ALESSANDRI, Gregorio
Nacque a Fiesole il 20 febbr. 1728 da famiglia livornese; sacerdote l'8 giugno 1754, addottoratosi a Pisa il 19 giugno 1755,canonico della collegiata di Livorno, divenne vescovo di Soana il 14 giugno 1773, passando a Cortona il 20 maggio 1776 per il trasferimento di G. Ippoliti alla sede di Pistoia.
Nella diocesi cortonese l'A. non mancò, spinto anche dal più vasto movimento riformatore leopoldino, di procedere a diverse riforme dell'amministrazione e della disciplina ecclesiastica: modificando le circoscrizioni parrocchiali (178 I e seguenti); sopprimendo varie case religiose inutili (1782-83) - con i proventi del convento di S. Domenico e della casa dei filippini fondò, ubbidendo al desiderio del sovrano (31 maggio 1786), un'Accademia ecclesiastica per la formazione del clero parrocchiale -; proibendo processioni, ecc.
Particolarmente significative due riforme, quasi contemporanee al dispiegarsi del riformismo di S. de' Ricci nell'ambito delle diocesi di Prato e Pistoia: il controllo sugli studi del clero regolare, sottoposto ormai alla giurisdizione vescovile, e la soppressione dell'officiatura della festa del S. Cuore di Gesù, entrambe commentate con lode dai giansenistici Annali ecclesiastici fiorentini. Dietro l'esempio del Ricci permise nella diocesi la diffusione del catechismo del Gourlin, Istruzione generale sulle verità cristiane in forma di Catechismo,Venezia 1782, e da un'abile lettera del Ricci (5 settembre 1786, cfr. Passerin, p. 129 n.) si lasciò convincere a coprire con la propria autorità la traduzione del catechismo accentuatamente giansenistico e gallicano del Montazet (Ca techisino per i Fanciulli ad uso delle Città e Diocesi di Cortona, Chiusi, Pienza, Pistoia, Prato e Colle, Prato 1786) e a firmare la pastorale che vi è premessa.
Ma, nell'insieme, il riformismo dell'A., pur improntato ad un rigorismo etico-teologico e all'incremento di una pietà "illuminata", non appare intimamente deciso e coerente: nel sincero patriottismo dinastico e nell'adesione a certe direttive della politica leopoldina, la convergenza delle iniziative dell'A. con il riformismo ricciano fu momentanea e non sorretta da un sostanziale consenso. Ciò vale a spiegare (meglio del giudizio del Ricci e dell'apologia del Mozzi, che parla della buona fede dell'A. sorpresa dal confratello pistoiese) l'atteggiamento assunto dall'A. durante l'assemblea degli arcivescovi e vescovi toscani del 1787, preludente a quel sinodo nazionale che avrebbe dovuto segnare il culmine del regalismo anticuriale leopoldino. È caratteristica nell'A., tra la fine del 1786 e l'inizio del 1787, di fronte all'estremismo ricciano, la rapida conversione verso tesi moderate che venivano a coincidere evidentemente con posizioni antigiansenistiche, segnando la frattura definitiva con gli orientamenti ufficiali.
Durante le discussioni, l'A. assunse una posizione di rilievo nel gruppo antiricciano per una serie di Memorie, accluse poi agli Atti dell'assemblea, miranti a ribattere le affermazioni più significative dei 57 "punti ecclesiastici" presentati dal sovrano ai vescovi con lettera circolare del 26 genn. 1786: negando ai parroci (27 aprile, sess. III) il diritto al voto deliberativo nei sinodi diocesani, che era uno dei fondamenti del riformismo ricciano, e provocando così due risposte di O. Pannilini, vescovo di Chiusi e Pienza, e, dopo una replica dell'A., le Osservazioni conclusive del Ricci, del Pannilini e di N. Sciarelli, vescovo di Colle; elaborando (30 maggio, sess. XVI) con altri nove prelati, tra cui gli arcivescovi di Pisa e di Firenze, un'altra e più importante Memoria sui diritti vescovili, che si risolveva in una chiara affermazione del primato pontificio e che determinò una prima risposta dei ricciani, uno Schiarimento dell'A, e un'aspra replica del Ricci. L'A. fu peraltro tra i principali sostenitori dell'inopportunità di condurre durante l'assemblea una discussione sulla pastorale del Pannilini, Istruzione... sopra molte ed importanti veritd della religione, condannata da Roma, che avrebbe aperto una polemica sui poteri del pontefice e dei vescovi, e si schierò quasi sempre per quelle soluzioni caute e compromissorie, sostenute particolarmente dall'arcivescovo di Firenze Martini, che bloccarono i fermenti più arditi del riformismo ricciano.
Nella generale reazione alle iforme ecclesiastiche leopoldine, l'A., che già aveva incontrato numerose difficoltà da parte dei suoi diocesani, liquidò rapidamente gran parte delle sue iniziative: soppresse l'Accademia ecclesiastica, revocò le proibizioni riguardo alle processioni e alle immagini nelle chiese, reintrodusse l'officiatura della festa di s. Gregorio VII, già proibita dal governo.
Al momento dell'occupazione francese, le sue esortazioni non valsero ad impedire, nel 1799, la sterile resistenza del popolo cortonese a truppe polacche e francesi fin sulle mura della città. Né ebbe facili rapporti con la municipalità sotto il governo provvisorio e nei primi mesi del Regno d'Etruria, soprattutto per l'obbligo di notevoli contributi finanziari. Morì in Cortona il 15 apr. 1802.
Fonti e Bibl.: Annali ecclesiastici, V, s.l. [ma Firenze], n. 36, 2 sett. 1785, pp. 141-143; VI, n. 21, 26 maggio 1786, pp. 83-84; n. 36, 9 sett. 1786, p. 141; n. 46, 17 nov. 1786, pp. 182-184; n. 47, 24 nov. 1786, pp. 187-188; VII, n. 15, 13 apr. 1787, pp. 57-59;[R. Tanzini?], Atti dell'assemblea degli arcivescovi e vescovi della Toscana tenuta in Firenze nell'anno 1787..., Firenze 1787, XI, pp. 219-225, 250-258, 423-467, 483-492; [R. Tanzin] Istoria dell'assemblea degli arcivescovi e vescovi della Toscana..., Firenze 1788, passim; S. de' Ricci, Memorie, a cura di A. Gelli, I, Firenze 1865, pp. 500-501; F. Pera, Ricordi e biografie livornesi, Livorno 1867, pp. 250-253; N. Rodolico, Gli amici e i tempi di Scipione dei Ricci, Firenze 1920, pp. 67-68, 103; A. C. Jemolo, Il giansenismo in Italia prima della Rivoluzione, Bari 1928, pp. 381-382; G. Mirri, Mons. G. A...., in Acc. Etrusca di Cortona. Annuario,V-VI (1938-39), pp. 168-206; E. Passerin, Il fallimento dell'offensiva riformista di Scipione de' Ricci secondo nuovi documenti (1781-1788), in Riv. d. Storia d. Chiesa in Italia, IX (1955), pp. 103, 104, 108, 129 nota.