grifone
Animale favoloso, biforme (un leone con testa e ali di aquila), che D. immagina al timone del carro nella processione nel Paradiso terrestre (Pg XXIX 108, XXX 8, XXXI 80-81 [la fiera / ch'è sola una persona in due nature], 113, 120 e 122 [la doppia fiera]; XXXII 26, 43, 89 e 96 [la biforme fiera]). Tutti i commentatori, antichi e moderni, sono concordi nel riconoscere nel g. Gesù Cristo, nella sua doppia natura, la divina e l'umana, congiunte nell'unità della sua persona. Cristo-g. trae e conduce il carro, cioè la Chiesa universale.
Già Isidoro di Siviglia lo aveva così raffigurato (Orig. XII 2 " Christus est leo pro regno et fortitudine ... aquila propter quod post resurrectionem ad astra remeavit "), e nell'Apoc. 5, 5 D. leggeva: " vicit leo de tribu Iuda ". La testa e le ali del g. sono d'oro, simbolo della natura divina (" Caput eius aurum optimum ", Cant. 5, 11); le rimanenti membra bianche e vermiglie (" Dilectus meus, candidus et rubicundus ", Cant. 5, 10), simbolo della natura umana: la carne dell'uomo, bianca e pura, è tinta di color sanguigno a ricordo simbolico della passione. Le ali del g. (che secondo alcuni raffigurerebbero la misericordia e la giustizia) si levano verso la zona del cielo striata delle sette liste luminose, lasciate dietro a sé dai sette candelabri della processione (figurazione dei sette sacramenti), passando per gli spazi a sinistra e a destra della lista mediana, che, secondo l'Ottimo, " è termine tra la divinitade e l'umanità in Cristo ", senza fenderne alcuna; e raggiungono una tale altezza che è impossibile per occhi umani seguirle, perché Cristo, come Dio, si sottrae al vedere dell'uomo.
Bibl. - L. Rocca, Il c. XXIX del Purg., Firenze 1904; L. Pietrobono, Il c. XXIX del Purg., ibid. 1910; C.S. Singleton, Dante Studies. I. Elements of structure, Cambridge, Mass., 1957 (trad. ital. Napoli 1961, 85 ss.).