GRAVINA in Puglia
Cittadina in provincia di Bari. A 1 km da G., sulla sommità della collina di Botromagno, è stato rinvenuto un insediamento dell'Età del Ferro sopravvissuto fino all'epoca della conquista romana dell'Italia meridionale (fine del IV sec. a.C.). Il sito si estendeva su c.a 100 ha ed era circondato da mura difensive in pietra. Più tardi fu rimpiazzato da un insediamento più piccolo, probabilmente un villaggio che sopravvisse fino alla fine del I sec. a.C. e che alcuni studiosi identificano con l'antica Silvium.
Il sito è stato scavato dalla Scuola Britannica di Roma (1965-1973) e da una missione congiunta dell'Università di Lancaster e del Queen Mary College dell'Università di Londra (1979-1983). Scavi di recupero, per lo più nell'area della necropoli, sono stati condotti anche dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia, principalmente negli anni '70; tali scavi hanno fornito l'opportunità di studiare una comunità autoctona che, nel corso di un millennio, aveva vissuto prima l'impatto con gli insediamenti greci della costa meridionale e poi la conquista romana.
Durante la prima campagna (1965-1973) è stato indagato il sito dell'antica Età del Ferro sulle pendici inferiori della collina (zone A e F), mentre i successivi scavi portarono alla luce una rilevante occupazione del settore H.
Sembra che l'insediamento si estendesse lungo tutto un versante della collina, dalla sommità fino ai margini dell'alveo fluviale. Due caratteristici stili ceramici sono ascrivibili a questo periodo: la ceramica lucidata d'impasto scuro e la ceramica iapigia dipinta, monocroma, di tipo geometrico, mentre nei periodi più tardi compare in scarsa quantità una ceramica geometrica bicroma.
Durante il VI e il V sec. a.C., la zona F, situata sulle pendici inferiori della collina, non fu più abitata e venne adibita ad area di sepoltura. Altre necropoli furono rinvenute sul crinale della collina, nelle zone C e D, e non mancano esempi di sepoltura nella zona H, proprio all'interno della principale area insediativa. Per quanto riguarda le strutture scavate relative a questa prima fase di occupazione, esse si presentano come edifici apparentemente domestici, rettilinei, di dimensioni modeste, costruiti con muri a secco. Non è stato rinvenuto nessun edificio di carattere monumentale. Le sepolture sono di vario tipo: tombe a fossa, sarcofagi in pietra entro pozzi o profonde fosse rettangolari, tombe di superficie rivestite con tegole o lastre e, nel caso di sepolture infantili, pìthoi.
In generale non si notano forti influenze elleniche sulla comunità di questo periodo, il cui sito distava c.a 80 km dai più vicini insediamenti greci di Taras e Metapontion. Contatti con i Greci sono comunque sicuramente attestati nel corso del VI e del V sec. a.C. e i più ricchi abitanti di Botromagno venivano in quest'epoca seppelliti con beni di prestigio d'importazione greca. In particolare nella zona H, durante gli scavi più recenti, sono state scoperte tre ricche tombe, datate c.a 550-450 a.C. Tutte erano state saccheggiate nell'antichità, ma molti elementi dei corredi originari sono stati recuperati, benché in frantumi e sconvolti. Dalla tomba più antica, del VI sec., provengono tre vasi attici a figure nere - una «coppa di Siana» a due registri di qualità eccellente, opera forse del Pittore di Heidelberg, e due coppe a bande dei Piccoli Maestri, nonché dieci coppe «ioniche» e, infine, molti vasi geometrici dipinti monocromi e bicromi di produzione locale. La tomba conteneva inoltre armi ed elementi di armatura, fra cui due punte di lancia in ferro e un elmo bronzeo di tipo corinzio. Le altre due tombe, che risalgono alla prima metà del V sec. a.C., contenevano molta ceramica greca, nonché ceramica geometrica bicroma locale. Per quanto lo studio della ceramica greca non sia stato ancora completato, è da segnalare la presenza di svariati vasi attici a figure rosse di fine qualità, tra i quali un cratere a colonnette e una lèkythos. È interessante notare che i corredi di queste tombe erano molto più ricchi di quelli delle tombe non depredate, scavate nelle aree di sepoltura delle zone D ed f che si trovavano, in quel periodo, al di fuori dei limiti dell'insediamento principale. Da ciò sembrerebbe emergere che le sepolture all'interno dell'insediamento potevano essere state riservate per gli abitanti più ricchi e potenti.
Il IV secolo costituì un periodo di fioritura per la comunità di Botromagno che partecipò al generale processo di urbanizzazione che caratterizzò larga parte dell'Italia meridionale in questo periodo. Intorno all'insediamento fu eretta un'opera di fortificazione con mura costruite con blocchi squadrati e in cima alla collina vennero costruiti alcuni edifici monumentali. Di questi ultimi resta ben poco, poiché essi furono sistematicamente distrutti in una successiva fase edilizia, ma alcune massicce fondazioni ed elaborati frammenti architettonici ne suggeriscono la presenza nelle zone C e D e forse anche nelle vicinanze della zona H, sebbene poco sia possibile dire sulla loro forma e funzione.
Le tombe di questo periodo erano per lo più del tipo «a grotticella» con un lungo dròmos che conduceva alla camera sepolcrale scavata nella roccia. Queste tombe erano raggruppate e delimitate da recinti murari nelle zone C, D e H mentre altrove si trovavano entro le mura di cinta dell'insediamento. Nella zona Β si trovava un'altra tomba di tipo elaborato, costituita da una camera in muratura di blocchi squadrati.
In questa fase il sito ha le dimensioni di una vera e propria città: la presenza di edifici monumentali e i resti di un sistema viario sono elementi indicativi di una condizione urbana; inoltre è sede di attività artigianali e probabilmente centro di produzione della ceramica apula a figure rosse. In una tomba, scavata nel 1974 e datata c.a al 400 a.C., sono stati rinvenuti tre vasi - due grandi anfore di forma panatenaica e un cratere a volute – prodotti da un artista finora sconosciuto del gruppo detto Early Ornate Style che è stato denominato Pittore di Gravina.
In un momento intorno al 300 a.C., molto probabilmente in seguito al saccheggio romano, l'insediamento urbanizzato ebbe termine. È improbabile che la sommità della collina sia stata completamente abbandonata nel III sec. a.C.; in ogni caso il sito diminuì drasticamente in dimensioni e importanza.
Nel corso del II sec. a.C., si intraprese la costruzione di nuovi edifici, livellando parte delle strutture precedenti e instaurando un nuovo sistema viario. Il nuovo insediamento non può essere considerato una vera città, bensì un villaggio costituito da un gruppo di edifici nelle zone C e D, da un altro edificio, simile a una grande villa, al centro dell'altopiano nella zona Β e da una piccola struttura, probabilmente un sacello, nella zona H. Questo villaggio sopravvisse fino all'inizio del I sec. d.C., ma non vi è traccia di nessun insediamento di epoca romano- imperiale, mentre la parte alta della collina è sicuramente rimasta disabitata fino ai tempi odierni.
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