oppio, guerre dell'
Nome dato ai due conflitti in cui l’impero cinese sotto la dinastia Qing (1644-1912) si scontrò con il Regno Unito (1839-42) e con le truppe anglo-francesi (1856-60). Il contrabbando di o., prodotto nel Bengala dalla Compagnia delle Indie orientali, assunse un ruolo fondamentale per vincere la resistenza della Cina al commercio con l’Occidente. La facilità con la quale si diffuse il consumo di o. in ogni ceto sociale creò una seria piaga sociale (aumento della corruzione) ed economica (fuga di argento dalle casse di Stato) tanto da costringere la Cina a intensificare i divieti sulla droga (1796, 1814, 1815). Nel 1839 l’imperatore Daoguang (regno 1821-50) nominò Lin Zexu (1785-1850) commissario imperiale plenipotenziario con il compito di dirigere la campagna antioppio. Dopo una serie di interventi egli ordinò di dare alle fiamme circa 20.000 casse di droga recuperate negli stabilimenti occidentali di Canton (3 giugno). Il puro interesse commerciale venne così a mischiarsi con elementi politici, dando vita allo scoppio della prima guerra dell’o.: la flotta inglese occupò (3 novembre 1839) il porto di Chuandi, prima difesa marittima di Canton, per poi dirigersi verso nord sino a minacciare Tianjing e Pechino. Dopo vane trattative con l’imperatore, il conflitto si concluse con il Trattato di Nanchino (29 agosto 1842), il primo di una serie di «trattati ineguali» che permisero in prospettiva la semicolonizzazione della Cina. Prevedeva, insieme al Trattato di Bogue (8 ottobre 1843) l’apertura di 5 porti al commercio internazionale (Canton, Fuzhou, Amoy, Ningbo, Shanghai), la cessione dell’isola di Hong Kong alla Gran Bretagna, tariffe doganali concordate, una pesante indennità e il diritto di extraterritorialità. Seguiranno il Trattato di Huangpu (1844) stipulato con la Francia e quello di Wangxia (1844) con gli Stati Uniti, caratterizzati dalla cosiddetta «clausola della nazione più favorita». Interessati a ottenere ulteriori concessioni, nonostante i vantaggi conseguiti, gli occidentali guardavano ora ai porti del Nord, alle vie fluviali dell’interno ed esigevano di trattare direttamente con il governo di Pechino. Nel 1854 i ministri di Francia, Inghilterra e Stati Uniti chiesero di sottoporre a revisione i trattati. La Cina, afflitta da scontri interni tra il partito della resistenza e il partito della conciliazione, rifiutò la proposta. Le truppe anglo-francesi, presi a pretesto la morte di un missionario francese (il padre Chappedelaine) e l’arresto dell’equipaggio di una nave (Arrow) accusata di pirateria, iniziarono l’assedio dal porto di Canton, sino a occupare e saccheggiare il Palazzo d’Estate a Pechino. Il conflitto, noto come la seconda guerra dell’o. o come guerra dell’Arrow o anglo-francese (1856), si concluse con la firma del Trattato di Tianjing nel 1858 e quello di Pechino nel 1860, il quale obbligò i Qing al pagamento di una pesante indennità, all’apertura di altri 10 porti, alla libera circolazione dei mercanti e dei missionari stranieri in Cina, a esenzioni doganali, all’apertura di legazioni diplomatiche a Pechino, al libero accesso delle imbarcazioni occidentali alla rete fluviale cinese e alla legalizzazione dell’oppio.