Gualterotti
Nella storia fiorentina hanno rilievo in epoche diverse ben due casate di questo cognome. La prima, e più antica, è quella che D. ricorda (Pd XVI 133) insieme con gl'Importuni come una famiglia già notevole sul piano sociale e politico al tempo di Cacciaguida.
L'altra ebbe origine - assieme ai Larioni - dalla scelta politica di un ramo della consorteria feudale dei Bardi di Vernio, che si fece ‛ di popolo ' nel 1393 per decisione di Lorenzo di Gualterotto di Filippo, desideroso di essere ammesso all'esercizio delle cariche pubbliche; questi G. si spensero nel 1678, con la morte di Francesco Maria di Bonaventura, dopo aver preso parte alla vita pubblica fiorentina, specie nei secoli XV e XVI.
I G. di cui parla D. abitarono case e torri nel borgo dei Santi Apostoli, ed ebbero poderi e castelli presso Legnaia, alle porte di Firenze. C'è un deciso contrasto fra le affermazioni del Villani che li dice guelfi e le notizie che si possono ricavare dalla lettura delle fonti archivistiche che ne provano il persistente, coerente parteggiare tra le file dei ghibellini. Uno di essi, messer Iacopo, fu bandito da Firenze nel 1258 e venne cercato fino in Siena, ove si era rifugiato, per farne giustizia. Due anni. dopo, questo Iacopo figura tra i ghibellini combattenti a Montaperti e, dopo la vittoria, tra gli esponenti della sua Parte che governarono il comune e procurarono l'alleanza con i Senesi. Più tardi, in seguito al tracollo dei ghibellini, fu nuovamente bandito e dichiarato ribelle, insieme a Simone, Federico di Mainetto, e altri membri della famiglia. Solo a uno di essi, Cione, fu concesso di restare - ma anch'egli confinato - fra le mura di Firenze. Federico tornò in patria nel 1280, e sottoscrisse la pace detta del cardinal Latino; dopo di ciò poté restare in città.
In quel medesimo torno di tempo si svolse in Firenze l'apostolato del domenicano Ranieri di messer Trincia de' G., che più tardi avrebbe donato i propri averi ai poveri e sarebbe partito missionario per la Palestina. Altri G. emigrarono in Grecia, probabilmente al seguito dei mercanti e dei burocrati che vi accorrevano unendosi alle grandi famiglie e alle compagnie commerciali fiorentine legate - come gli Acciaiuoli - agli Angiò e partecipi delle mire espansionistiche di quei dinasti. Li induceva a questa emigrazione anche l'essere stati esclusi dai pubblici uffici come magnati, con i provvedimenti del 1282, del 1293 e del 1311. I G. sono considerati estinti nel 1348, per effetto, forse, della ben nota pestilenza di quell'anno.
Bibl. - Fonti genealogiche relative ai G. sono conservate in Archivio di Stato di Firenze, Carte Dei, XXVII 7; Carte Pucci, VI 41; Carte dell'Ancisa, BB 573 809, EE 792, GG 467, HH 444, KK 558, LL 695, MM 57 176, NN 509; Priorista Mariani, I 4; Biblioteca manoscritti, 422 39. Rielaborazione del loro contenuto è in .Biblioteca Naz. Centrale di Firenze, Carte Passerini, 45. Altre fonti archivistiche sono edite dal p. Ildefonso di San Luigi, Delizie degli eruditi toscani, Firenze 1770-1789, ad indicem. Dei G. parlano le cronache del Compagni, I 3; di G. Villani, IV 13; di Marchionne di Coppo Stefani, XXXV, e le opere erudite di S. Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze 1615, passim; V. Borghini, Discorsi, II, ibid. 1755², 57, 60, 91, 98; B. de' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli... delle famiglie e degli uomini di Firenze, ibid. 1585, 56; P. Mini, Discorso della nobiltà di Firenze e de' fiorentini, ibid. 1593, 64, 106, 126, 131, 132, 142; ID., Difesa della città di Firenze e de' fiorentini..., Lione 1577, 242, 298; M. Salvi, Delle historie di Pistoia..., III, Venezia 1662, 69. La vicenda genealogica dei G. è studiata in funzione della storia fiorentina in Davidsohn, Storia II II 634; IV II 773, 774, ed è delineata da G. Passerini nel commento al romanzo storico di A. Ademollo, Marietta de' Ricci..., III, Firenze 1845, 1147; da G.G. Warren lord Vernon, L'Inferno di D.A., II, Documenti, Londra 1862, 497-498; e dallo Scartazzini, Enciclopedia I 894-895.