GALLERANI, Grifo
Figlio di Iacoppo, nacque intorno alla metà del sec. XIII. Le prime notizie sul suo conto risalgono al 19 marzo 1278 quando venne stilato, a Parigi, un atto notarile con cui veniva fondata una società commerciale tra Iacomo e Bindo di Sigherio Gallerani, Arrigolo e Gianni di Iacoppo (questi ultimi due fratelli del G.), Ginnattasio di Ildibrandino e Mino di Iacomo. I soci fondatori agivano non solo a loro nome, ma anche in nome di altre persone, fra le quali il Gallerani. La prima testimonianza sul G. è, dunque, legata all'attività finanziaria, che, al pari degli altri membri della famiglia, fu predominante nel corso della sua vita. Negli stessi anni (1278-80) egli risulta avere debiti e crediti con un'altra compagnia senese; nel 1280 insieme con suo padre Iacoppo rinunciò, per motivi non noti, a un ingente credito di 1510 lire e 4 soldi vantato nei confronti del Comune di Siena.
Benché predominante, l'attività bancaria non fu però esclusiva. Nell'ottobre del 1280, insieme con altri membri della sua famiglia, tradizionalmente guelfa, il G. sottoscrisse l'accordo di pacificazione tra guelfi e ghibellini senesi e in seguito partecipò alla vita pubblica della sua città. Benché infatti i Gallerani, quali appartenenti al ceto magnatizio, fossero stati esclusi nel 1277 dal supremo organo politico cittadino, membri della famiglia continuarono a ricoprire cariche pubbliche e a svolgere incarichi per il Comune lungo tutto lo scorcio del secolo. Nel luglio del 1284 il G. venne nominato, insieme con il giudice messer Recupero, "syndicus" con il compito di trattare e ratificare una lega tra vari centri toscani e a tale scopo si recò a Firenze, città dove era di nuovo presente nel 1288 con compiti di ambasciatore. Ricoprì un incarico più importante nel 1292, quando risulta essere stato capitano del Comune di Volterra.
Per gli anni seguenti non abbiamo più notizie del G., il cui nome ricompare nella documentazione solo nel 1299. Al 21 marzo di tale anno risale, infatti, un atto notarile, in cui i fratelli Bonaventura e Mino di Iacomo di Ubertino dichiaravano di aver investito in una società mercantile, da loro costituita a Parigi nel 1296, denaro appartenente a diversi membri della famiglia Gallerani; in particolare la parte spettante al G. era di 1500 lire di piccoli tornesi. La somma maggiore era di proprietà del cugino del G., Iacomo di Sigherio Gallerani, ed era il frutto dell'attività bancaria che questi aveva a lungo esercitato in Francia; con tutta probabilità Iacomo di Sigherio aveva ceduto parte della sua quota al G. e al fratello di questo, Gianni, per coinvolgerli nelle sue attività finanziarie d'Oltralpe. L'operazione riuscì: infatti, in un atto del 13 genn. 1303 stipulato sempre a Parigi, il G., suo fratello Gianni e il figlio di Iacomo, Ciampolo, risultano in testa all'enumerazione dei soci della Societas Galleranorum.
La compagnia svolse tra la fine del sec. XIII e l'inizio del XIV una notevole attività, non legata esclusivamente al prestito del denaro, in Francia, in Inghilterra e nei Paesi Bassi e, pur non arrivando mai al livello di altre compagnie senesi e fiorentine, ebbe un buon giro d'affari e una clientela di tutto rispetto. Le attività all'estero venivano svolte soprattutto dai soci minori, mentre i Gallerani dirigevano in genere gli affari da Siena, dove era stabilita la sede principale; anche il G. dovette spostarsi poco dalla sua città visto che in molti atti si fece rappresentare da un procuratore.
Il G. risulta ancora tra i soci principali della compagnia in un atto di procura del 7 maggio 1303, disposto da Bonaventura del fu Iacomo di Ubertino. Benché tale procura sembri formalmente finalizzata alla liquidazione degli affari della società in Francia, questi proseguirono anche in seguito, coinvolgendo direttamente il Gallerani.
L'ultimo atto della Societas Galleranorum in cui egli venga esplicitamente menzionato è del 1305. È questa l'ultima testimonianza del G. del quale non è nota la data di morte: in un atto notarile rogato a Siena il 3 sett. 1323 viene ricordato come "olim pater" di suo figlio Niccolò: in questo ampio arco cronologico deve essere collocata la sua scomparsa. Il G. dovette avere almeno cinque figli: Lando, Ciampolo, Niccolò, Milia - andata sposa a Ildibrandino di Bonifacio Cacciaconti - e Landa.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Diplomatico, Arch. generale dei contratti, 1277 (= 1278) marzo 19; 1323 sett. 3; 1327 (= 1328) genn. 11; Ibid., Riformagioni, 1280 sett. 14; Ibid., Regia Università, 1330 giugno 19 (per i figli maschi); Consiglio generale, 28, cc. 3r, 16r; 43, cc. 50r-51r; 110, c. 107r (per Milia); Biccherna, 86, c. 93v; 97, c. 66v; Conventi, 162 (Caleffo di S. Galgano, II), cc. 354v-355r; G. Tommasi, Delle historie di Siena, Venetia 1625, l. VII, pp. 125, 127; R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz, IV, Berlin 1908, pp. 237, 249-253; Il libro dell'entrata e dell'uscita di una compagnia mercantile senese del secolo XIII, 1277-1282, a cura di G. Astuti, Torino 1934, pp. 116, 184, 259, 530; I necrologi di S. Domenico in Camporegio, a cura di H. Laurent, Milano 1937, pp. 47, 61 (per Ciampolo e Landa); Il Caleffo Vecchio del Comune di Siena, a cura di G. Cecchini, III, Siena 1940, pp. 1136, 1177, 1185, 1326; Les livres des comptes des Gallerani, a cura di G. Bigwood - A. Grunzweig, II, Bruxelles 1962, pp. 35, 40, 70, 73 s., 87 s., 103, 112 (sono citati vari documenti sul G. reperibili nell'Arch. di Stato di Gand); A. Fanfani, Recenti notizie sull'attività mercantiledei senesinel XIII e XIV secolo, in Economia e storia, X (1963), p. 549; W.M. Bowsky, Un Comune italiano nel Medioevo. Siena sotto il regime dei Nove, 1287-1355, Bologna 1986, p. 331.