CARAFA, Gregorio
Figlio di Girolamo, principe di Roccella, e di Diana Vittori, nipote di papa Paolo V, nacque in Calabria secondo il Litta, o a Napoli secondo altre fonti, il 17 marzo 1615. Ad appena tre mesi dalla nascita fu iscritto all'Ordine di Malta e fu richiesta per lui la croce dell'Ordine che gli venne concessa nel giugno dello stesso anno. Compì i suoi studi a Napoli e ricevette un'educazione consona al rango e alla nobiltà della famiglia, una tra le più illustri del Regno e una delle più legate alla corona spagnola. Secondo il costume, alla sua educazione contribuirono anche dignitari e cavalieri dell'Ordine di Malta. Nel 1635 seguì nella campagna di Catalogna, in qualità di capitano di cavalleria, lo zio Francesco Carafa, primo priore della Roccella e generale delle galee dell'Ordine di Malta, dando prova di coraggio e di prontezza, tanto che ottenne la promozione a cavaliere di Gran Croce dell'Ordine. Alla morte dello zio ottenne anche il priorato della Roccella. Tornato in Italia, il C. accorse con truppe arruolate a sue spese in difesa di Malta, dove si temeva la possibilità di un attacco turco.
Infatti una fusta dell'Ordine gerosolimitano aveva attaccato una nave che portava verso la Mecca una delle mogli del sultano. Non vi furono tuttavia rappresaglie a Malta, in quanto i Turchi avevano vendicato l'onta subita volgendosi contro Candia.
Anche il C., come molti altri membri della famiglia Carafa, ebbe un ruolo durante la rivolta di Masaniello, schierandosi ovviamente dalla parte dell'ordine costituito. Infatti il 7 luglio accompagnò il duca d'Arcos, il quale tentò vanamente di affrontare il popolo in tumulto e riuscì a salvarsi solo grazie all'efficace intervento del C., che poté farlo riparare nel convento di S. Luigi. Nei giorni successivi il C. cercò di intervenire per riportare la calma tra il popolo in tumulto, ma invano, tanto che a stento riuscì a salvarsi con un sotterfugio dapprima nella chiesa di S. Lorenzo, in seguito in Castelnuovo.
Qui avevano trovato riparo fra gli altri anche il viceré, Giovanni Battista Caracciolo priore di Malta, e Girolamo Lopes, duca di San Pietro. Con questi due ultimi il C. cercò di fuggire da Castelnuovo, ma riconosciuti dalla folla furono tutti arrestati e condotti di fronte a Francesco Toraldo principe di Massa. Il popolo chiedeva giustizia e pretendeva la pena di morte per i tre accusati; il Toraldo però trovò il modo di salvar loro la vita in cambio del pagamento di parecchie migliaia di ducati ai capitani del popolo.
Dopo la sconfitta dei ribelli a Napoli il C. fu inviato in Calabria, per sedare gli strascichi della rivolta. Le buone prove fornite in questa occasione gli valsero la carica di generale comandante della flotta maltese. In tale qualità nel 1656 insieme con la flotta veneziana riportò una vittoria sulla flotta turca, raccolta ai Dardanelli e pronta a portare l'attacco contro Candia.
Il C. e il capitano veneziano Lorenzo Marcello avevano schierato la flotta in modo da impedire l'uscita delle navi turche. A mezzogiorno del 26 giugno i Turchi aprirono il fuoco, ma furono costretti dalle forze collegate a ripiegare sulla costa. Il C. consigliò allora al Marcello di inseguire la flotta turca con le navi sottili. Inoltre, unendosi alle due galere di Lazzaro Mocenigo e di Marco Bembo, il C. passò in prima fila, costringendo il nemico a ripiegare sotto il castello di Anatolia catturando ben undici navi nemiche, numerosi schiavi e un ricco bottino di armi e munizioni.
Al suo ritorno a Malta il C. fu accolto trionfalmente. In seguito rimase per quindici anni a Malta, per svolgere i compiti inerenti al suo importante rango in seno all'Ordine. Egli cercò infatti di potenziare al massimo le forze della marina maltese e le difese dell'isola e per questi lavori chiamò a Malta il Valperga; progettò inoltre la bonifica dei terreni paludosi della Bormola, acquistando anche in questo ambito un notevole prestigio. Nel 1671 accorse a Messina per portare il contributo dell'Ordine a domare la rivolta della città contro gli Spagnoli.
Fu questa una nuova occasione per il C. di rafforzare la sua posizione sia in seno all'Ordine sia presso la Corona spagnola. Infatti il gran maestro Nicolò Cotoner, Morto il 29 apr. 1680, lo designò come suo successore e l'assemblea lo acclamò come nuovo gran maestro. Sotto il governo del C. la marina maltese raggiunse la massima potenza; la squadra navale salì allora ad otto galere armate di tutto punto, guidate da cavalieri preparati e da equipaggi esperti. Allarmato dalle notizie di una imminente grande offensiva preparata dal sultano Solimano III, il C. si preoccupò che venissero portati a termine i lavori delle nuove fortificazioni, e a tale scopo chiamò a Malta l'ingegnere Carlo Grunenberg, che si era acquistato notevole fama nella costruzione delle fortificazioni di Siracusa.
Gli avvenimenti successivi misero a dura prova il valore dei cavalieri dell'Ordine; l'assedio di Vienna del 1683 ad opera dei Turchi vide molti cavalieri combattere a fianco degli Austriaci, Polacchi e Pontifici. Finalmente le truppe collegate riuscirono ad aver ragione dei Turchi a Vienna, e Giovanni III, Sobieski scrisse due lunghe lettere in latino al C. per narrargli come si erano svolti i fatti e ringraziarlo per il contributo dato alla vittoria. Nel 1684 fu creata una lega cristiana promossa da Innocenzo XI fra l'Impero, Venezia, la Polonia, l'Ordine di Malta e quello toscano di S. Stefano. Il C. nominò comandante del contingente maltese G. B. Brancaccio, il quale assunse la guida di sette galere, tre vascelli e un battaglione da sbarco di 900 uomini. Insieme con le forze veneziane comandate da F. Morosini e quattro galere fiorentine, le forze dell'Ordine ottennero nell'agosto del 1684 la resa dell'isola di Santa Maura e nel settembre la conquista della Prevesa. Il doge Marcantonio Giustinian scrisse al C. una lettera per ringraziarlo del valido aiuto dato all'impresa ed elogiare il valore dei cavalieri dell'Ordine. Ancora nel settembre 1686 le forze maltesi presero parte, insieme con i collegati, alla conquista di Napoli di Romania, e nell'anno successivo a quello di Castelnuovo presso Cattaro. L'Adriatico veniva così liberato dal pericolo dei Turchi, nelle cui mani restavano soltanto Dulcigno e Durazzo.
Notevoli furono i lavori di abbellimento e fortificazione che il C. compì a Malta: oltre alla costruzione del nuovo forte di S. Elmo, creò nuove istituzioni di assistenza e concorse finanziarmente alla ricostruzione della chiesa annessa all'ospedale di S. Spirito.
Morì il 20 luglio 1690 e fu sepolto nella cappella della Lingua d'Italia in un sarcofago da lui stesso fatto costruire.
Fonti e Bibl.: Lettere al pontefice Innocenzio X scritte dal cardinal Filomarino arcivescovo di Napoli, Firenze 1843, passim; B. dal Pozzo, Hist. della Sacra religione militare di S. Giovanni di Gerusalemme detta di Malta, Venezia 1735, pp. 503 ss.; A Scicluna Sorge, Un ital. del Seicento,gran maestro dell'Ordine di Malta, in Mediterranea, VII (1933), 6, pp. 11-21; Storia pol. militaredel sovrano Ordine di S. Giovanni di Gerusalemmedetto di Malta, II, in M. Monterisi, L'Ordine aMalta,Tripoli e in Italia, Milano 1940, ad Indicem; L. Rangoni-Machiavelli, Fra' G. C. (1680-90), in Riv. ill. del Sovrano Ordine di Malta, XI (1947), 4, pp. 4-7; XII (1948), 1, pp. 4-8; P. Litta, Le fam. celebri italiane,s. v. Carafa di Napoli, tav. V.