GUALTIERO da Lodi, santo
Nacque a Lodi forse negli anni Ottanta del sec. XII da Ariprando "de Garbanis" e da Alessia, i quali, secondo la Vita, prima della sua nascita avevano fatto voto di educare il figlio al servizio di Dio.
Le vicende della sua esistenza sono tramandate dalla Vita beatissimi fratris Gualterii scritta poco dopo la sua morte da un parente ("consanguineus, notus ac fidelis amicus"), il canonico Bongiovanni "de Sommaripa" (Caretta, 1989, p. 103; per Salamina, 1942, si tratta del vescovo di Lodi Bongiovanni Fissiraga). Se ne conosce attualmente solo una copia eseguita nel 1535 dal prete Bartolomeo da Como (Lodi, Arch. della Mensa arcivescovile, II.9.4, cc. 12-17; per le edizioni cfr. Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, X, col. 94).
All'età di 15 anni G. compì una scelta di povertà ("habitum hospitalitatis atque religiosum suscepit"), vendette i suoi beni e, dopo aver collocato la madre vedova in un luogo pio, partì per Piacenza dove visse per due anni al servizio dei poveri presso l'ospedale di Raimondo Zanfogni, detto Palmerio (Caretta, 1989, p. 110).
La forza attrattiva dell'esperienza di Raimondo (poi canonizzato) probabilmente gli fece accentuare la scelta evangelica nel senso della religiosità delle opere. Verso la fine del sec. XII tale religiosità venne fissata in modelli agiografici che furono efficacemente diffusi dal clero maggiore. Non è casuale che la vita santa, tanto di G. quanto di Raimondo, sia stata scritta subito dopo la loro morte da canonici della chiesa locale che proiettarono le esperienze caritativo-assistenziali in un più ampio orizzonte agiografico coinvolgente personaggi quali Omobono da Cremona (Vauchez; Albini, 1993, pp. 60 s.).
Al ritorno a Lodi, G. si stabilì presso l'ospedale di S. Bartolomeo, nel suburbio della città. Poi prese corpo la prima fondazione ospedaliera da lui promossa, esito della convergente fiducia di autorità civili ed ecclesiastiche nella personalità e nell'impegno di frater Gualtiero.
Tale intento trova conferma documentaria in un atto del 30 apr. 1206 in cui i consoli di Lodi, insieme con i consoli della Credenza, concessero a G. e al prete Everardo un terreno per edificarvi un ospedale con annessa chiesa, riservandosene il diritto di proprietà e il patronato e garantendone la dipendenza dal vescovo lodigiano (Vignati, p. 244). La Vita ricorda l'attrazione che il nuovo ente esercitò su molti "fratres, sorores" e "sancti heremiti": presenza quest'ultima che si collega a uno dei caratteri dell'esperienza religiosa di G., che "camminava a piedi nudi e si vestiva di sacchi ruvidi, mangiava e beveva moderatamente e talvolta si ritirava in una spelonca vicino alla chiesa, alla maniera degli eremiti, digiunando e facendo elemosine" (Caretta, 1989, pp. 112 s.). Le dimensioni eremitiche, stanziali o itineranti, e caritativo-ospedaliere si alternano sovrapponendosi e integrandosi.
La Vita informa di altri ospedali che da G. sarebbero stati edificati in luoghi isolati: uno presso Vercelli, un altro oltre Tortona sulla strada per Genova, un terzo a Crema, l'ultimo sul fiume Vettabbia lungo la strada per Milano, non lontano da Melegnano. È difficile identificare con precisione questi enti ospedalieri, di cui è evidente la diffusione in diocesi differenti.
Un documento vercellese del 31 luglio 1214 sembra fornire un ancoraggio documentario alla notizia agiografica della fondazione presso Vercelli. In quell'anno un "frater Gualterius", a nome di "frater" Andrea e con il consenso delle "domine de Karitate", donava al podestà un terreno ricevuto per la costruzione di un ospedale: il podestà a sua volta concedeva il terreno sul quale sarebbe sorto un ente ospedaliero dedicato allo Spirito Santo (Ferraris, pp. 64-67). Sebbene quel "frater Gualterius", nel quale possiamo forse identificare il G., non compaia più nei documenti successivi dell'ospedale, l'ipotesi circa una sua autorevole presenza alla fase fondativa non perde credibilità.
La Vita narra che G. morì nel giorno 22 di luglio, intorno ai quaranta anni (cioè negli anni Venti del Duecento), alla presenza di molti uomini e donne, sacerdoti e frati minori (Caretta, 1989, p. 116).
Il corpo venne sepolto presso la chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo di Lodi, in un oratorio costruito a spese di Enrico da Settala, arcivescovo di Milano e amico carissimo di Gualtiero. La presenza di uomini e donne richiama il carattere misto della fondazione ospedaliera gualteriana.
Si segnala una partecipazione alle esequie di frati minori che avrà seguiti significativi nella conservazione del culto di G.: nel prologo della legenda una lunga e introduttiva nota di possesso ricorda che la Vita duecentesca, scritta dal canonico Bongiovanni, fu copiata nel 1386 da Andrea "de Bononis", prete di S. Martino dei Tresseni di Lodi, da un esemplare che era stato in possesso di Alberto "de Bononis", frate minore, che a sua volta lo aveva avuto dai confratelli Pietro e Paolo, e da Bongiovanni "de Bononis". La tradizione testuale conferma quindi l'antico collegamento di G. con i frati minori.
Fonti e Bibl.: Lodi, Arch. della Mensa vescovile, II.9.4: Enchiridion memorabilium rerum Laudensium, cc. 5r-11r; Ibid., Biblioteca comunale, XXIV.A.49: D. Lodi, Racconto degli hospitali della città, cc. 109r-117r; XXIV.A.63: Martirologio o sia Legendario delle attioni et vite de santi lodegiani, cc. 86v-97v; f. II, cc. 5r-30v; XXI.B.21: F.G.M. Manfredi, Vite de' santi lodigiani [anno 1703], cc. 71r-82v; F. Ferrari, Catalogus sanctorum Italiae, Mediolani 1613, p. 133; Acta sanctorumIulii, V, Antuerpiae 1727, col. 323; A. Ciseri, Giardino istorico lodigiano, Milano 1732, pp. 133-136; C. Vignati, Codice diplomatico laudense, Mediolani 1883, p. 244 n. 221; L. Salamina, S. G. (Lodi 1184-1224), in Arch. stor. per la città e i comuni del circondario e della diocesi di Lodi, LXI (1942), pp. 96-105; Id., S. Gualtero, ibid., LXIII (1944), pp. 127-133; L. Samarati, Gualtero, santo, in Bibliotheca sanctorum, VII, Roma 1966, coll. 421-423; A. Caretta, La vita di s. G. da L., in Arch. stor. lodigiano, n.s., XVII (1969), pp. 3-27; P. Racine, Povertà e assistenza nel Medioevo: l'esempio di Piacenza, in Nuova Riv. storica, LXII (1978), pp. 505-520; G.G. Merlo, Tra "vecchio" e "nuovo" monachesimo (dalla metà del XII alla metà del XIII secolo), in Dal Piemonte all'Europa: esperienze monastiche nella società medievale, Torino 1988, pp. 175-198; A. Caretta, Una nuova edizione della "vita" di s. G. da L., in Arch. stor. lodigiano, n.s., XXXVII (1989), pp. 101-140; Id., L'assistenza, in Diocesi di Lodi, a cura di A. Caprioli - A. Rimoldi - L. Vaccaro, Brescia 1989, pp. 289-300; G. Cremascoli, La santità. Figure e testi agiografici, ibid., pp. 200 s.; A. Vauchez, La santità nel Medioevo, Bologna 1989, pp. 159 ss.; G. Albini, Fondazioni di ospedali in area padana (secoli XI-XIII), in La conversione alla povertà nell'Italia dei secoli XII-XIV.Atti del Convegno storico internazionale, Todi… 1990, Spoleto 1991, pp. 391-414; Id., Città e ospedali nella Lombardia medievale, Bologna 1993; G. Ferraris, I "fratres et sorores de Karitate" e la fondazione dell'ospedale di S. Spirito di Vercelli (1214), in Boll. stor. vercellese, XXIX (2000), pp. 51-55; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XX, coll. 93 s. (s.v. Gautier de Lodi).