CICALA, Gualtieri di
Nobile campano residente a Capua, figlio di Tommaso, discendeva da un ramo collaterale dei signori di Castelcicala. Nel 1218 fu testimone di una donazione dello zio Aimone di Cicala a favore dei monastero di S. Maria Mater Domini presso Nocera.
Nel 1227 sposò Ricca Compalatia, vedova del barone capuano Matteo di Sorrento e erede della baronia di Cancello. Con questo matrimonio il C. entrò in stretti rapporti di parentela con le più rinomate famiglie nobili di Capua ed acquistò la disposizione di un grande patrimonio di case e terreni, nonostante che allora la baronia di Cancello "fosse assegnata a Enrico Filangieri come dote di una figlia di Ricca. Non sembrano però essere nati figli da questo matrimonio: dal 1230 in poi infatti il C. e la moglie donarono una grande parte delle loro proprietà capuane al monastero di Montevergine.
Nel 1238 Federico II gli affidò l'incarico di rafforzare i legami con i suoi partigiani romani. A tale scoeo il C. intraprese vari viaggi a Roma. E noto che assegnò ai nobili filoimperiali feudi nella forma di rendite di denaro sui proventi dei Regno e che procurò in Terra di Lavoro i mezzi finanziari per la ricostruzione delle case fortificate dei seguaci dell'imperatore. La sua attività a questo proposito si protrasse fino alla primavera del 1240, quando, contemporaneamente, gli fu affidata la custodia degli uccelli da caccia dell'imperatore che venivano catturati nel Molise e nel Matese. Per ricompensarlo, pare, di questi e di altri servizi, Federico II gli concesse alcuni nuovi feudi: le località di Castellammare della Bruca, Torricella e Catone sulla costa del Cilento. Tuttavia, in un secondo momento, l'imperatore glieli tolse e li concesse a Riccardo di Avella, nipote del giustiziere della Magna Curia Riccardo di Montenero, perché il C., per lo meno negli ultimi anni di vita di Federico II, non era disposto a seguire la politica imperiale ostile alla Chiesa romana.
Dopo la morte di Federico II il C. si mise apertamente dalla parte della Chiesa e del papa. Fu sicuramente tra gli organizzatori della rivolta a Capua e in Terra di Lavoro, che il reggente Manfredi non riuscì a domare. Innocenzo IV, il quale cercò di rafforzare i legami con i suoi seguaci nel Regno con la munificenza, nel maggio del 1252, da Perugia, restituì al C. i feudi di Castellammare della Bruca, Torricella e Catona. Il Comune di Capua, che dopo l'agosto 1251 aveva ripetutamente cambiato i suoi podestà, conferì quest'ufficio al C. nell'ottobre del 1252, quando re Corrado IV era già giunto nell'Italia meridionale. Il C. organizzò la difesa della città, che sotto la sua guida resistette fino al giugno del 1253.
In seguito il C. non si distinse più nelle alterne vicende politiche del Regno. Nel giugno del 1254 donò al monastero di S. Maria Reale, a Maddaloni, una filiazione del monastero di Montevergine, numerose case e terre a Maddaloni e nei dintorni di Capua. Su certi terreni, dentro e fuori Capua, presi in affitto dal C. dal monastero di Montevergine, il monastero eresse, con il permesso del cardinale Ottaviano Ubaldino concesso nel dicembre 1255, due oratori e un cimitero. Nel marzo del 1256 il C. accuistò altre proprietà nei dintorni di Capua, ancWesse in seguito donate al monastero di Montevergine.
Morì dopo il 1261. Il giorno della sua morte, 27 aprile, fu segnato nel necrologio del monastero di Montevergine che egli aveva favorito e dotato per tutta la vita.
Fonti e Bibl.: Montevergine, Arch. dell'Abbazia, Pergamene, 1599 (1227 febbraio), 1869 (1238 febbr.), 2026 (1252 maggio 22), 2031 (1252 novembre), 2041 (1254 giugno), 2057 (1256 marzo), 2178 (1267 marzo 1°); Cod. 18, pars IV (Nicrologium), f.30; Capua, Arch. dei Capitolo metropolitano, Pergamene, 1252 novembre, 1252 dicembre, 1253 febbraio, 1261 luglio; Ibid., Arch. della Curia arcivescovile, Pergamene, n. 88 (1253 marzo); Arch. di Stato di Napoli, Pergamene dell'Archivio capit. di Caiazzo, n. provv. 353 (1253 aprile 20); Roma, Bibl. Angelica, cod. 276 (ms. a. 1641): G. B. Prignano, Historia delle famiglie di Salerno normande, I, ff.108r-109, 137rv; J.-L.-A. Huillard-Bréholles, Ristoria diplom. Friderici Secundi, V, I, Paris 1857, pp. 208 ss., 454 s.; V, 2, ibid. 1859, pp. 741, 766 s., 851 s., 947 s.; VI, 1, ibid. 1861, pp. 22 ss.; B. Capasso, Hist. diplom. Regni Siciliae inde ab anno 1250 ad annum 1266, Napoli 1874, pp. 31 s. n. 57, 38 s. n. 69; J. F. Böhmer-J. Fickgr-E. Winkelmann. Regesta Imperii, V, Innsbruck 1881-1901, nn. 2523 s., 2800, 2829, 2920 s., 3056, 8479, 12352, 13874; E. Winkelmann, Acta Imperii inedita, II, Innsbruck 1885, pp. 687 s. n. 1026; Les registres d'Alexandre IV (1254-1261), a cura di C. Bourel de la Roncière-J. de Loye-P. de Cenival-A. Coulon, Paris 1895-1959, n. 2058; Abbazia di Montevergine, Regesto delle pergamene, a cura di G. Mongelli, II, Roma 1957, pp. 133 s. n.1599; III, ibid 1957, pp. 21 n. 2026, 22 n. 2031, 24 n. 2041, 30 n: 2057, 69 n. 2178; J. Mazzoleni, Le pergamene di Capua, I, Napoli 1957, pp. 169-173 n. 86; II, 2, ibid. 1960, pp. 39 s. n. 1, 48-50 n. 8; E. Ricca, La nobiltà del Regno delle Due Sicilie, 1, 2, Napoli 1862, pp. 148 s., 149-164; A. Haseloff, Die Bauten der Hohmstaufen in Unteritalien, I, Leipzig 1920, p. 151.