GUALANDI
Nobile casata pisana, che si vuole discenda, al pari dei Lanfranchi e dei Sismondi, da un Lanfranco Duodi venuto a Pisa con uno degli Ottoni. Un Lanfranco dei Gualandi avrebbe partecipato alla presa di Gerusalemme nel 1099. Certo fin dal sec. XII i G. ricoprirono assai di frequente il consolato e furono mischiati a tutte le imprese del Comune: furono tra i promotori della spedizione delle Baleari e vi si segnalarono per valore; un Gualando nel 1127, concluse la pace con Amalfi; più tardi un Lamberto patteggiò con Lucca e trattò più volte con Federico Barbarossa. Nel 1183, impegnatisi in lotte intestine, i G. ebbero saccheggiate e abbruciate le torri. Nel 1200 uno di loro fu tra i primi anziani; e, dopo l'esclusione dei nobili dall'anzianato, la loro casata, che parteggia per i Guelfi, ha nel comune diritti e oneri speciali; è presente con sette galee alla Meloria (1284); congiura in seguito contro il conte Ugolino, che è imprigionato e trova la morte proprio nella torre dei Gualandi, alle sette vie, al lato del palazzo degli Anziani. Nel sec. XIV partecipano all'estrema difesa della Sardegna contro gli Aragonesi (1323), ed esercitano importanti ambascerie a Giovanni XXII, cui consegnano l'antipapa Nicolò V, e a Roberto di Napoli. Nel 1337 congiurano contro Fazio della Gherardesca e nel 1343 vorrebbero cedere Pisa a Giovanni Visconti, nipote di Luchino, ma, non riuscendo nell'intento, han le case distrutte. Nella seconda metà del secolo, esercitano - quando i Raspanti predominano - vicariati e podesterie; partecipano alla conclusione della lega italiana (1389); armano cavaliere Iacopo d'Appiano, nuovo signore di Pisa (1394) e consegnano la verga del comando a Gian Galeazzo Visconti (1399). Quando Pisa pervenne a Firenze (1406) molti dei loro furono banditi. Dubbia è invece la notizia, del cronista Cavalcanti, che nel 1431 abbiano promosso una ribellione a Firenze. La famiglia perse poi d'importanza. Un suo ramo, tuttora esistente, si stabilì a Bologna nel sec. XIII.
Bibl.: R. Roncioni, F. Dal Borgo, ecc., citati nella bibl. di Pisa, XXVII, p. 404, e Libro d'oro della nobiltà italiana, IV, 1922.