LIPARI, Gruppo di
Nome dato a un complesso di poco più di cento vasi, rinvenuti per la maggior parte nelle tombe di una necropoli del primo ellenismo, in contrada Diana nell'isola di Lipari. Sono prodotti di una singola officina e molti sono opera di un caposcuola, il Pittore di Lipari (v.), e del suo pnncipale seguace, il Pittore delle Tre Nikai (v.), al quale si deve un piccolo gruppo di vasi provenienti soprattutto dalle tombe 298 e 409, caratterizzati dall'uso, come colore aggiunto, di un bianco opaco (Il castello di L., tav. 35, 27).
La maggior parte dei vasi di questo gruppo è decorata con scene figurate; tuttavia alcuni recano solamente tralci di vite o motivi floreali e ornamentali, spesso applicati con varî colori sulla vernice nera. Il primo vaso della serie può essere datato all'ultimo venticinquennio del IV sec. a. C.; il gruppo si spinge, con i vasi non figurati, fin dentro ai primi anni del III secolo.
La terra è normalmente di un tono molto chiaro, spesso un color cuoio pallido, e nella pittura il colore aggiunto è adoperato moltissimo - soprattutto blu pastello, verde, rosso, bianco, giallo e ocra - sicché l'aspetto dei vasi è molto diverso da quello solito nella tecnica a figure rosse e preannuncia vasi policromi di Centuripe (v. vol. ii, p. 478) del III sec. a. C., i quali debbono aver risentito fortemente l'influsso della scuola di Lipari.
Le forme caratteristiche sono la pisside scifoide, con il coperchio generalmente decorato da una corona di alloro e un grosso oggetto indefinito, simile a un cuscino, in bianco e blu (cfr. Röm. Mitt., lxii, 1955, p. 124 ss.), la lekanìs, di solito con una rosetta colorata sul pomolo del coperchio, la bottiglia, il lebete gamikòs e la squat-tèkythos.
I soggetti sono per lo più femminili, spesso relativi al matrimonio; la toletta della sposa, o Nike che dedica la zonè della verginità. È notevole la ripetizione di alcuni tipi fissi (ad esempio una donna seduta, in profilo o di tre quarti, coperta a metà da un panneggio, con un braccio appoggiato a un pilastro, una donna in piedi con in mano la cassetta delle offerte; una testa femminile con un sàkkos o una sphendòne bianca). Di conseguenza i vasi risultano ancor più legati tra loro stilisticamente e vi è motivo di ritenere che siano stati prodotti in un giro di anni relativamente breve (all'incirca tra il 320 e il 300 a. C.).
Lo stile deriva immediatamente da quello dei vasi a figure rosse siciliani, come quelli del Gruppo di Catania 4299 e 4305 (ad esempio Mosca 505: Bull. Ant. Besch., xxiv-xxvi, 1949-51; p. 33, fig. 2; Catania 4305: Libertini, Il Museo Biscari, n. 792, tav. 86), e vasi come la pisside scifoide Hearst e Falcone (Mon. Piot, xxiv, p. 201, tavv. 12-14), su cui si nota un più largo uso dei colori aggiunti, a sua volta ispirato probabilmente dai vasi policromi del Gruppo C A campano. È anche evidente l'influsso della tarda ceramica di Kerč. Poiché soltanto pochi vasi dello stile caratteristico di L. son stati trovati fuori di quest'isola, è probabile che essi fossero prodotti locali, realizzati con creta proveniente dalla Sicilia.
Bibl.: v. lipari, pittore di.
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