GRIMOALDO
. Disceso dalla famiglia dei duchi del Friuli, e duca egli stesso di Benevento dal 647, ebbe modo, per la lotta scoppiata fra Bertarido e il fratello Godeperto, d'impadronirsi del regno (662). Godeperto, che era probabilmente sostenuto dal partito longobardo anticattolico e antibizantino, invocò l'aiuto del duca beneventano. Questi accorse a Pavia con un esercito, rafforzato da elementi raccolti nel ducato di Spoleto e nella Tuscia, per suo incarico, da Trasamondo conte di Capua. Ma vicendevoli sospetti turbarono subito i rapporti fra il duca e il re; G. prevenne Godeperto, e l'uccise, assumendo egli stesso il potere regio. Per consolidarsi sul trono, sposò la sorella di Godeperto, Teodota. Bertarido si rifugiò prima presso gli Avari, poi presso i Franchi: subito dopo si ebbe un'invasione franca nell'Italia settentrionale, che fu, a quanto sembra, un tentativo per restaurarlo sul trono. G. però riportò una completa vittoria a Refrancore (Alessandria, 663 circa). Intanto sbarcava a Taranto l'imperatore Costante II, che muoveva su Benevento, dove G. aveva lasciat o il figlio Romualdo, e la stringeva d'assedio. Il re accorse immediatamente; e Costante II, tolto l'assedio, si ritirò in Sicilia (663). G., compensato il fedele Trasamondo conte di Capua facendolo duca di Spoleto, tornò nell'Italia settentrionale, dove dovette pensare a reprimere la ribellione di Lupo, duca del Friuli. Raggiunse lo scopo valendosi degli Avari, che invasero il Friuli e uccisero Lupo; e poi riuscì, senza combattere, a indurre gli infidi alleati, che pareva non se ne volessero più andare, a ritornare nelle proprie sedi. Varnefrido, figlio di Lupo, tentò di riconquistare il Friuli con l'aiuto degli Slavi di Carinzia, ma fu vinto e ucciso presso Cividale. G. diede il ducato a Vettari, e a una sorella del vinto fece sposare il figlio Romualdo. La conquista di Forlimpopoli e di Oderzo sui Bizantini coronarono le imprese guerresche di G. Le vittorie sui nemici esterni e interni, il dominio esercitato sui grandi ducati del Friuli, di Spoleto e di Benevento, onde il potere regio si fece sentire su tutta l'Italia longobarda, fanno di G. una delle figure più notevoli tra i re della sua gente. Importante fu anche la sua opera legislativa, con le aggiunte all'editto di Rotari, pubblicate nel luglio del 668. Tre anni dopo moriva.
Bibl.: L. M. Hartmann, Gesch. Italiens im Mittelalter, II, i, Gotha, 1900, pp. 245-55; G. Romano, Le dominazioni barbariche in Italia, Milano [1909], pp. 306-11.