BREGOLI, Gregorio
Nacque a Finale Emilia (Modena) il 28 giugno 1833. Fu volontario, nel 1850, nei pionieri estensi. Nel 1859 si arruolò tra i cacciatori delle Alpi guadagnandosi il grado di sottotenente con il quale entrò nell'esercito regolare. Passato, in seguito, nell'artiglieria e dedicatosi agli studi della tecnica dell'arma, ebbe successivamente gli incarichi di direttore della fabbrica d'armi di Brescia, del laboratorio pirotecnico di Bologna e del laboratorio di artiglieria di Torino.
Per questa sua specifica competenza, quando era già tenente colonnello in posizione ausiliaria, fu messo a capo della missione militare - di cui facevano parte anche il maggiore d'artiglieria della milizia territoriale Eugenio Ferrara e il meccanico Sante Marelli - predisposta dal governo italiano per attendere a Fez alla costruzione di una fabbrica d'armi.
Fin dai primi anni del suo regno mawlāy Ḥasan, salito sul trono del Marocco nel 1873, si era adoperato, con tutta la sua energia, a contenere, con dosate e antitetiche concessioni, l'invadenza di alcune potenze europee. In questo avveduto giuoco di equilibrio il sultano volle inserire anche l'Italia al cui rappresentante, Stefano Scovasso, richiese nel 1886 la costruzione, nei cantieri Orlando di Livorno, di una cannoniera corazzata da lasciare, eventualmente, al comando di ufficiali italiani; per l'addestramento professionale una quindicina di giovani Marocchini erano già a Tangeri per apprendere i primi elementi della lingua italiana, ed essere poi destinati in parte all'Accademia navale, in parte agli studi di ingegneria e di economia politica; era previsto, infine, l'invio di una missione militare incaricata di costruire a Fez una fabbrica d'armi.
Intenzione dello Scovasso e, forse anche dello stesso sultano, era che, a somiglianza di quella francese da tempo in funzione, la missione italiana risultasse composta da ufficiali in servizio permanente effettivo. Le difficoltà frapposte dal ministero della Guerra, che non prese in eccessiva considerazione l'importanza anche politica della questione, portò alla scelta di ufficiali della riserva, il cui mantenimento fu incautamente addossato al governo marocchino.
La missione, rimaneggiata alla vigilia della partenza con la sostituzione del Ferrara e del Marelli rispettivamente col pari grado di artiglieria Luigi Falta e con il meccanico Giovanni Battista Notari, sbarcò a Tangeri il 17 apr. 1888. Dopo pochi mesi il B. ripartì per l'Italia, incaricato dal sultano di acquistare i macchinari necessari all'impianto della fabbrica, la cui costruzione, in mezzo a un'infinità di ostacoli tecnici e politici, fu iniziata il 2 nov. 1889 e condotta a termine il 12 nov. 1891. Grazie alla perizia e alla capacità tecnica del B. e del Ferrara, riunitosi in seguito alla missione al posto del Falta, Fez si arricchì di un edificio - denominato la makìna - dall'architettura ampia e severa e dalle grandiose proporzioni.
Sopravvenuta la morte di mawlāy Ḥasan il 7 giugno 1894 e salito al trono il figlio mawlāy 'Abd el-'Azīz, la missione militare andò sempre più declinando per il disinteresse del governo italiano e per le gelosie e i risentimenti suscitati nell'ambiente europeo e marocchino. Il Ferrara, promosso tenente colonnello e succeduto come capo missione al B. nel 1894. Poté contare solo sulla collaborazione di due capi tecnici, Alfredo Torelli e Giuseppe Cappa, finché, sopravvenuto anche il suo rimpatrio nel 1907, rimasero sul posto, con mansioni puramente esecutive agli ordini diretti del sultano, il capo-tecnico G. Campini e l'operaio T. Caldara.
Il B. morì a Milano nel 1897.
Bibl.: E. de Leone, Le relaz. italo-marocchine alla fine del sec. XIX,attraverso le vicende diuna missione milit. ital., in Universo, XXX (1950), pp. 371-88;qualche cenno, non sempre esatto, sulla fabbrica d'armi e sulla missione, fanno L. Arnaud, Au temps des mehallas. Au Maroc de 1860 à 1912, Casablanca 1952, p. 68;E. Aubin, Le Maroc d'aujourd'hui, Paris 1904, p. 332; Enc. milit., II, V. 432.