ANTEGNATI, Graziadio
Nacque a Brescia nel 1609, figlio di Giovanni Francesco e nipote di Costanzo. Continuatore della gloriosa attività familiare del costruire e suonare organi, l'A. ne concluse il ciclo iniziato circa due secoli prima con Bartolomeo. Nel 1632 lavorò nella chiesa di S. Marco a Rovereto, terminando l'organo che Tomaso Mearini morendo aveva lasciato incompleto. In seguito si fermò a Venezia, dove nel 1636 restaurò insieme con i fratelli gli organi di S. Marco.
Il Caffi diede la notizia di questi restauri affidati dai Procuratori il 2 marzo 1636a ... "Gratiadio Antegnati e i fratelli Bressan...",senza peraltro citarne la fonte. Nei documenti dei Procuratori de Supra all'Archivio di Stato di Venezia (vol. 35/143, c. 133) futrovata la sola registrazione della spesa di lire trenta per i suddetti lavori in cui è scritto, però, "Gratiadio Antegnati et fratelli Bressani". Poiché non v'è traccia di fratelli Bressani organari operanti nella prima metà dei secolo XVII ed è noto, invece, che l'A. ebbe quattro fratelli minori di lui (Faustino, Geronimo, Bortolomeo e Costanzo), il Lunelli èstato indotto, con più attendibilità, a interpretare "Graziadio e fratelli Antegnati bresciani".
Il 29 luglio 1642 l'A. compiva un restauro all'organo del duomo di Salò, costruito circa un secolo prima da Giovanni Giacomo, e nel 1644 il capitolo del duomo di Padova lo assumeva come organista, pur tenendo presente la sua professione "di far de novo gli organi". Alla fine del 1645 l'A., che aveva invano sperato di ricostruire l'organo del duomo, lasciò il suo posto e dal principio del 1646 dedicò le sue cure all'organo ordinario della chiesa del Santo (basilica di S. Antonio). Dopo aver ancora una volta restaurato gli strumenti della stessa chiesa nel 1649, e averli abbassati di tono (cosa difficilissima che richiedeva una somma perizia, come si legge in un suo scritto del 5 genn. 1652 all'Arca del Santo), l'A. fu nominato conservatore degli organi del Santo. Nel frattempo aveva anche la manutenzione a Venezia degli organi di S. Marco e S. Giorgio Maggiore, a Vicenza e a Brescia di quelli dei rispettivi duomi, e a Brescia di quello della chiesa delle Grazie e di altri. Nel 1651 una grave sciagura gli distrusse completamente la famiglia (madre, sorelle, fratelli, figli e lavoranti) e gli fece abbandonare il servizio. Privato dello stipendio dai reggitori della basilica padovana e sostituito da Antonio Barcotto, l'A. tentò ugualmente di offrir loro alla fine del gennaio 1652 l'opera sua di ricostruzione dei due organi grandi, ma la proposta non fu accettata, essendo già stato il Barcotto incaricato dei lavori.
È giustamente il Lunelli commenta: "Si spiega così perché nella prefazione della sua Regola (4 febbr. 1652) il Barcotto non faccia il minimo cenno all'Arte organica (di Costanzo Antegnati, 1608) che doveva certo conoscere e apprezzare nel suo giusto valore*.
Dopo la data del 1652 non si hanno più notizie dell'A. né della sua attività: troppo abbattuto dalla sventura o privo di aiuti, egli non fu forse più in grado di continuare quell'arte che aveva dato onore alla sua famiglia e alla sua città e formato una grande scuola italiana.
Bibl.: F. Caffi, Storia della Musica sacra nella già Cappella ducale di San Marco in Venezia dal 1318 al 1797,II, Venezia 1855, p. 19; A. Valentini, I musicisti bresciani e il Teatro Grande,Brescia 1894, p. 12 s.; R. Lunelli, Un trattatello di Antonio Barcotto colma le lacune dell'"Arte organica",in Collectanea Historiae Musicae, I, Firenze 19531 p. 138; C. Antegnati, L'Arte organica... op. XVI (Brescia 1608), a cura di R. Lunelli, Mainz 1958, pp. 46, 48. 50 (ediz. critica in ital. e tedesco, con ricca bibl. ital. e tedesca).