l'età avanzata non gli consentì più di espletare mansioni diplomatiche per conto di Federico, e dal 1467 G. rimase stabilmente a Gubbio ove ricoprì le più importanti magistrature cittadine.
Venne infatti eletto il 19 aprile gonfaloniere di Giustizia per il quartiere di S. Martino - una funzione, questa, che G. assumerà una seconda volta nel 1473 -, il 2 giugno ufficiale delle Gabelle dell'arte della lana, il 12 settembre capitano dei giudici e dei notai, il 13 dicembre consigliere comunale. Sono poi attestate altre nomine: il 1° sett. 1468 a provvisore degli Ospedali, il 20 gennaio e il 25 dic. 1471 a consigliere comunale e a conservatore del Monte di pietà, il 21 febbr. 1473 a notaio "ad bancum civilium per sex menses" (Arch. di Stato di Perugia, Sezione di Gubbio, Riformanze, reg. 28, c. 145r).
Dagli atti esistenti nell'Archivio notarile di Gubbio, nonché dal testamento stilato l'11 luglio 1480, si rileva che G. possedeva un palazzo nel quartiere di S. Martino (l'odierna casa Nardi) e un discreto patrimonio terriero, ubicato nella contrada Murale (adiacente all'attuale porta degli Ortacci), che venne negli anni ingrandito con l'acquisto o la gestione di nuovi beni.
Dalle fonti sappiamo che G. ebbe da una certa Marietta cinque figli: Antonio detto Miffa, Elisabetta, Silvestro, Bernardino e Pierfrancesco. Quest'ultimo oltre a esercitare la professione notarile ricoprì per il Comune di Gubbio sia la carica di notaio ad civilia (1480-81), sia quella di membro del Consiglio generale (1502); ebbe a sua volta due figli, Guerriero e Gianbattista, mentre il fratello Silvestro, abbracciata la vita religiosa, svolse, nel 1478, la funzione di rettore nella chiesa eugubina di S. Stefano de Arcellis.
G. morì a Gubbio alla fine d'agosto del 1480.
Notaio, uomo d'armi, diplomatico e cancelliere di Federico da Montefeltro, G. è indubbiamente, con Pierantonio Paltroni e Vespasiano da Bisticci, uno dei biografi cortigiani di rilievo del duca d'Urbino. La sua Cronaca, dedicata a Federico, ricopre un ruolo fondamentale nell'ambito della storiografia urbinate, in quanto l'autore per ragione dei suoi incarichi è per lo più testimone oculare dei fatti narrati.
Nella Cronaca, nata come un "libro delle memorie" che normalmente le compagnie di ventura tenevano per segnalare, oltre che gli avvenimenti e gli episodi militari, anche quelli politici nonché i casi personali del capitano, le vicende storiche dei Montefeltro unitamente a quelle della città di Gubbio sottoposta al dominio feltresco vengono inserite da G. negli avvenimenti dei secoli XIV e XV. La genesi delle alleanze e dei trattati, la narrazione minuziosa di celebri battaglie, la descrizione di personaggi famosi ne fanno una cronaca ad litteram, sia perché il quadro che essa riesce a tracciare è meticoloso e pieno di annotazioni, sia perché tutti gli eventi, i piccoli e i grandi, sono posti sullo stesso piano senza alcun proposito di centrare i momenti più significativi rispetto a quelli di minore importanza.
Nell'arida esposizione dei fatti, che ricoprono un arco cronologico che va dal 1350 al 1472, G. è preciso per quanto attiene alla datazione: egli, infatti, lascia che gli eventi parlino da sé, raramente li commenta. La forma linguistica, simile alle cronache coeve non toscane, presenta un dettato rozzo e spesso impacciato con largo uso di forme dialettali e di frasi latine che rispecchiano il linguaggio quotidiano in uso nelle cancellerie con il quale l'autore ha particolare dimestichezza. Il suo tono risulta quasi distaccato, pur mostrando sempre altissima ammirazione per Federico, la cui vita, costellata di successi non solo nel campo strettamente militare, facilita il compito celebrativo del biografo. Se cerchiamo di collocare la Cronaca nel periodo in cui viene redatta, essa rappresenta un topos letterario del gusto tutto rinascimentale dell'esaltazione del singolo individuo, della Fortuna che premia chi l'ha saputa conquistare con tutte quelle qualità (astuzia, intelligenza) che appartengono all'uomo nella sua interezza. E nell'opera del fido cancelliere, Federico incarna il cliché del signore che, solo per i suoi meriti e la lealtà, ha conseguito il potere frutto di una capacità tutta terrena insita in se stesso. Proprio a Federico G. donò, nel 1472, la sua Cronaca e la circolazione di questa all'interno della cancelleria urbinate è attestata, a carta 83r dell'autografo eugubino, dal fatto che uno dei suoi primi possessori fu Andrea di Geronimo Stefani da Mercatello, segretario di Federico.
Circa il periodo di composizione della Cronaca, pensiamo che abbia avuto almeno due fasi redazionali, come si può dedurre dai manoscritti autografi conservati rispettivamente presso la Biblioteca apostolica Vaticana (Urb. lat., 1753) e la Sezione di Gubbio dell'Archivio di Stato di Perugia (Fondo Armanni, III.C.47). Il manoscritto vaticano contiene alle carte 1r-53r una prima bozza della Cronaca che si interrompe con una mutila notizia del 29 nov. 1459, a differenza dell'autografo eugubino ove la narrazione procede fino al 27 apr. 1472. Nell'esposizione degli avvenimenti anteriori al suo tempo G. attinge notizie da vecchie cronache locali o da memorie e appunti sparsi. Varietà grafica appare, soprattutto, quando G. inizia a registrare i fatti coevi: è probabile che li annoti a mano a mano che li sente narrare o li vive in prima persona. Nel codice di Gubbio le parti coincidenti con il manoscritto urbinate sono state compilate in maniera più concisa e ordinata e, per certi avvenimenti del XV secolo, l'autore si limita a qualche breve accenno.
Nel 1902 G. Mazzatinti ha curato l'edizione integrale dell'autografo eugubino (Cronaca di ser Guerriero da Gubbio dall'anno 1350 all'anno 1472, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXI, 4), con un'ampia prefazione storico-critica (pp. V-XVII), differenziandosi da L. Muratori che, nella sua pubblicazione (Chronicon Eugubinum…, in Rer. Ital. Script., XXI, 4, Mediolani 1732), aveva invece utilizzato una copia settecentesca (ora in Arch. di Stato di Perugia, Sezione di Gubbio, Fondo Armanni, III.D.10, cc. 1-126) di un manoscritto del XVI sec. (Urb. lat., 944). Il Mazzatinti ha inoltre corretto, sulla base di un accurato vaglio delle fonti, il titolo e il nome dell'autore della Cronaca, attribuito dal Muratori a Guernerio Bernio, riconoscendone la paternità a Guerriero Campioni.
Altri manoscritti contenenti la Cronaca (oltre a quelli già citati) si trovano in Arch. di Stato di Perugia, Sezione di Gubbio, Fondo Armanni, II.D.26 (sec. XVII); III.D.27 (sec. XVIII); II.D.17 (copia parziale fino all'anno 1360); e a Rimini, Biblioteca civica Gambalunga, SC-MS, 395 (sec. XVI), copia del ms. Urb. lat. 944.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Perugia, Sezione di Gubbio, Fondo notarile, protocolli 99, cc. 123 (22 febbr. 1480), 200r (11 luglio 1480); 115, c. 241v (2 febbr. 1480); 107, cc. 81v-82r (28 dic. 1478); 91, c. 46v (19 apr. 1456); Riformanze, reg. 24, cc. 41r (1° febbr. 1450), 105v (1° marzo 1452), 139v (18 febbr. 1453); reg. 25, cc. 11r (3 marzo 1453), 27r (9 ag. 1453), 37r-38r (21 dic. 1453), 98v (15 ott. 1455), 116r (1° febbr. 1456), 140r (25 ag. 1456); reg. 26, cc. 83r (2 luglio 1458), 100r (4 dic. 1458), 108r (12 febbr. 1459), 170v (21 sett. 1460), 217r (19 luglio 1461), 209r (14 apr. 1462), 236r (5 ott. 1463), 238r (16 genn. 1462), 245r (1° nov. 1461), 289r (15 marzo 1463), 290v (1° giugno 1463); reg. 27, cc. 11r (1° genn. 1464), 23r (5 marzo 1464), 28v (24 giugno 1464), 121r-122v (26 nov. 1466), 125r (1° genn. 1467), 129r (1° genn. 1467), 142v (19 apr. 1467), 151r (2 giugno 1467), 164r (12 sett. 1467), 172v (13 dic. 1467); reg. 28, cc. 7r (1° sett. 1468), 84v (20 genn. 1471), 110r (25 dic. 1471), 145r (21 febbr. 1473), 147v (19 apr. 1473); reg. 29, c. 38r (3 maggio 1474); reg. 30, c. 58r (20 febbr. 1480); reg. 31, c. 3r (23 genn. 1481); Statuto antico dei notai di Gubbio, c. 7r (1° sett. 1425); Fondo Armanni, I.D.3: Notizie biogr. e bibliografiche di scrittori di Gubbio, c. 41r; III.E.5: Regesti di istrumenti notarili, c. 459v (25 giugno 1468); Fondo Luigi Bonfatti, II.E.19: Miscellanea storica eugubina, cc. 20v (1467), 22r (1473); Arch. segr. Vaticano, Arm. LX, tomo 21, cc. 167r-170r (1° ott. 1465); T. Borghi, Continuatio cronice dominorum de Malatestis (aa. 1353-1448), a cura di A.F. Massera, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XVI, 3, p. 86; Cronache malatestiane dei secoli XIV e XV…, a cura di A.F. Massera, ibid., XV, 2, pp. 76, 112, 122; P. Paltroni, Commentari della vita et gesti dell'illustrissimo Federico duca d'Urbino, a cura di W. Tommasoli, Urbino 1966, s.v.; G. Franceschini, Documenti e regesti per servire alla storia dello Stato d'Urbino e dei conti di Montefeltro (1376-1404), II, Urbino 1982, s.v.; G. Zannoni, Scrittori cortigiani dei Montefeltro, in Rendiconti della R. Accad. dei Lincei, s. 5, III (1894), pp. 224 s.; J. Dennistoun, Memoirs of the dukes of Urbino…, a cura di E. Hutton, London 1909, I, pp. 22, 37, 47, 71, 205; II, p. 115; G. Franceschini, Alcune notizie inedite su ser G. da G., in Boll. della Deput. di storia patria per l'Umbria, XLIX (1952), pp. 172-174; Id., Figure del Rinascimento urbinate, Urbino 1959, pp. 28-30, 52, 63-66, 80, 87, 102, 107, 112; Id., Gubbio dal Comune alla signoria dei Montefeltro, in Storia e arte in Umbria nell'età comunale. Atti del VI Convegno di studi umbri, Gubbio… 1968, Perugia 1971, II, pp. 380-390; Id., I Montefeltro, Varese 1970, pp. 320 s., 344, 364, 407, 425, 427, 451 s., 514 s.; P.J. Jones, The Malatesta of Rimini and the Papal State. A political history, Cambridge 1974, s.v.; W. Tommasoli, Note politico-economiche su Urbino nei primi anni della signoria di Federico da Montefeltro (1444-1451), in Studi urbinati, XLIX (1975), 2, pp. 80, 95; Id., La vita di Federico di Montefeltro 1422/1482, Urbino 1978, s.v.; P.L. Menichetti, Le corporazioni delle arti e mestieri medievali a Gubbio, Città di Castello 1980, p. 13; D. Bischi, I Brancaleoni di Piobbico in Costanzo Felici e Francesco Sansovino, Rimini 1982, pp. 13, 73, 79; R. Scrivano, Le biografie di Federico, in Federico di Montefeltro. Lo Stato, le arti, la cultura, a cura di G. Cerboni Baiardi - G. Chittolini - P. Floriani, III, La cultura, Roma 1986, pp. 381, 387; P.L. Menichetti, Storia di Gubbio dalle origini all'Unità d'Italia, II, Città di Castello 1987, pp. 89-91; G. Scatena, Oddantonio da Montefeltro 1° duca di Urbino, Roma 1989, s.v.; M. Bonvini Mazzanti, Battista Sforza Montefeltro. Una "principessa" nel Rinascimento italiano, Urbino 1993, s.v.; E. Ariotti, Dall'Archivio Armanni al Fondo Armanni presso la Sez. dell'Arch. di Stato di Gubbio: tre secoli di vita di una raccolta di manoscritti, in Boll. della Deput. di storia patria per l'Umbria, XCIV (1997), pp. 75 s.; M. Peruzzi, Libri offerti a Federico da Montefeltro, tesi di dottorato, Università di Messina, facoltà di lettere, a.a. 1997, pp. 153-156; Storia delle signorie dei Malatesti, II, IX, X, XI, XII, XVI, Rimini 1998-2002, ad indices; Rep. font. hist. Medii Aevi, V, p. 265.