PANZANI, Gregorio
– Nacque a Roma il 16 ottobre 1592 da Ottavio e Laura Paola Panzani, in una famiglia originaria di Arezzo.
Dopo essersi laureato in utroque iure presso l’Archiginnasio di Roma, il 7 marzo 1625 entrò nella congregazione romana dell’Oratorio, dove prese gli ordini sacerdotali nel 1626. Nel 1634 Urbano VIII lo inviò in missione diplomatica presso la regina d’Inghilterra Enrichetta Maria.
Nell’entourage della regina era maturata già da un paio di anni l’ipotesi che per migliorare la condizione dei cattolici inglesi fosse necessario avere a Londra un rappresentante investito della dignità cardinalizia. Fu proposto il nome dello scozzese George Conn, ma a Roma si temeva che, in quanto scozzese, non avrebbe riscosso la fiducia degli inglesi e, in quanto filofrancese, avrebbe potuto essere una pedina nelle mani di Richelieu. Si decise di mandare a Londra un delegato che fosse al di sopra delle parti per raccogliere informazioni. Nell’ottobre 1634, su indicazione di Francesco Barberini, fu designato Panzani, che giunse in Inghilterra in dicembre. Lì Panzani entrò in contatto con gli ambienti filocattolici della corte, in particolare con il segretario di Stato Francis Windebank e con Francis Cottington, dal quale si confermò nell’idea che la nomina di un cardinale avrebbe davvero aiutato a migliorare la condizione dei cattolici del Paese.
Di lì a poco si trovò però invischiato nelle polemiche che da decenni laceravano quella comunità. Poco prima di lui era giunto in Inghilterra il benedettino gallese John Jones (in religione Leander a Sancto Martino), un ex compagno di Università dell’arcivescovo di Canterbury William Laud. Padre Leander maturò la convinzione che la corte di Roma avrebbe dovuto rivedere la sua condanna del giuramento di fedeltà, sostenendo che si dovessero revocare tutti i decreti che lo condannavano. I benedettini rappresentavano il partito del compromesso: un altro membro di questo Ordine Thomas Preston, sotto lo pseudonimo di Roger Widdrington, aveva pubblicato numerosi scritti che negavano che fosse dottrina di fede la possibilità papale di deporre i principi. Allo stesso tempo il francescano Cristopher Davenport (in religione Franciscus a Sancta Clara), aveva scritto un libro in cui sosteneva la possibilità di leggere in senso cattolico gran parte degli articoli di fede della religione anglicana.
Panzani si convinse della validità di queste posizioni e si schierò apertamente, seppure con molta prudenza, contro l’intransigenza gesuita. Al fondo vi era in lui l’idea che l’arcivescovo di Canterbury Laud, allora impegnato nel progetto di riforma arminiana della Chiesa di Inghilterra, fosse vicino alla Chiesa cattolica e che, con una posizione di apertura da parte di Roma, fossero concrete le possibilità di ricomposizione dello scisma anglicano. Questa opinione venne confermata da colloqui che egli ebbe con il vescovo di Chichester Richard Montague e con quello di Gloucester Godfrey Goodman, i quali avevano maturato posizioni di vicinanza al cattolicesimo. Panzani trattò l’invio contestuale di un inviato della regina a Roma e di uno del papa a Londra.
Da Roma, con non poche indecisioni, si stabilì di inviare lo stesso George Conn. Panzani scambiò le consegne con lui e il 25 dicembre 1636 annunciò la sua partenza da Londra. Conn rimase in Inghilterra per tre anni: a causa del peggioramento della situazione politica del Paese la sua nomina a cardinale non andò in porto. Ammalato, fece ritorno a Roma nel settembre del 1639 dove morì nel gennaio successivo.
Dopo l’arresto di Laud, nell’ambito della campagna puritana antiarminiana, fu pubblicato un breve resoconto delle trattative di Panzani e di Conn presso la corte di Londra: The Popes nuntioes or, The negotiation of Seignior Panzani, Seignior Con, etc. resident here in England with the Queen, and treating about the alteration of religion with the Archbishop of Canterbury, and his adherents, in the yeares of our Lord, 1634, 1635, 1636, etc. Together with a letter to a nobleman of this kingdome, concerning the same (London, R[obert] B[ostock], 1643). La lettera introduttiva, firmata «D. T.», sostiene che si tratti di una traduzione dall’italiano di un resoconto scritto dall’ambasciatore veneto. Non vi sono elementi per stabilire la veridicità di tale affermazione. È indubbio comunque che si tratti di un resoconto informato, che ha qualche vaga somiglianza con la Relazione d’Inghilterra presentata nel 1637, al suo ritorno in Italia, dall’ambasciatore ordinario della Repubblica di Venezia, Angelo Correr (Le relazioni degli stati europei lette al senato dagli ambasciatori veneti, a cura di N. Barozzi - G. Berchet, s. 4, Inghilterra, Venezia 1863, pp. 317-340). Il pamphlet inglese fu tradotto in olandese (Vrystadt, [Amsterdam], 1643), e questa traduzione fu ripubblicata integralmente nel 1688, nel clima di rinnovata polemica anticattolica contro Giacomo II.
A conclusione della sua missione Panzani scrisse una relazione che ebbe ampia circolazione, come dimostrano le numerose copie manoscritte conservate in diversi archivi del mondo. A Roma, come premio per i compiti svolti in Inghilterra, gli fu assegnato un canonicato nella basilica di S. Lorenzo in Damaso e fu nominato luogotenente del governatore per le cause di Roma. Il 13 agosto 1640 fu eletto vescovo di Mileto.
Nei primi due anni del suo episcopato visitò personalmente l’intera diocesi, ricostruì il palazzo vescovile distrutto dal terremoto del 1638, restaurò il palazzo di Monteleone, acquistò una casa di campagna a Ionadi, che donò poi alla mensa vescovile di Mileto, e restaurò la chiesetta di S. Agnese, unita alla cattedrale, da tempo in rovina. Nel 1643 separò la carica di penitenziere dell’arcipretura, formando una prebenda separata. Eresse il Monte di pietà di Mileto, dando esecuzione alla bolla di fondazione, e costituì il nuovo vicariato foraneo di Filogasi. Nel 1645 portò da tre a quattro il numero delle parrocchie di Monteleone. Nel 1659 fondò la collegiata di Seminara. Difese, inoltre, l’immunità ecclesiastica dagli attacchi dei marchesi di Arena e di San Giorgio-Polistena.
Nei vent’anni del suo episcopato tenne almeno dieci sinodi diocesani, adeguandosi così alle norme tridentine sulla frequenza della convocazione sinodale. Del primo, tenuto nell’aprile 1642, furono pubblicati gli atti (Synodus Miletensis habita in cathedrali ecclesia a Gregorio Panzano eiusdem Miletensis Ecclesiae episcopo, barone Galatri ec. die 28, 29 et 30 aprilis anno 1642. Adduntur in calce Synodi privilegia quaedam nec non indiculus episcoporum ejusdem ecclesiae, Palermo 1642).
Panzani morì a Monteleone il 25 giugno 1660.
Possedette una ricca biblioteca di 1258 tra libri e manoscritti, che il 12 agosto 1658 donò al fratello Giacomo, ad Arezzo, e ai suoi figli. Alessandro VII con chirografo del 14 agosto 1660 annullò la donazione per motivi espressi di formalità non adempiute da parte degli eredi e assegnò i libri alla Biblioteca Alessandrina. Un ricorso degli eredi fu respinto e l’autorità giudiziaria convalidò il sequestro.
Nell’Inghilterra del Settecento intorno al nome di Panzani si accese un’intensa controversia storica. Il prete e storico cattolico Charles Dodd (al secolo Hugh Tootel, 1671-1743), convinto del ruolo estremamente negativo avuto dai regolari e dai gesuiti nella storia del cattolicesimo inglese, nelle sue opere fece largo uso di una relazione manoscritta della missione di Panzani. Dopo la sua morte, il prete cattolico Joseph Berington ne pubblicò una traduzione integrale, con una sua ampia introduzione e appendice (The memoirs of Gregorio Panzani, Birmingham 1793). A questo testo replicò con asprezza lo storico gesuita Charles Plowden, che mise in dubbio l’autenticità di questi documenti. Le ricerche di Mark Aloysius Tierney, che nell’Ottocento ripubblicò una nuova edizione della storia ecclesiastica di Dodd, originariamente pubblicata in tre volumi tra il 1737 e il 1742 (The Church history of England from 1500 to 1688, London 1839-43), ne hanno confermato la sostanziale autenticità. Come ha messo in luce Thomas Anthony Clement Birrell (Introduction, in Panzani 1970) il testo è in larghissima parte debitore della relazione conclusiva di Panzani.
In edizione moderna sono disponibili The memoirs of Gregorio Panzani, Birmingham 1793, a cura di J. Berington, introduzione di T.A.C. Birrell, Farnborough 1970.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Arezzo, Mss. Albergotti: A. Albergotti, Notizie istoriche degli uomini celebri aretini, III, pp. 401 s.; Archivio di Stato di Firenze, Ceramelli Papiani, Famiglia Panzani, fasc. 6196; Deputazione sopra la nobiltà e la cittadinanza, Arezzo, Nobiltà, XLI, 14 (Panzani); Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Inghilterra, 3A: Diario del negotio di Inghilterra commessomi dal Sigr. Cardinal Barberini con consenso del papa (copia dattiloscritta di questo manoscritto è conservata a Londra presso l’Archivum Britannicum Societatis Iesu); 5 (copia del tardo XVII secolo o del XVIII secolo dei dispacci originali conservati presso la Biblioteca apostolica Vaticana); Londra, National Archives-Public Record Office, Londra, PRO 31/9/1 (copie ottocentesche dei dispacci); Londra, Westminster Archives, 129; Mileto, Archivio storico diocesano, Rell., ad annos 1643, 1648, 1651, 1654, 1656, 1658; Mileto, Archivio storico diocesano, Platea del vescovo G. P.; Roma, Archivio storico Capitolino, Archivio Urbano, notai AC, Gallus, sez. 42, prot. 66 (testamento del 27 marzo 1634); Arch. di Stato di Roma, Not. A.C. Gallus, vol. 3453, cc. 1066-1068; Fondo Università, b. 202 (per le vicende della biblioteca); Roma, Archivio Propaganda Fide, SOCG, vol. 347, cc. 487r-517v; Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat., 5222 (copie sei-settecentesche della relazione conclusiva della missione in Inghilterra); 8633-8638 (carteggio dall’Inghilterra); Perugia, Biblioteca Augusta, Mss., D.28: Miscellanea ecclesiastico-diplomatica sulle relazioni tra l’Inghilterra e la Corte di Roma, passim; Syracuse, NY, Syracuse University, Mss., 299; Washington DC, Folger Shakespeare Library, Mss., V.b.348; Londra, British Library, Add., 15389, cc. 99r-126v (copia manoscritta della relazione, eseguita nel XIX secolo); Ch. Butler, Additions to the historical memoirs respecting the English, Irish, and Scottish catholics: from the reformation to the present Time, London 1821, ad ind.; V. Capialbi, Memorie per servire alla storia della Santa Chiesa miletese, Napoli 1835, pp. 71-73; E. Narducci, Notizie della Biblioteca Alessandrina nella R. Università di Roma, Roma 1872, p. 4; M. Mandatari, Aneddoti di storia bibliografia e critica, Catania 1895, p. 178; G. Albion, Charles I and the court of Rome. A study in 17th century diplomacy, London 1935, ad ind.; H.R.T. Brandreth, Grégoire Panzani et l’idéal de la réunion sous le règne de Charles Ier d’Angleterre, in Irénikon, XXI (1948), pp. 32-47, 179-192; M. Mariotti, Problemi di lingua e di cultura nell’azione pastorale dei vescovi calabresi in età moderna, Roma 1980, pp. 122 s., 126 s., 134, 145, 153, 159; V.F. Luzzi, I capitoli del Monte di Pietà di Napoli del 1548 e le carte di fondazione dei Monti di Pietà di Tropea e di Mileto del 1585-1622 e 1626-1642, in Rivista storica calabrese, IV (1983), pp. 349-392; M. Mariotti, I vescovi di Oppido e di Mileto in età moderna, in Calabria cristiana. Società Religione Cultura nel territorio della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, a cura di S. Leanza - P. Borzomati, II, Soveria Mannelli 2001, pp. 201, 206, 211, 215; R. Liberti, I seminari di Oppido e di Mileto in età moderna e contemporanea, ibid., pp. 254-256; G. Tesserin, Cardinali e vescovi oratoriani lungo i secoli, in Annales Oratorii, II (2003), p. 192; G. Rita, Dai fasti dell’età barocca alla cultura on line. La Biblioteca universitaria alessandrina di Roma, in Annali di storia delle Università italiane, VIII (2004), pp. 353-357; Newsletters from the Caroline Court, 1631-1638. Catholicism and the politics of the personal rule, a cura di M.C. Questier, Cambridge 2005, ad ind.; L. Spezzaferro - Paolo Coen, Caravaggio, Cinisello Balsamo-Milano 2010, pp. 64, 69; S. Villani, Britain and the papacy: diplomacy and conflict in the sixteenth and Seventeenth century, in Papato e politica internazionale nella prima età moderna, a cura di M.A. Visceglia, Roma 2013, pp. 301-322 passim.