ROMANO, Graziella
(Lalla). – Nacque a Demonte (Cuneo) l’11 novembre 1906 da Roberto, geometra a capo dell’Ufficio tecnico comunale del luogo, e da Giuseppina Peano, nipote del grande logico-matematico Giuseppe Peano, che tanto influsso poi ebbe sulla giovane Lalla. I genitori amavano la musica e la pittura.
Dal 1912 al 1916 frequentò la scuola elementare a Demonte e quindi, dal 1916 al 1924, il ginnasio-liceo Silvio Pellico di Cuneo, dove la famiglia si era trasferita. Conseguita la maturità classica, nel 1924 si trasferì a Torino per iscriversi alla facoltà di lettere e filosofia, dove fu allieva di Annibale Pastore, Ferdinando Neri, Lionello Venturi ed ebbe modo di conoscere Cesare Pavese, Mario Soldati, Franco Antonicelli, Carlo Dionisotti, Arnaldo Momigliano. Contemporaneamente frequentò lo studio del pittore Giovanni Guarlotti, affinando la tecnica appresa dal padre, pittore dilettante oltre che bravo fotografo. In questi anni, visitando d’estate Parigi con la guida di Venturi, venne a contatto con le più importanti novità del mondo artistico.
Nel 1928 si laureò in lettere discutendo una tesi su Cino da Pistoia. Su consiglio di Venturi, entrò nella scuola di pittura di Felice Casorati e, già dall’anno successivo, le sue opere furono esposte alle mostre di Casorati e dei suoi allievi. Nel 1930, conseguita l’abilitazione, insegnò storia dell’arte presso il liceo di Cuneo; poco dopo, divenne direttrice della Biblioteca civica per la quale, fra l’altro, compilò il catalogo degli incunaboli.
Nel 1932 sposò Innocenzo Monti con cui, nel 1933, ebbe l’unico figlio Pietro, detto Piero. Nel 1935 si trasferì a Torino al seguito del marito, impiegato di banca, e iniziò a insegnare lettere, continuando a dipingere ed esporre. A Torino ritrovò i compagni d’Università ed entrò nel ‘gruppo’ dell’Einaudi, legandosi in amicizia inizialmente con Pavese, Elio Vittorini e Natalia Ginzburg, in seguito anche con Italo Calvino, Giulio Bollati e con lo stesso Giulio Einaudi.
Nel 1941 pubblicò a Torino con Frassinelli il suo primo libro: Fiore, una raccolta di poesie apprezzate ancora inedite da Eugenio Montale, conosciuto nel 1938 a Forte dei Marmi, e quindi da Gianfranco Contini.
Altri suoi versi furono scelti per la Prima Antologia di poeti nuovi, curata da Vittorio Sereni nelle Edizioni della Meridiana (Milano 1950), mentre nove poesie furono poi inserite nell’antologia Poesia italiana del Novecento. Da Gozzano a Zavattini, da Rebora a Montale, da Arbasino a Viviani: novantacinque poeti di questo secolo…, a cura di E. Pecora (Roma 1990).
Durante la guerra fu costretta a sfollare nelle campagne del Cuneese: amica di Dante Livio Bianco e Nuto Revelli, partecipò alla Resistenza aderendo a Giustizia e Libertà e impegnandosi nei Gruppi di difesa della donna. In quel periodo ricevette da Pavese, direttore editoriale dell’Einaudi, il compito di tradurre i Trois contes di Gustave Flaubert, esperienza per lei determinante nel ‘passaggio dalla pittura alla narrativa’ e nel superare il «pregiudizio» che nutriva nei confronti del romanzo (cfr. Dichiarazioni personali, in Nota biografica, in Opere, a cura di C. Segre, I, Milano 1991, p. LXXIII).
Nel 1945 pubblicò per Chiantore editore un’antologia e la traduzione del Diario (1822-1863) di Eugène Delacroix (nuova ed., Torino 1994 e Milano 2004) e tenne un’importante mostra personale a Cuneo. Nel 1947 raggiunse a Milano il marito; abbandonò definitivamente la pittura e iniziò a insegnare presso la scuola media Arconati, dove rimase fino alla pensione, nel 1959. Da tale esperienza nacque anni dopo Un caso di coscienza (Torino 1992). Collaborò, inoltre, con testi critici e narrativi a molte riviste, fra le quali Il Mondo (poi Mondo europeo), La Rassegna d’Italia, il Verri, La Fiera letteraria, Il Caffè, L’Approdo, Paragone e Nuovi Argomenti. A Milano Enzo Paci la introdusse ai Lunedì letterari di Alberto Mondadori, dove incontrava Carlo Bo; furono frequentazioni importanti anche quelle con Gillo Dorfles e i gruppi di avanguardia artistici e del design, oltre che con Vittorio Sereni, Giansiro Ferrata, Riccardo Bacchelli, «l’incantevole Isella (“occhi di re di Francia in Lombardia”), e il “puro” pittore-poeta Treccani, il tenero Vigevani e Testori, il “peccatore” dagli occhi trasparenti di bambino; ma il più prezioso è Cesare [Segre] il silenzioso: così fine e anche affine (nella cuneesità)» (cfr. Dichiarazioni personali, cit., pp. LXXV s.).
Il primo libro in prosa di Lalla Romano, Le metamorfosi (Torino 1951), è una raccolta di sogni, composta di narrazioni brevi, evocative. Consegnato il manoscritto nel 1947 a Pavese, al quale piacque molto, questi le propose di pubblicarlo nella ‘Collana viola’, che allora dirigeva con Ernesto De Martino. Lalla Romano rifiutò, dal momento che, a suo giudizio, l’importante era il sogno come narrazione, non la sua interpretazione psicoanalitica. Nel frattempo Giulio Einaudi aveva affidato a Vittorini l’incarico di ‘inventare’ una collana di narrativa, che doveva raccogliere nuove esperienze letterarie o di giovani autori. Dopo vari tentennamenti, nel 1951 Vittorini inaugurò la nuova collana I Gettoni, dove venne pubblicata la raccolta Le metamorfosi, seguita nel 1953, sempre nei Gettoni, da Maria, romanzo che ha per protagonista la domestica della scrittrice, definito da Contini un «piccolo capolavoro» (premio internazionale Veillon 1954).
Nel 1955 pubblicò L’Autunno (Milano), una raccolta di poesie, con una nota di Carlo Bo. Nel 1956 il manoscritto di Tetto Murato – romanzo sulla Resistenza, vissuta in prima persona nel Cuneese – ottenne il premio Pavese per un inedito e apparve l’anno dopo da Einaudi.
Nel 1959 uscì Diario di Grecia (Padova), il racconto di un viaggio compiuto nel 1957 con il marito, seguito da L’uomo che parlava solo (Torino 1961), romanzo importante quanto atipico nel suo percorso: unico libro non ‘autobiografico’ fra i tanti della scrittrice, e con un io narrante maschile.
Nel 1964 uscì, sempre per Einaudi, La penombra che abbiamo attraversato in cui, con «incantata poesia» (Elsa Morante, Archivio Lalla Romano, telegramma), vengono rievocati i genitori e la sua infanzia a Demonte prima della Grande Guerra. La critica fu unanime nel segnalarne la singolarità e la novità. Il libro ottenne il premio dei Librai milanesi, ma non il Viareggio: la qual cosa provocò, per protesta, le dimissioni di Montale dalla giuria.
Nel 1967 pubblicò una seconda edizione delle Metamorfosi, con una nuova struttura, ottenendo il premio Soroptimist 1968: durante la premiazione Montale tenne un importante intervento critico (il dattiloscritto originale del testo è conservato presso l’Archivio Lalla Romano ed è pubblicato in nota all’Introduzione in E. Montale, Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, a cura di G. Zampa, I, Milano 1996, pp. XX-XXIII).
Nel 1969 pubblicò Le parole tra noi leggere (Torino), impegnativo romanzo sul rapporto madre-figlio che, insignito del premio Strega, le dette lustro e grande popolarità. Nel 1973 seguì il romanzo breve L’ospite (Torino), «scritto in una lingua pura, eletta e selettiva» e «fatto come di brevi lasse, leggere e assolute» (cfr. P.P. Pasolini, in Il Tempo illustrato, 1° luglio 1973; poi in Id., Descrizioni di descrizioni, Torino 1979, pp. 121-125).
Nel 1974 uscì, sempre per Einaudi, un’edizione più ampia del Diario di Grecia e, nella ‘Collana bianca’ dell’editore torinese, il volume Giovane è il tempo, la raccolta matura e definitiva delle poesie: in parte tratte da Fiore e L’Autunno, talora con varianti; in parte inedite.
Nel 1975 pubblicò Lettura di un’immagine, il primo dei ‘romanzi per immagini’, seguito negli anni da Romanzo di figure (Torino 1986), Nuovo romanzo di figure (Torino 1997), Ritorno a Ponte Stura (Torino 2000), tutti scritti a commento delle fotografie del padre, realizzate a Demonte durante l’infanzia della scrittrice. Brevi testi connotati da una «singolare disposizione sintattica» (Cesare Segre, Introduzione a L. Romano, Opere, cit., I, p. LVI) che inaugurarono un nuovo genere letterario in cui parole e immagini entrano in stretto rapporto. L’interesse di Lalla Romano per la fotografia si espresse comunque anche in vari testi apparsi in altri libri: La treccia di Tatiana (1986, foto di A. Ria); Terre di Lucchesia (1991, foto di M. Nobile); Sguardi (1995, foto di V. Cottinelli); Robert Doisneau (1996).
Pubblicò, inoltre, La villeggiante (Torino 1975), con una sezione di racconti giovanili (Avventure mancate) e un diario di villeggiatura in un paese dell’alta Val d’Aosta, ripubblicato con il titolo Pralève (Torino 1978).
Nel 1976 fu eletta nel Consiglio comunale di Milano come indipendente nelle liste del Partito comunista italiano (PCI), ma si dimise l’anno seguente. Nel 1979 le venne assegnata la Penna d’oro dalla presidenza del Consiglio dei ministri e, dal sindaco di Milano, la medaglia d’oro di benemerenza civica. Sempre nel 1979 pubblicò Una giovinezza inventata (Torino), ‘romanzo di formazione’ ambientato nella Torino della seconda metà degli anni Venti, e Lo stregone (Torino), libro di fiabe e racconti favolosi. Sempre per Einaudi, nel 1981 uscì Inseparabile, romanzo che ha per protagonista il nipote Emiliano e la dura storia della separazione dei suoi genitori; mentre nel 1984, nella collana Scrittori tradotti da scrittori, apparve la traduzione de L’éducation sentimentale di Flaubert, con una Nota, in cui, fra l’altro, si dava conto della sfida – quasi una «lotta con l’Angelo» – che questo impegno aveva comportato.
Il 1° ottobre 1984 morì il marito Innocenzo, cui dedicò Nei mari estremi (Milano 1987; nuova ed., Torino 1996). Il romanzo – considerato dalla critica «il livello più alto della sua attività di narratrice» (Maria Corti, motivazione del premio Grinzane Cavour 1987) – ripercorre la vita con l’uomo amato e la sua malattia con lacerante ed esemplare scavo interiore: amore e morte vengono narrati come momenti forti della vita, con «spietata pietà». Minima mortalia, una serie di pensieri stesi come ‘appunti’ iniziali del testo, sono stati inclusi nel Meridiano, curato da Gino Ruozzi, Scrittori italiani di aforismi. Il Novecento (Milano 1996).
Nel 1987 fu avviata in Francia la traduzione di molti suoi libri, mentre nel 1988 fu pubblicata la traduzione tedesca di Tetto Murato.
Nel 1989 apparve per Einaudi Un sogno del Nord, raccolta di brevi prose e saggi in cui i vari testi narrativi e critici costituiscono un unicum che attraversa i molteplici versanti della sua poetica (premio Procida Isola di Arturo/Elsa Morante).
Nel 1991-1992, nei Meridiani Mondadori, apparvero a stampa i due volumi delle Opere, curati da Cesare Segre, autore di un penetrante saggio introduttivo; nel 1992 Segre scrisse anche la prefazione per la ristampa di Giovane è il tempo. Frattanto era uscito Le lune di Hvar (Torino 1991), romanzo-diario di quattro vacanze estive in Iugoslavia e considerato da Carlo Bo «il testamento» di Lalla Romano: «una sorta di ricapitolazione per essenze di tutto il suo lavoro, il suo testo più puro ed essenziale» (in Gente, 31 ottobre 1991).
Nel 1992 le Éditions de la Différence pubblicarono le traduzioni di L’uomo che parlava solo, La penombra che abbiamo attraversato e Una giovinezza inventata, e su Le Monde René de Ceccatty definì la prosa di questi libri «quella di un poeta», uno dei «più coerenti e più profondi che esistono in Italia».
Nel 1993 il governo francese nominò Lalla Romano officier de l’Ordre des arts et des lettres. Negli anni successivi seguirono numerose altre traduzioni francesi di sue opere, tra cui quella di Jacqueline Risset per Hachette Littératures di Nei mari estremi (Tout au bout de la mer, Paris 1998).
Dai primi anni Novanta ebbe inizio anche la ‘riscoperta della pittura’ di Lalla Romano, che dopo mezzo secolo ricompose infine l’unità e l’unicità di un peculiare percorso artistico e di vita, fra immagine e parola. Il convergere di interesse e sollecitazioni di critici d’arte e letteratura vinse un’iniziale, forte resistenza della pittrice-scrittrice, che compose poi significativi testi di autocommento sui propri dipinti e disegni. A cura di Mirella Bandini, Paolo Fossati, Francesco Porzio si tennero tre mostre pittoriche (a Torino, Milano e Brescia) e furono pubblicati da Einaudi altrettanti cataloghi, curati da Antonio Ria: Lalla Romano pittrice, 1993; Lalla Romano. Disegni, 1994; Lalla Romano. L’esercizio della pittura, 1995. Contestualmente, nel 1994, si svolse a Milano un importante convegno multidisciplinare che raccolse studiosi di letteratura e di arte per una valutazione complessiva della sua opera (v. Intorno a Lalla Romano. Saggi critici e testimonianze, a cura di A. Ria, Milano 1996). Seguirono numerose altre mostre e iniziative volte a valorizzarne l’eccezionale lascito culturale.
Gli ultimi anni furono straordinariamente creativi anche dal punto di vista letterario. Scrisse recensioni e prose per il Corriere della sera e altre testate nazionali. Pubblicò due romanzi brevi: Un caso di coscienza (Torino 1992) e Ho sognato l’Ospedale (Genova 1995). Poi, con Einaudi: In vacanza col buon samaritano, 1997; L’eterno presente. Conversazione con Antonio Ria, 1998; due fra i già citati ‘romanzi per immagini’: Nuovo romanzo di figure, 1997, e Ritorno a Ponte Stura, 2000; Dall’ombra (1999), rivisitazione degli anni del ginnasio-liceo, sotto forma di brevi ritratti di personaggi della sua adolescenza cuneese; infine la raccolta complessiva delle Poesie, curata da Segre nel 2001.
Dopo una lunga malattia, disturbata anche da una progressiva cecità, morì a Milano il 26 giugno 2001.
Fu sepolta nel cimitero di Demonte, accanto al marito. Il 2 novembre il suo nome venne inserito nella lapide dei «cittadini illustri» di Milano, presso il Famedio del Cimitero monumentale. Tra i libri postumi, tutti curati da Ria, si segnalano il fondamentale Diario ultimo (Torino 2006), quintessenza della poetica dell’autrice; Poesie per il sig. E. Montale (Torino 2001); Poesie (forse) utili (Novara 2002); Poesie per Giovanni (Ventimiglia 2007); La lirica di Cino da Pistoia. Tesi di laurea in filologia romanza (1928) (Torino 2007); Vetan (Courmayeur 2008). Decisive, infine, le tre esposizioni tematiche tenutesi fra 2001 e 2002, con l’opera pittorica complessiva analizzata nei tre principali generi: Paesaggi piemontesi a Torino; Ritratti, figure e nudi ad Acqui Terme; Nature morte e fiori a Milano. Tra le successive: Venti disegni inediti 1938-1960 (Chiasso 2002); Lalla Romano. Il silenzio condiviso (Lugano 2006); Lalla Romano. La probità dell’arte, a cura di M. Calvesi (Roma 2008); Lalla Romano e la Valle d’Aosta, a cura di M. Corgnati (Aosta 2009). Mostre tutte accompagnate dai relativi cataloghi.
Fonti e Bibl.: Nel febbraio 2005 il ministero per i Beni e le Attività culturali/Soprintendenza archivistica per la Lombardia ha dichiarato l’archivio di Lalla Romano «di interesse storico particolarmente importante» ed è stato avviato un programma per riordinare e inventariare manoscritti, lettere, documenti e la biblioteca della scrittrice nella sua casa milanese di via Brera 17. L’Archivio Lalla Romano, in seguito alla donazione allo Stato italiano, ha trovato nel 2016 sistemazione definitiva nella sala Lalla Romano presso la Biblioteca nazionale Braidense di Milano, dove sono confluiti anche circa 6000 dei 12.000 volumi appartenuti alla scrittrice, spesso postillati e rari; mentre gli altri 6000 sono rimasti nella Casa Lalla Romano, luogo di studio e di visite guidate. La sala – arredata con suoi dipinti, disegni e mobili originali – è sede di incontri sulla sua opera in dialogo con la cultura del suo tempo e contemporanea, e luogo di consultazione e di studio.
Il Centro studi Lalla Romano, presentato al pubblico in anteprima a Milano in una giornata di studio l’11 novembre 2015, è stato costituito come Fondazione onlus il 20 giugno 2016 con lo scopo di valorizzare il patrimonio letterario, artistico e culturale della scrittrice e pittrice. Ha sede legale presso la Casa Lalla Romano, in via Brera 17 a Milano, e sede operativa nella citata sala Lalla Romano presso la Braidense. È composto da personalità del mondo della cultura e da alcuni docenti di varie Università. Anche l’Associazione Amici di Lalla Romano, costituita nel 2005, continua a promuovere incontri e iniziative sulla scrittrice. Lo Spazio Lalla Romano, inaugurato nel 2006, ha sede a Demonte presso lo storico palazzo Borelli. Ospita una mostra permanente di paesaggi, ritratti e nature morte della pittrice e organizza iniziative e incontri soprattutto durante i mesi estivi.
Quale bibliografia essenziale, si vedano almeno: Intorno a L. R. Saggi critici e testimonianze, a cura di A. Ria, Milano 1996 (contiene saggi, fra gli altri, di V. Consolo, C. de Seta, C. Dionisotti, D. Maraini, C. Ossola, G. Pontiggia, G. Raboni, F. Sanvitale, C. Segre); E. Ferrero, Vita di L. R. raccontata da lei medesima, Lecce 2006; La verità della memoria. Omaggio a L. R. (1906-2001), in Il Giannone, IX (2011), 18 (n. monografico, con saggi, fra gli altri, di P. Capriolo, P. Di Paolo, E. Ferrero, G. Ferroni, G. Tesio); L. R. scrittrice a Milano, Atti del Convegno, Milano… 2007, Firenze 2012; L. R. e la Resistenza a Demonte e in Valle Stura, Cuneo 2013. Per una bibliografia critica generale e sulle singole opere si rimanda al sito ufficiale: www.lallaromano.it.