BRESSANI, Gregorio
Nato a Treviso il 3 febbr. 1703 da Bartolomeo e Giovanna Trento, studiò dapprima nel locale collegio dei somaschi, poi a sedici anni entrò nel seminario di Ceneda, ove rimase tre anni. Passò quindi a Padova laureandosi in utroque iure probabilmente nel 1726. Sembra che dopo la laurea tornasse a Treviso, per stabilirsi poi a Padova dopo la morte del padre, che gli lasciò una modesta rendita.
Già dagli anni universitari, i suoi principali interessi culturali erano volti alla letteratura e alla filosofia. Profondo conoscitore della nostra tradizione letteraria, sviluppò una concezione linguistica che, pur rifacendosi alla tradizione, non peccava di arcaismo, dandone la formulazione teorica nel Discorso intorno alla lingua italiana, edito a Venezia nel 1740. Il B. scrisse anche poesie che apparvero in varie raccolte, oggi difficilmente rintracciabili, e tradusse le Bucoliche, inviando nel 1746 un esemplare della sua versione a F. Algarotti, allora a Dresda, che l'apprezzò vivamente. Né questo è il solo episodio significativo dell'amicizia tra i due, poiché Algarotti inviò al B. varie sue opere per un giudizio e una revisione stilistica, e nel 1749 lo condusse con sé alla corte di Berlino, presentandolo elogiativamente al sovrano. In seguito, gli fece assegnare una pensione per integrare la misera rendita paterna e renderlo indipendente. La amicizia tra l'illuminista newtoniano e il religioso tradizionalista, tenace detrattore del pensiero moderno di fronte ai classici, è parsa strana a molti. Essa nacque proprio dall'effettiva serietà e dalla coerenza ideologica del B., che potevano venire apprezzate anche da chi, come Algarotti, si situava al polo opposto dello schieramento culturale.
In filosofia il B. elaborò il suo conservatorismo mediante un processo che, dallo studio della matematica e del pensiero più recente, lo portò, con la "scoperta" di Platone ed Aristotele, a sostenere la superiorità globale del modo classico e scolastico d'impostazione dei problemi, specie nell'opera Il modo difilosofare introdotto da Galilei ragguagliato al Saggio di Platone e di Aristotele, edito a Padova nel 1753.
L'affermazione della scienza moderna portava con sé, come ogni grande sovvertimento culturale, una carica polemica contro la tradizione che si dirigeva anche contro ciò che essa conteneva di positivo o legittimo. Così l'esaltazione pura e semplice dell'esperienza, divenendo talora un luogo comune, portava a trascurare i reali problemi logici ed epistemologici in essa impliciti. In tale senso, erano giustificate le osservazioni di chi, come il gesuita L. Brenna, studioso del pensiero contemporaneo più attento e temperato del B., notava come il movimento illuminista restava per lo più al livello delle formulazioni generiche, senza recare effettivi contributi di fatto o di metodo a quella scienza che esaltava. Ma, sulla base di simili rilievi e del presupposto della necessità di approfondire le categorie metafisico-gnoseologiche implicite nel sapere, il B. giungeva a negare, oltre alla validità delle varie filosofie "meccaniche" o "magnetiche", quella della stessa scienza galileiana.
Ciò provocò prese di posizione accesamente polemiche da parte dei sostenitori delle correnti modeme (Novelle letterarie di Venezia, XXVIII [1756], pp. 347 ss.; e di Firenze, XVIII [1757], col. 426), cui il B. replicò aspramente nei Discorsi sopra le obiezioni fatte dal Galileo alla dottrina di Aristotile, editi a Padova nel 1760.
Una delle conseguenze negative del pensiero moderno era per il B. il relativo abbandono in cui versavano le discipline pedagogico-morali, alle quali intese dare un contributo con il Saggio di filosofia morale sopra la educazione dei figliuoli (pubbl. Padova 1746).
L'argomento vi è trattato in modo chiaro e comprensivo, insistendo l'autore sull'importanza formatrice dell'educazione, il che implica per i genitori funzioni di guida ed. esempio. Interessanti per lo studio della vita sociale del Settecento italiano sono l'importanza riconosciuta al sentimento dell'onore e dell'orgoglio, l'esigenza che i genitori aiutino i figli nell'inserimento, nella vita pratica fino a scegliere per essi la moglie o il marito, l'asserita necessità di delimitare i loro interessi.
Morì a Padova il 12 genn. 1771.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, GliScrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2072 s.; A. Lombardi, Storia d. letteratura ital. nel sec. XVIII, I, Modena 1827, p. 201; E. De Tipaldo, Biogr. d. Ital. illustri, X, Venezia 1845, pp. 250-256; G. Tempesta, Degli scritti di G. B., Treviso 1845; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia...,Appendice, Venezia 1857, p. 44; C. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaisertums Oesterreich, II, Wien 1857, p. 137.