BRIENNE, Gualtieri di
Quinto conte di questo nome, il B. nacque da Ugo, conte di Brienne e di Lecce, e da Isabella de La Roche, figlia di Guido I duca di Atene. La sua data di nascita si deve fissare con tutta probabilità al 1278, visto che il matrimonio dei genitori avvenne nel 1277 e che la madre morì già nel 1279 dopo aver dato alla luce oltre al B. una figlia di nome Agnese. Passò la sua infanzia nel Regno di Sicilia, dove il padre si era stabilito da tempo.
Gli avvenimenti bellici seguiti alla rivolta del Vespro non risparmiarono neanche il giovane B., il quale, secondo la testimonianza del cronista catalano Muntaner, fu tenuto prigioniero per parecchio tempo nel castello di Agosta come ostaggio per il padre, che per ben due volte, nel 1284 e nel 1287, era caduto nelle mani dei Siciliani. Oltre che della libertà la guerra lo privò ancora in giovane età del padre, ucciso nell'agosto del 1296 nel corso di uno scontro con gli Aragonesi. Succedutogli nella contea di Lecce (il 27 ag. 1296 re Carlo II d'Angiò invitò i suoi vassalli a prestargli il giuramento di fedeltà) e in quella di Brienne, si recò in Francia per assumere il possesso di quest'ultima. In Francia raccolse un piccolo esercito di trecento valorosissimi cavalieri, con i quali, assieme ad altri due baroni francesi, di cui le fonti tacciono il nome, nell'estate del 1299 si presentò a Catania, occupata dagli Angioini, e si mise a disposizione del duca di Calabria, Roberto d'Angiò, per partecipare alla lotta contro Federico d'Aragona e vendicare la morte del padre.
Alla testa dei suoi trecento "cavallers de la mort", come li chiama il Muntaner (p. 369), partecipò insieme con altri nobili angioini all'attacco del castello di Gagliano nelle vicinanze di Catania. Il comandante di esso aveva lasciato intendere di volerlo consegnare, ma solo per attirarli con questo stratagemma in un'imboscata. Li attendeva infatti un forte contingente di almogaveri comandati dai famosi capitani catalani Blasco d'Alagona e Guglielmo Calcerando che ebbero presto ragione dei cavalieri francesi poco pratici della zona e ne fecero un vero e proprio massacro. Il B. fu uno dei pochissimi che riuscirono a salvare la vita. Combattendo fino all'ultimo momento, cadde prigioniero degli Aragonesi che più tardi lo rinchiusero nel castello di Catania.
Riacquistata la libertà dopo la pace di Caltabellotta (1302), si recò nuovamente in Francia, dove contrasse matrimonio, pare verso il 1305, con Giovanna de Châtillon figlia di Gaucher conte di Porcien e connestabile di Francia. Tornò nell'Italia meridionale solo nel 1308, quando, con la morte del cugino Guido II de La Roche (5 ott. 1308), si era aperto il problema della successione nel ducato di Atene.
Guido infatti era morto all'età di soli ventotto anni senza lasciare figli. Come candidata alla successione si presentò oltre al B., figlio di Isabella de La Roche, un'altra cugina di primo grado del defunto duca, Echive d'Ibelin figlia di Alice de La Roche sorella maggiore di Isabella e di Giovanni II d'Ibelin signore di Beirut. La corte dei pari del principato di Acaia, alla quale fu sottoposto il caso, decise però in favore del B. perché maschio.
Assunto il governo del ducato, il B. si abbandonò ad ambiziosi progetti di conquista che lo condussero in breve tempo alla più completa catastrofe. Per assicurarsi uno strumento bellico efficiente, verso la fine del 1309 o all'inizio del 1310 iniziò trattative con la Compagnia catalana, che da tempo scorrazzava per la Grecia spargendo ovunque il terrore. Le sue mire si appuntarono sulla Tessaglia che progettò di invadere con la scusa dell'alleanza conclusa contro di lui dal despota dell'Epiro con l'Impero di Bisanzio. Le fonti bizantine insinuano che egli abbia nutrito la speranza di conquistare l'Impero d'Oriente perduto mezzo secolo prima dal suo antenato Giovanni di Brienne.
Assoldò la Compagnia per sei mesi e nella primavera del 1310 invase la Tessaglia meridionale, occupando Zetunio (Lamia), Domokos, Halmyros, Demetrias e numerosi altri castelli. Il successo riportato fu offuscato però subito dai violenti contrasti insorti con i Catalani che sollecitavano il soldo arretrato e pretendevano di essere infeudati delle terre occupate nel corso della campagna. Il B. tentò di tacitarli con la concessione a cinquecento di loro di terre e castelli, accompagnata dall'ordine agli altri di abbandonare il paese. Ma la sua intransigenza ed alterigia scatenarono il furore dei Catalani che misero a sacco i territori occupati e minacciarono di invadere il ducato. Il B. reagì con la mobilitazione delle milizie feudali.
Il 10 marzo 1311 fece testamento a Zetunio. La battaglia avvenne cinque giorni dopo, il 15 marzo, in Beozia, nella valle del Cefiso, vicino all'imbocco del fiume nel lago di Copaide. Il terreno paludoso della zona, predisposto sapientemente dai Catalani, risultò fatale ai cavalieri francesi con i loro pesanti armamenti. Scivolando nella melma furono uccisi uno per uno dai Catalani e dai loro alleati turchi. Insieme con il B. morì la maggior parte della nobiltà del ducato, il quale cadde, senza opporre ulteriore resistenza, nelle mani dei Catalani.
La giovane vedova del B. si rifugiò con i due figli Gualtieri, il futuro signore di Firenze, e Isabella, che nel 1321 si sposerà Gualtieri d'Enghien, a Napoli, poi in Francia. Il figlio Gualtieri nel 1348 fece trasferire a Lecce, dove fu seppellita nella chiesa di S. Croce, la testa del padre che secondo alcune fonti gli era stata troncata nel corso della battaglia del Cefiso.
Fonti e Bibl.: Nicolai Specialis Historia Sicula, in R. Gregorio, Bibliotheca scriptorum quires in Sicilia gestas sub Aragonum imperio retulere, I, Panormi 1791, pp. 422-427; Catalogue des actes des comtes de Brienne, a cura di H. d'Arbois de Jubainville, in Bibliothèque de l'Ecole des chartes, XXIII (1872), pp. 179-182; R. Muntaner, Crónica, a cura di J. Coroleu, Barcelona 1886, pp. 368-370, 464-466; Chronique de Morée (1204-1305), a cura di J. Longnon, Paris 1911, ad Indicem; Actes relatifs à la principauté de Morée 1289-1300, a cura di C. Perrat e J. Longnon, Paris 1967, ad Indicem;K. Hopf, Griechenland im Mittelalter und in der Neuzeit, in Allgemeine Encyclopädie der Wissenschaften und Künste, s. 1, LXXXV, Leipzig 1867, pp. 348 s., 369, 388-392; F. de Sasseney, Les Brienne de Lecce et d'Athènes, Paris 1869, pp. 165-184; M. Amari, La guerra del Vespro siciliano, Milano 1886, II, pp. 400-405; R. Caggese, Roberto d'Angiò e i suoi tempi, Firenze 1922, I, p. 18; J. Longnon, L'Empire latin de Constantinople et la principauté de Morée, Paris 1949-50, ad Indicem;W.Miller, The Latins in the Levant, Cambridge-New York 1964, pp. 220-229.