ROSSO, Gregorio
– Figlio di Francesco, notaio attivo tra il 1471 e il 1518, di lui si ignora la data di nascita e chi fosse la madre. Si firmò sempre Russo, ma con la pubblicazione dell’Historia nel 1635 il cognome prese la forma di Rosso.
La sua attività di notaio è testimoniata a Napoli dal 1500 fino al 1540. Si svolse dal 1505 al 1540, presso l’Opera pia dell’Annunziata, dove nel 1539 fu uno dei quattro governatori. Ulteriore documentazione notarile si trova presso l’Archivio di Stato di Napoli, qui dal 1500 al 1539. Fu nominato due volte eletto del popolo, nel 1535 e nel 1541. La sua attività professionale mostra la verticalità dei suoi contatti, che gli permise di rogare sia per attività minute, sia per importanti famiglie aristocratiche. Da segnalare la sua relazione con i Carafa di Nocera e i Carafa di Policarpo. Della transizione che in quei decenni si ebbe a Napoli da regno autonomo a viceregno spagnolo Rosso fu perciò testimone, protagonista e, più che cronista, storico.
Sola opera di Rosso è l’Aggiunta alli Giornali di Messer Giuliano Passaro delle cose di Napoli [...] per insino al presente anno 1537, redatta nel 1539 sulla base di sue memorie; della progettata prosecuzione non abbiamo traccia. I giornali di Passaro si concludono nel 1526 e da lì avviò la propria narrazione. Se ne conservano più manoscritti, che attestano la sua circolazione, tra loro identici e fedelmente riprodotti nell’edizione a stampa del 1635, con il titolo Historia delle cose di Napoli sotto l’imperio di Carlo V [...], scritta per modo di giornali. Fu ristampata nel 1770 e da allora è fonte indispensabile per la storia anche religiosa di quel decennio, giacché vi sono narrate alcune variazioni nel culto di s. Gennaro, poi richiamate da Camillo Tutini.
Rosso scrisse una cronaca umanistica. Condivise l’idea di Giovanni Pontano che «res gestae plerumque sunt bellicae» (G. Pontano, I Dialoghi, a cura di C. Privitera, Firenze 1943, p. 218). La sua fu cronaca di un duplice conflitto: quello che si svolse in Italia tra francesi e spagnoli e quello che si svolse tra Napoli e l’imperatore. Questo è il centro dell’interesse di Rosso il quale, con intelligenza critica, nello scontro triangolare tra Napoli, Carlo V e il viceré Pietro di Toledo vide il conflitto decisivo per la storia della città. I due fronti risultano netti: da un lato l’Impero, il cui dominio è riconosciuto saldo, dall’altra la città, sconfitta dal nuovo regime vicereale. Della possibile negoziazione si presenta egli stesso come il protagonista insieme con il marchese Alfonso d’Avalos del Vasto, quasi a dare icastica immagine dell’unità cittadina nella fedele soggezione all’imperatore e nell’opposizione al viceré Toledo.
Toledo arrivò a Napoli il 4 settembre 1532, giorno di «malissimo tempo». Null’altro dice Rosso, che non ricorda lo sfarzo inaudito con cui Toledo era stato accolto a Napoli. E anzi aggiunge che un mese dopo, l’8 ottobre, ci furono di nuovo «tuoni e lampi» che danneggiarono il campanile della chiesa di S. Lorenzo, che era il simbolo della città. «La qual cosa fu pigliata ad augurio e pronostico» della politica di Toledo, di «natura austera e terribile», mascherata dalla volontà di «abbellire la città» (Historia..., 1770, pp. 46 s.). Le tensioni esplosero durante il soggiorno di Carlo V a Napoli iniziato nel novembre del 1535. Il 16 dicembre «l’Imperatore mi fece chiamare, e volle sapere da me le condizioni de lo Popolo di Napoli, e che averia potuto fare per esso in suo beneficio». Rosso rispose che il popolo era fedelissimo e che occorreva non gravarlo di gabelle e di angherie, come invece stava facendo Toledo, del quale perciò il popolo si era «risentito e disgustato» (p. 65). Un’ora dopo, Toledo destituì Rosso dall’Elettato e lo sostituì con Andrea Stinca, razionale della Sommaria, «per tutto dipendente dallo Viceré», che spaccò il fronte cittadino. Il 12 gennaio 1536 si riunì a S. Lorenzo una ristretta «deputazione», che con l’eccezione di Stinca e di quattro nobili chiese a Carlo V di rimuovere Toledo, «mal visto dalla Città» (p. 67). Il fronte nobiliare era guidato dal marchese del Vasto che in un colloquio con Carlo V ribadì tale richiesta. Tuttavia, Toledo rimase al suo posto. Da questa ricostruzione, rappresentata nel colloquio tra il cronista e l’imperatore, prese poi le mosse la successiva storiografia napoletana.
L’anno di morte di Rosso comunemente accettato è il 1542.
Manoscritti. Archivio di Stato di Napoli, Archivi notarili, Archivi di Notai del XVI secolo, 106 (1); Real Casa Santa dell’Annunziata, Napoli, Ramo patrimonio, Divisione seconda, Sez. I, Archivio, Notamenti A. 1500-1556 (cautele, testamenti e codicilli, testamenti e legati); Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., IX.C.75, Aggiunta alli Giornali di Messer Giuliano Passaro delle cose di Napoli, fatta da me notar Gregorio Russo per insino al presente anno 1537 (codice singolo); San Martino, ms. 219 (1601-1700): Cum inclita Ungariae et Boemiae Regina Regnum Neapolitanum, del 1630, dove il nome di Rosso non figura, ma è indirettamente evocato per suffragare la richiesta di integrare Alfonso di Cardines, marchese di Laino, nei privilegi che il suo avo aveva ricevuto da Carlo V a Bologna nel 1530; Scansia IV.B.10 (in miscellanea).
Edizioni. Historia delle cose di Napoli sotto l’imperio di Carlo V, scritta per modo di giornali, a cura di G.B. Grimaldi, Napoli 1635; poi Istoria delle cose di Napoli scritta per modo di giornali, Napoli 1770, dove si legge un estratto su Rosso del manoscritto, oggi introvabile, Intorno alla nobiltà del popolo napoletano di Camillo Tutini.
Fonti e Bibl.: C. Tutini, Memorie della vita, miracoli e culto di San Gennaro Martire, Napoli 1633, passim; F.A. Soria, Memorie storico-critiche degli storici napoletani, II, Napoli 1781, p. 265; P. Napoli Signorelli, Della Coltura nelle Due Sicilie, I, Napoli 1785, p. 206; G.B. d’Addosio, Origini vicende storiche e progressi della Real S. Casa dell’Annunziata di Napoli (ospizio dei trovatelli), con in appendice l’Elenco dei Mastri Economi e Governatori del reale Stabilimento dell’Annunziata di Napoli dal 1339 al 1883, Napoli 1883; G. Filangieri, Documenti per la storia, le arti e le industrie delle provincie Napoletane, Napoli 1883, ad nomen; G. D’Agostino, Il governo spagnolo nell’Italia meridionale (Napoli dal 1503 al 1580), in Storia di Napoli, III, Napoli 1976, pp. 41-63; G. Galasso, Mezzogiorno medievale e moderno, Torino 1978, pp. 165, 175, 188; A. Musi, Napoli spagnola: la costruzione storiografica, Salerno 2011; S. Marino, Ospedali e città nel regno di Napoli, Firenze 2014, passim.