GRISELDA
. Tipo ideale di figura femminile, creata dalla fantasia del Boccaccio nella novella del marchese di Saluzzo (Decameron, X, 10) e accolta nella vita letteraria come simbolo di umile, paziente e devota soggezione. Il motivo della donna che sostiene con rassegnata bontà le mortificazioni del marito e le malignità della sorte, e tuttavia al primo rimane sempre fedele e a questa giammai si ribella, è senza dubbio d'indole popolare per la sua schietta ed elementare umanità; ma nel sec. XII era già entrato nel dominio della poesia con la prima delicata e lirica elaborazione di un Lais di Maria di Francia (Le Fresne). Il Boccaccio attinse alla tradizione orale e forse liberamente si servì del verso della gentile poetessa francese; ma soltanto nella continuità della sua prosa il tema acquistava compiutezza e vitalità artistica.
Nel suo racconto, G. è una povera contadina, che Gualtieri, marchese di Saluzzo, sposa per libera e forse capricciosa scelta. Nella casa principesca, essa sopporta per lunghi anni la severità autoritaria e bizzarra del marito, che le toglie i figli, la isola da ogni affetto, la ripudia in presenza dei suoi vassalli e che finge di sposare nuovamente, imponendole perfino di servire la più giovane e più bella sposa. Ma alla fine, la sua tacita e trepida obbedienza, conservata senza rancore e senza nessuna resistenza, ha vinto la lunga e crudele prova a cui l'ha voluta sottoporre il marchese, che nel suo ambiente feudale aveva educato lo spirito alla più dispotica volontà e alla più scettica disistima dell'amore coniugale.
Il Petrarca volle tradurre la novella boccaccesca in latino, accentuando i caratteri pietosi e umilissimi di G., che nella nuova e più universale veste umanistica e sotto l'autorità del maggior nome, passò in tutte le letterature europee. Alla versione latina s'ispirò, nello stesso Trecento, il Chaucer e ne trassero riadattamenti poeti olandesi, svedesi, danesi e germanici; la tradusse in francese Laurent de Premierfait; si diffuse nelle prose cavalleresche e novellistiche e nelle opere drammatiche della Spagna; trovò la migliore e più ampia rielaborazione nella prosa catalana di Bernat Metge; fu nota e citata dai maggiori poeti, e ridiventò dominio del popolo, che nelle sembianze di G. vide significate le più umane virtù cristiane.
Bibl.: Per gli apprezzamenti della novella del Boccaccio e per il Petrarca, V. Pernicone, La novella del marchese di Saluzzo, in La cultura, IX (1930), pp. 961-74. Sulle origini del tema, L. Savorini, La leggenda di G., Teramo 1901; C. Patrucco, La storia della leggenda di G., Saluzzo 1901; per la diffusione, R. Köhler, G., in Klein. Schriften ecc., II, Berlino 1900, p. 501 segg.; G. Widmann, G. in der deutschen Literatur, in Euphorion, XIII (1906), p. 15 segg.; M. Praz, Chaucer and the great Italian writers of the Trecento, in Monthly Criterion, 1927; K. Laserstein, Der Gr.-Stoff in der Weltliteratur, in Forsch. z. neur. Lit. Gesch., LVIII (1927); A. Farinelli, Italia e Spagna, I, Torino 1929, pp. 32-36.