Di Siena, Gregorio
, Studioso di D. (Montepaone, Catanzaro, 1812 - Napoli 1887). Dopo aver compiuto gli studi in Calabria si trasferì a Napoli, dove visse il resto della vita dedito agli studi e all'insegnamento. Fu amico del Settembrini (che salvò nella famosa giornata del 15 maggio 1848, vestendolo di abiti talari), del Fornari e di altri liberali napoletani.
È autore di diversi studi intorno al poema: Comento sopra la Commedia di D., Inferno, Napoli 1867-70; Dissertazione sopra l'intelligenza di un passo di D. [If I 114-117], ibid. 1876; Intorno a due passi che nella Commedia possono involvere contraddizione [If IV 19-21 e XX 27-30], ibid. 1881; La meteorologia nella D.C. in ordine alla Storia, alla Teologia e alla Ragion poetica, ibid. 1883; Del concetto filosofico e dommatico che informa nella D.C. gli ordini della punizione e dell'espiazione etc., ibid. 1885; Note alla Commedia di D. esposta in prosa e spiegata da L. De Biase, ibid. 1886; Lettera a Michelangelo Gaetani di Sermoneta, in Carteggio pubblicato da G.L. Passerini, 79.
Il Di S. individua il principio informatore della Commedia nella finalità indicata da D. nella lettera a Cangrande: Finis totius et partis est removere viventes in hac vita de statu miseriae et perducere ad statum felicitatis (Ep XVII 15). L'interpretazione del Di S. denuncia l'influsso della tradizione critico-filosofica meridionale: è presente la Poetica del Campanella, risentita attraverso Gravina, Vico, Salfi, Gioberti, Tommaseo; prevale però l'influsso della corrente platonico-agostiniana nella rielaborazione del Gioberti, che tanta fortuna ebbe nella cultura napoletana del periodo romantico. Per il Di S., secondo un'immagine campanelliana, ripresa frequentemente dalla critica romantica, la Commedia è ‛ dramma ', che si attua nel " gran teatro dell'universo, tra il poeta attor principale e gli spiriti, che popolano i regni dell'oltretomba " (Comento, p. XIV). L'arte di D. è caratterizzata anche dalla capacità di conferire alle figure e ai personaggi un'eccezionale attività rappresentativa, che li completa, li anima e ne arricchisce la forza espressiva (cfr. del Di S. la prefazione all'Arte rappresentativa di C. Marroccelli, Napoli 1894). Di origine campanelliana è altresì il concetto, che si ritrova in Vico, in posizione di maggior risalto entro una visione storica inconfondibile, secondo cui D. è poeta che rappresenta un'età e cioè quella della umanità rinnovellata dal cristianesimo, mentre Omero rappresenta l'umanità dei tempi eroici e Virgilio quella dei tempi civili romani. Coerente con la teoria romantica e legato anche, per certi aspetti, alla tradizione Campanella-Gravina-Vico-Foscolo-Tommaseo, è il concetto che il Di S. ha dell'espressione poetica di D., la quale asseconda, con immediatezza e vivezza, l'eccezionale materia del poema. La struttura filosofico-teologica, che si proietta armonicamente in un mondo fisico corrispondente, e il complesso delle immagini, in cui essa si risolve, trovano rispondenza in uno stile adeguato, in un linguaggio poetico aderente e fresco nella sua naturalezza: " l'eterno, l'immenso, l'infinito è ritratto a colori di una favella nuova improntata di nativa bellezza ".
Bibl.- B. Condò, Lettera intorno alle note di G. Di S. sopra l'Inferno di D., Napoli 1870; R. Emanuele, Elogio di G. Di S. letto all'Accad. Pontaniana ai di 19.8.1888, in " Atti Accad. Pontaniana " XVIII (1888).